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Harry' s pov

Erano quasi due settimane che Tomlinson si era trasferito a casa mia. Dopo l'episodio di Cindy evitò le uscite diurne dalla sua camera, se non per andare a lavoro.

Il problema veniva di notte: usciva alle dieci, rincasava alle quattro. Mi sembrava sempre più stanco. La profonditá delle sue occhiaie era direttamente proporzionale al numero di ferite con cui tornava a casa. Credo si ruppe il naso due o tre volte. Era sempre sanguinante.

La situazione si aggravò quando, durante una delle sue consuete uscite notturne, mi rubò la macchina ed uscì di strada, sfondando il guard-rail. Il soccorso stradale lo trovò incosciente. Pare non avesse bevuto niente, il sangue era pulito.

Chiamarono ancora me. Tutti sostenevano che si fosse trattato di un incidente. Non era vero. Ero certo che l'avesse fatto solo per farmi arrabbiare, anche a costo di mettere in pericolo la sua vita. Non gliene fregava assolutamente niente, nè di se stesso, nè degli altri e soprattutto di me.

Era malato. Era completamente pazzo. Se ne veniva fuori con le sue teorie da 'essere superiore'. Si sentiva il superuomo solo perchè era convinto di saper accettare i limiti dell'essere umano. Disprezzava qualunque cosa avesse vita. Mi disse di 'invidiare i sassi'. Vedeva le pietre come i non-esseri perfetti: non erano costrette a respirare, a mangiare, a bere, a lavorare, e soprattutto erano esentate da qualunque tipo di sensazione e sentimento. Aspirava all'apatia totale. All'estraniazione dal mondo terreno. Sarebbe diventato o un asceta o un criminale.

Quello che vedevo io, però, era solo un essere troppo orgoglioso travolto da un profondo senso di tristezza. Non voleva ammetterlo, non poteva ammetterlo a se stesso. 

Gli piaceva lamentarsi e farlo pesare agli altri. Sapevo sarebbe arrivato un giorno in cui mi sarei stufato, lo avrei cacciato di casa ed abbandonato al suo destino: vivere in una botte, come Diogene di Sinope, il cinico. Stava davvero oltrepassando il limite.

Quando, una notte, mi chiamarono dalla centrale di polizia perchè aveva imbrattato un muro, mi arrabbiai parecchio. Aveva scritto " Non ho bisogno di essere completo". Credo che questa frase avesse un qualche significato, dal suo punto di vista: mi aveva detto di voler essere completo, la sera in cui gli comunicarono dell'esplosione di casa sua. Forse aveva cambiato idea. O forse era solo arrivato al culmine della sua follia.

Never be complete || LarryWhere stories live. Discover now