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Harry's pov

Il giorno dopo, come previsto, Dory lasciò il continente per una vita 'migliore', mentre la nostra rimase più o meno uguale a prima.
Vedevamo Henry solo nel fine settimana, quando era libero, e ci raccontava delle sue avventure a lavoro, dei problemi con la lavatrice, la lavastoviglie, e più in generale tutti i problemi che si affrontano quando improvvisamente ci si trova a vivere da soli e si é sempre dipesi da qualcun altro. Si era appassionato al bricolage, per mettere a posto la casa ed imbiancarla. Aveva intenzione di affittarla, una volta rimessa un po' in sesto, e d' inviare i soldi a Dory. Voleva comprare un appartamento vicino al suo posto di lavoro. Louis continuava a sostenere che Henry dovesse trasferirsi in un'altra città come Dory, ma lui non mi sembrava tanto intenzionato a farlo. Era Louis a voler andarsene ed ogni volta che tirava fuori questo discorso, temevo che prendesse le poche cose di cui era in possesso e se ne andasse di punto in bianco. Non sapevo come comportarmi, da un lato non avrei voluto trattenerlo, dall' altro non volevo assolutamente che se ne andasse. Me ne sarei andato anch'io, lo avrei seguito. Ormai faceva parte della mia vita quotidiana, averlo intorno, e non sarei tornato indietro per nulla al mondo.

Una sera andammo a trovare Henry a casa sua durante la settiamana perché doveva 'assolutamente parlarci di una cosa che gli era successa'. Al telefono sembrava tranquillo, ma per averci chiamato doveva essere una cosa importante. Dopo aver convinto Louis a vestirsi decentemente, visto che aveva intenzione di andarci in vestaglia, salii in macchina e guidai fino alla casa di Dory. Erano passati cinque mesi dalla sua partenza, ed Henry aveva interamente ridipinto la facciata, messo a posto la staccionata, creato un orto e costruito una casetta per i pipistrelli. Parcheggiai dall'altro lato della strada.
-"Andiamo?" Chiesi a Louis, che non accennava a voler scendere dalla macchina. Aprì leggermente gli occhi, ed annuì, aprendo la portiera.
Dopo aver suonato, Henry ci aprì la porta, con una strana espressione, che non saprei descrivere. Ci fece sedere sul divano, guardandoci con aria di chi deve dire qualcosa ma non sa come fare.
-"Cosa è successo?" Gli chiesi, sperando che iniziasse a parlare.
Annuí, sedendosi nella poltrona davanti a noi.
-"Ecco, è successo un fatto." inizió, vago.
-"E...?" Non era mai di troppe parole, anzi, bisognava proprio tirargliele fuori dalla bocca.
In risposta, mi sventoló un biglietto con dei numeri davanti alla faccia. Lo presi, guardandolo bene: era un numero di cellulare, con grande probabilità.
-"É il numero di Dory?"
-"No, magari. Sono in una strana situazione e non so che cosa fare." Disse, titubante.
-"Bene, esponi la questione."
-"Ok. Oggi, come sapete, avevo il pomeriggio libero, quindi, come al solito, sono andato da Stacey's per comprare delle viti che hanno solo lì, quelle che s'inseriscono nel mio trapano, che é fin troppo vecchio, dovró cambiarlo.-prese un respiro, aveva iniziato a parlare a raffica- E, mentre facevo un giro per il negozio, ho incontrato Bill, che, a detta sua, è un mio collega da molto tempo, ma io non l'avevo mai visto."
-"Ok, e che ti ha detto?"
-"Abbiamo iniziato a parlare delle esclusive del negozio, poi del lavoro, seppur io non l'avessi mai visto, ed ho appurato che dev'essere un mio collega, per forza, dato che sa molte cose che non dovrebbe sapere se non lo fosse."
-"Che cos'è...una spia?" Non capivo dove volesse arrivare..
-"No!- si mise a ridere- No! Non credo sia una spia. Anche se, forse, potrebbe esserlo, considerato che sa anche che prendo solo acqua naturale dalle macchinette, con basso tasso di sodio! Forse è solo un attento osservatore... comunque, dopo un'ora e mezza di chiacchere, mi.. ha chiesto di uscire con lui e mi ha dato il suo numero."
-"Bhè, non vedo il problema!"
-"Eh.. è che.. lui é interessato a me non come amico. Mi ha detto che gli sono sempre piaciuto, sin da quando ha messo piede lì all'officina. Ovviamente non l'ha detto con queste parole, ma il succo era questo. Io temo che sia una specie di appuntamento, quello che mi ha dato."
-"E che gli hai detto?"
-"Ehm.. che ci avrei pensato."
-"Mi sto chiedendo come abbia fatto a capire che sei gay."
-"Non l'ha capito, vi ho raccontato una versione corta della nostra conversazione. Ha detto che non riesce più a guardarmi da lontano, a vivere nel dubbio...ha detto che prima o poi me l'avrebbe confessato, e quello gli è sembrato il momento migliore, senza colleghi impiccioni nelle vicinanze. E come lo capisco.. se avesse fatto qualcosa in officina, l'avrebbero saputo tutti addirittura prima che lo pensasse."
-"Ok-risi leggermente- e allora che vuoi fare? Non gli hai detto dei tuoi gusti?"
-"No -scosse la testa- non me ne ha dato neanche il tempo, a dir la verità. Ha tirato fuori una penna, ha strappato un foglietto dallo scaffale vicino a noi, e non so quanto si potesse fare, ha scritto il numero in gran fretta, ed é scappato. Bhé, non proprio scappato...mi ha salutato, sorridendomi, poi é corso via. Io.. non sapevo cosa fare, non ero neanche riuscito a digerire il fatto che non conoscessi un mio collega, figuriamoci una serie di eventi così! Il cervello mi era andato in fumo, ero nel panico totale, e stavo cercando di pensarci, invece che dire subito di sì!"
-"Ok, ok, frena la lingua. Va bene, allora...che vuoi fare? Ci hai pensato?"
-"Speravo che...ci pensaste voi per me, ma é un po' infantile, come ragionamento."
-"No, è un ragionamento pigro. Io non ti diró niente, sarai tu a decidere. Peró, posso darti un aiuto nel capire se tu voglia uscire o no con lui. È solo un' uscita, non un matrimonio."
-"Sì, ma.. non lo so. Ecco, non lo so. Che faccio, tiro una moneta?"
-"Certo...-intervenne Louis, sbuffando - che sei proprio un coglione! Dimmi, questo essere ti piace, sí o no? Com'è? Ti è sembrato simpatico?"
-"Oh.. non lo so..posso pensarci?"
-"D'accordo, non ti piace."
-"Ma... e se invece mi piacesse?"
-"Non l'abbiamo neanche mai visto, non puoi chiederlo a noi."
-"In effetti, ora che ci penso, la prima cosa che ho pensato quando mi ha detto di essere un mio collega, ho pensato 'ma perché non me ne sono mai accorto? Se l'avessi visto, forse me ne sarei accorto!'. Quindi, probabilmente... è carino. Solo che poi non ci ho più capito niente quando ha iniziato a dirmi che gli piacevo."
-"Ok, va bene, adesso...pensaci, non gli devi dire qualcosa oggi.. magari dormici sopra e chiarisciti le idee."
Henry annuí, forse ancora un po' titubante.
-"Mi è venuta un'idea! Cercalo domani in officina!"
-"E cosa gli dovrei dire?"
-"Niente, lo guardi solo per renderti conto di com'è...per farti almeno una mezza idea."
-"Ok. E se mi dovesse piacere?"
-"Allora fa' qualcosa nella vita, esci dalla tua monotonia ed esci con lui."
-"Si puó fare, va bene."
-"Certo! A volte mi sembra di parlare con un ragazzino adolescente...quando parlo con te."
-"Da questo punto di vista, lo sai, sono fermo a quella fase. Forse non é molto..ehm.. normale."
-"Henry, buttati. Semplicemente, buttati. Segui quello che ti dice l'istinto e lascia da parte tutte le probabilità."
-"Come fai a sapere che ho fatto un calcol.."
-"No, zitto. Non mi dire nient'altro. Buonanotte. Adesso lascio a te la decisione, io non interferiró. E neanche Louis, vero?" Mi rivolsi a lui, che stava ascoltando, annoiato.
-"Vero.-rispose- Ah..Henry.. se ti metti con 'sto tizio.. non so se vorrà che noi ti scopiamo. Accertati che sia aperto e poco geloso."
Henry arricció il naso, e disse:-"Ma.. secondo te io riuscirei a parlargli di una cosa simile?"
Louis rise.
-"Vedrai che lui non si farà problemi ad ascoltarti."
Scossi la testa, sconsolato. La conversazione stava prendendo una brutta piega.
-"Ok-intervenni- Buonanotte Henry, pensaci, mi raccomando, e.. fa' quello che vuoi riguardo la richiesta di Louis."
Henry sorrise, accompagnandoci alla porta.

Never be complete || LarryWhere stories live. Discover now