𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟓 (𝐩𝐭.𝟐)

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Si spostò da me. Il calore del suo corpo si sostituì a quello gelido della notte. L'ansia si insinuò nella mia pelle accapponandola mentre rivoli di sudore freddo scendevano dall'attaccatura dei capelli dietro al collo.

<<Alzati>> ordinò con un tono che non ammetteva repliche.

Avrei potuto, ma una vocina dentro di me mi consigliò di non farlo e non seppi decidermi se fosse quella della mia mente o quella della mia fica bagnata. Ciò nonostante, obbedii e fui in piedi contro di lui, il mento sollevato in segno di sfida, gli occhi puntati sull'oro in fiamme incastonato nei suoi.

<<In ginocchio.>>

Mi accigliai. Non aveva forse intenzione di...?! <<Stai scherzando, spero?>>

Sollevò un sopracciglio. <<Ti sembra che stia scherzando?>> replicò tagliente. <<In ginocchio.>>

<<Inginocchiati tu.>>

<<Io non mi inginocchio di fronte a niente e a nessuno, Diavolessa>> rispose. <<Sono il Dio e il Diavolo di me stesso.>>

Stuzzicata dalla sua arroganza, piegai un angolo della bocca. <<Tanto meno io. Mi vuoi in ginocchio? Mettimici>> lo fronteggiai.

Senza esitare, Enrico mi afferrò per il collo, una presa tanto possessiva che mi costrinse a farlo, a piegare le ginocchia, a scendere con il corpo, gli occhi sempre fissi nei suoi, e sentire l'asfalto contro la pelle, la mia figura illuminata dai fari dell'auto ancora accesa.

Mollò la presa solo per affondare la mano nei miei capelli e tirarli, costringendomi a quella posizione, quando tentai di alzarmi da terra; non che ci sarei riuscita. Il vestito impediva ogni mio movimento e i tacchi contribuivano all'impedimento, a mettere in ginocchio il mio orgoglio, a farmi bagnare ancora di più la fica alla vista di quelle dimensioni a un palmo dal mio viso, dalla mia bocca vogliosa.

Non lo avevo mai fatto prima. Non avevo mai allentato la cintura di un uomo, armeggiato con i suoi pantaloni e avvertito il calore del suo membro come una scia che mi pungeva le guance e le accaldava. Era come trovarsi di fronte a un fuoco scoppiettante in una notte invernale fredda e tetra. Non sapevo nemmeno se ne sarei stata capace. Avrebbe dovuto importarmi? Per niente. Se fossi stata un'inabile, meglio così: quella dolce tortura sarebbe finita prima ancora di cominciare veramente e avviluppare il mio diavolo nel piacere.

<<Levami la cintura>> ingiunse.

Obbedii e gliela sfilai con un movimento rapido, come una frusta pronta a percuotere, incurante di rovinare la sua pelle pregiata, poi la gettai a terra. Armeggiai con i suoi pantaloni e insinuai le dita sotto all'elastico dei boxer che abbassai a metà coscia con uno strattone, ritrovandomi a lottare contro il mio orgoglio e contro l'arsura, mentre studiavo impudente le dimensioni del suo cazzo.
Porca miseria. Non sarei mai riuscita a prenderlo tutto, a meno che non soffocassi, il che, per quanto l'idea della morte mi avesse da sempre allettata, era l'ultima cosa che avrei voluto: morire per colpa di una fellatio.

Mi aggrappai alla sua gamba tonica al fine di mantenere l'equilibrio, incurvai l'indice della mano libera e lo feci scorrere in una carezza lungo il suo pene, avvertendo la sua pelle tendersi e bruciare sotto al mio tocco e una vena gonfiarsi e pulsare contro il polpastrello. Era una sensazione tanto nuova quanto eccitante.
Mi fermai alla sua attaccatura e lambii il suo sesso dolcemente, strappandogli un'imprecazione soffocata e inghiottita dal silenzio della notte.

𝐁𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora