𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟔 (𝐩𝐭.𝟏)

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𝐀 𝐒𝐖𝐄𝐄𝐓 𝐊𝐈𝐒𝐒 𝐅𝐑𝐎𝐌 𝐓𝐇𝐄 𝐒𝐇𝐄-𝐃𝐄𝐕𝐈𝐋

ENRICO

"Nonostante mi divertissi come sempre lei era un pensiero fisso per me. Non c'era notte da ubriaco né da sobrio in cui non la pensassi."
CHARLES BUKOWSKI

Arrivai alla villa di Michelle con una confusione nella testa che mi intontiva e che non fece che aumentare. La musica era assordante, rimbombava tanto da spaccare i vetri attraverso i quali scorgevo le luci stroboscopiche e le ombre degli invitati scatenarsi.

Avevo deciso di andare alla festa solo per tenermi occupato, per distrarmi e non pensare all'appuntamento di Erica, ma non appena avevo visto l'ora e avevo saputo da lei, o meglio, da Chiara che avrebbe incontrato Giuliano direttamente al concerto, non avevo resistito un secondo di più. Me ne ero andato con un sorrisetto sulle labbra, pregustando il momento in cui la Diavolessa mi avrebbe visto al cancello di casa, solo per tornarci alla fine peggio di quando ero partito: con il ricordo di quella visione spettacolare che attraversava il vialetto con indosso ciò che avevo scelto per lei, che entrava in auto, che mi sfidava e che liberava il mio demone dalle catene. Non c'era serratura o lucchetto al mondo che lei, i suoi occhi, le sue labbra, la sua voce non scassinassero.

Uscii dall'auto, chiusi la portiera e la guardai un'ultima volta prima di consegnare le chiavi al Valet. Osservai i riflessi argentati sul cofano ripensando a cos'era successo tra noi, i segni che risaltavano al chiaro di luna con i suoi fottuti gemiti in testa come un tormento perverso che mi facevano pompare il sangue, e infine entrai nuovamente in un mondo di lusso, alcol e musica. Presi una flûte di Dom Perignon e cercai con tutto me stesso di godermi la serata e di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere tra loro due; di dimenticare il sapore della sua pelle sulle mie labbra o la dolce sensazione della sua calda bocca che avvolgeva il mio cazzo, nonché quello stramaledetto profumo.
Mi ero scavato la fossa da solo comprandoglielo. E perché lo avevo fatto poi, decidendo di abbinarlo al mio? Non lo sapevo nemmeno più.

Lasciai vagare lo sguardo. Erano tutti brilli, in vena di divertirsi e di ballare fino all'alba, di giocare, chi a poker, chi a biliardo. Avrei potuto unirmi per una partita, ma non mi andava niente. Non c'era nemmeno Stefano o Christian, solo Matteo che, concluso l'appuntamento con Anna, l'aveva accompagnata a casa per stare con Chiara e i ragazzi, ed era stato costretto a venire alla festa di Michelle. Era molto brava in quello: ad approfittarsi dei puri di cuore e Matteo lo era decisamente. Gli feci cenno quando mi notò, ma non lo raggiunsi. Mi rinchiusi dunque nello studio e mi lasciai cadere sulla poltrona di pelle, godendomi l'imbottitura che rilassava i muscoli del mio corpo.

Ero distrutto.
Quella serata mi aveva distrutto.
Lei mi aveva distrutto.
Attrazione, gelosia, rabbia vorticavano nel mio organismo peggio di un tornado, svilendomi. Chiusi gli occhi e ripensai a quello che ci eravamo detti, a quello che avevo provato, alla fitta al cuore che avevo sentito nel vederla poi in quello stato, terrorizzata, vulnerabile. Così forte e coraggiosa, così caparbia eppure spaventata a morte da un semplice colore. E nessuno lo sapeva.

Elena.
C'entrava lei.
Quella donna aveva i giorni contati. 

<<Eccoti, finalmente!>> esclamò una voce.

Sollevai lo sguardo e lo indirizzai alla porta.
Era Michelle.

<<Allora ci avevo visto giusto. Ma si può sapere dove sei scomparso per tutto questo tempo? Ti sei perso il meglio>> si lagnò con quel suo accento italo-svizzero.

𝐁𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora