CAPITOLO DICIOTTESIMO - parte 2

949 153 19
                                    

-Ti sei ricordato di lei?-.
-Sì- rispose Jeff, abbassando lo sguardo a terra.
Strinse i pugni come per cercare le forze; in quel momento sembrava davvero fragile, travolto da emozioni che non riusciva a gestire.
-L'ho incontrata poco dopo aver... Ucciso la mia famiglia-. Si fermò per prendere una grossa boccata d'aria. -Credo che quello sia stato il periodo in cui la mia mente era più disturbata. Jane era la mia vicina di casa-.
-Che cosa è successo?- chiede Toby, sedendosi lentamente accanto a lui.
-Le ho dato fuoco- rispose Jeff, che sembrava trattenere a stento le lacrime. -Non so perché l'ho fatto, non credo ci fosse nemmeno un vero e proprio motivo-.
Toby annuì vagamente. -Ti senti in colpa per questo?-.
Il moro non rispose subito. Restò in silenzio per diversi secondi, come stesse cercando le parole, poi disse: -Sì-.
-Jeff, nessuno di noi creepypasta è esattamente una buona persona- tentò di rassicurarlo l'altro.
-Lo so- rispose Jeff, aggressivamente -Ma non è questo il punto...-. Strinse ancor di più i pugni, fino a far diventare bianche le dita. -Lei era una persona per bene. E io l'ho trasformata in un mostro. Meritavo di essere ucciso da Jane, ne aveva tutto il diritto-.
-Jeff ma che..-.
-Fammi parlare- esclamò alzando la testa, e mettendo in luce i suoi occhi arrossati e lucidi. -Non ho più interesse a sopravvivere a questo gioco, mi rendo conto solo adesso di non meritarlo-.
A quel punto, KageKao si avvicinò ai due ragazzi con un ampio sorriso dipinto su ambi i lati del viso. Sembrava divertito da quella situazione, e non poté fare a meno di intrufolarsi nel discorso.
-Ma come fai a non capire- disse, con voce presuntuosa -Siamo finiti tutti quì per lo stesso motivo. Un'immensa sofferenza ci lega e divide allo stesso tempo. Tutti quanti siamo diventati creepypasta a causa della nostra sofferenza; per questo impugnamo le armi. Per questo uccidiamo-.
Quella frase entrò nella testa di Jeff come un fulmine a ciel sereno. Aveva ragione.
Le cose stavano esattamente così.
Anche lui era diventato un creepypasta a causa del dolore che aveva sopportato; e non per scelta, né per predisposizione.
Nessuno di loro, in realtà, aveva colpa di ciò che era diventato.
-Mio figlio è morto tra le mie braccia quando aveva soli cinque anni- disse ancora KageKao, diventando per la prima volta serio. -E a te Jeff, che è successo?-.
Il moro incrociò lo sguardo con quello dell'uomo, e proprio in quel momento una lacrima scese lungo la sua guancia.
-I miei genitori- disse -Sono stati loro a sfigurarmi così-. Non appena finì la frase, non riuscì più a trattenersi. Iniziò a piangere, avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia, ed appoggiando la faccia contro alle gambe.
Mise in mostra quella debolezza che fino ad allora si era tanto impegnato a nascondere. -Mi hanno buttato addosso dell'acido. Al resto ho pensato io, dopo essere impazzito... Volevo solo... Sorridere... Essere felice-.
Toby gli poggiò una mano sulla spalla, per fargli forza. -Neanche io vado fiero di quello che sono e di quello che ho fatto, Jeff-.
Mosse la testa di lato come gli imponevano i suoi tic, e continuò: -È stato Slenderman a darmi la forza di uccidere quel bastardo di mio padre. È stata una benedizione e una condanna... Ma è inutile pensarci adesso-.
-Ticci Toby ha ragione- disse KageKao, marcando bene la parola "ticci" così da esser sicuro di farlo arrabbiare. -Dovresti pensare ad arrivare sano e salvo al decimo giorno, adesso-.
Jeff accennò un sorriso, asciugando le lacrime sul suo volto.

Che guerra sia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora