ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 31

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𝐁𝐈𝐓𝐒 𝐎𝐅 𝐏𝐀𝐈𝐍

ENRICO

"Dentro a un abbraccio puoi fare di tutto: sorridere e piangere, rinascere e morire. Oppure fermarti a tremarci dentro, come fosse l'ultimo."
CHARLES BUKOWSKI

Scorgere il panico riflesso negli occhi della propria ragazza è dura da digerire, tanto meno da dimenticare. Non avevo mai visto Erica così spaventata. Potevo letteralmente assistere al modo in cui la sua maschera da sfinge si frantumava rivelando il volto di un essere lacerato da infinite cicatrici. Era pallida in viso, le labbra tremavano così come le sue mani; tutto il suo corpo, cazzo.
Scavalcai la sua figura posando gli occhi sulla proprietaria di quella voce, ed eccola lì, finalmente, in carne e ossa: Elena Castelli.

Me l'ero immaginata sulla quarantina, il viso deformato dalla malvagità e dall'alcol. O almeno così mi era parso di vedere di sfuggita dalle telecamere che avevo piazzato in casa sua. Invece mi trovai di fronte a una giovane donna avvenente, i capelli castano cenere scarmigliati per la dormita, le sopracciglia definite, gli occhi verde oliva, più intensi di quelli della piccola Giulia, la pelle perfetta, le labbra piene, alta quanto Erica, il fisico magro e asciutto. Indossava una maglia aderente nera, tuta di satin del medesimo colore e un paio di pantofole piumate.
Incrociò il mio sguardo e sollevò un sopracciglio con aria di superiorità.

<<Scusaci, mamma>> piagnucolarono i bambini in coro. 

Li ignorò. Sembrava essersi dimenticata del perché si era svegliata. Poi la sua voce sibillina proruppe infrangendo lo stato di paralisi in cui Erica era piombata.

<<Erica, non mi presenti il tuo ospite e....chauffeur, a quanto vedo?>> Piegò la testa per scorgere meglio la mia auto e i capelli lunghi e folti le ricaddero sulla spalla.

Erica la inchiodò con un'occhiata raggelante, la postura improvvisamente rigida. Alzò il mento e sostenne lo sguardo sprezzante di Elena. Non si assomigliavano in nulla, eccetto per la capacità di uccidere una persona soltanto con un'occhiata. Strinse i pugni con vigore, al che le sue nocche assunsero il colore che più temeva al mondo.

<<Si chiama Enrico ed è il ragazzo di Erica>> rispose Giovanni al suo posto.

Elena rimbalzò lo sguardo da lei al piccolo, poi di nuovo alla mia ragazza.

<<Ma non mi dire! La nostra Erica è cresciuta>> commentò sarcastica. <<Perché non ne ero al corrente? Ti sei semplicemente dimenticata di informarmi su una cosa così importante?>>

<<La mia vita privata non ti riguarda>> sibilò Erica a denti stretti. 

<<Questa sì che è bella! La sua vita non mi riguarda!>> esclamò ridendo.

Non volevo che i bambini assistessero al litigio che era sul punto di scoppiare. Giovanni aveva interrotto il contatto visivo,  preferendo guardare altrove anziché sostenere un secondo di più gli occhi aspri della madre. Giulia invece mi stringeva la vita, il viso, umettato dalle lacrime, affondava nel mio addome mentre la confortavo accarezzandole la schiena e studiavo il rapporto tra Elena ed Erica.
La rabbia mi attorcigliò le budella. Ero un fottuto vulcano pronto a eruttare e portare la devastazione nel mondo.  Chissà a quante liti i piccoli avevano assistito, se Elena era mai arrivata a picchiarla di fronte a loro. Il pensiero di ciò mi incupii e risvegliò il mio demone interiore.

𝐁𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Where stories live. Discover now