13

1.3K 68 3
                                    

Louis' pov

Andai in ufficio a piedi, non volevo far usare ancora la macchina ad Harry, abusando della sua benzina e della sua pazienza. Avevo realizzato, ormai, che non fosse poi così coglione come mi era sembrato all'inizio. Probabilmente mi ero lasciato accecare dal fatto che fosse il mio nuovo capo ufficio. Gradualmente, riuscivo a sopportarlo sempre di più. Sembrava che sapesse come mi sentivo, ed era davvero raro trovare una persona così, soprattutto tra la cerchia dei miei conoscenti. In più sembrava essere un antidoto all' insonnia, e per questo non l'avrei mai ringraziato abbastanza.

Stevenson, che, come suo solito, era appollaiato sulla poltrona più imbottita che la compagnia avesse, mi osservò varcare la soglia e, non appena il primo atomo della mia scarpa sinistra toccò il pavimento all' interno di quel fottuto ufficio, scattò in piedi ed urlò il suo solito 'buongiorno' finto. Col suo solito sorriso tirato. Gli esseri umani non sorridono mai scoprendo ogni singolo dente, era solo un modo per sbatterti in faccia la sua finta felicitá. Aveva l'idea che a lavoro gli dovesse andare per forza tutto bene, perchè a casa gli andava tutto male. Cercava di convincersi ogni giorno, di questa sua teoria. Quindi, mentre in ufficio si mostrava forzatamente contento, entusiasta e sorridente, se avevi la sfiga d' incontrarlo per strada, o in qualsiasi luogo pubblico, lasciava trasparire il suo lato oscuro, oltrepassandoti con la testa bassa, facendo finta di non riconoscerti o insultandoti a denti stretti. Era una persona meschina, antipatica, leccaculo e troppo codarda per dirti in faccia quanto gli stessi sulle palle. Eppure, era il preferito del capo appena andato in pensione.

Dopo esser entrato, mi avviai a passo spedito alla mia scrivania. Dory, una dei pochissimi miei colleghi davvero capaci, osservò le varie lesioni che si erano addizionate alle mie solite. Avevo la camicia grigia leggermente rigata di sangue sul petto per i graffi di Harry, ma non sentivo male. Lo avrei lasciato graffiarmi tutte le volte che avesse voluto, se ce ne fosse stata la possibilità o la necessità. Dory mi fissò con la solita espressione preoccupata, quindi le feci un sorriso non troppo accentuato per dirle di non preoccuparsi. Aveva la 'sindrome della crocerossina', come un bel po' di altre persone che mi conoscevano. Forse trovavano difficile che non m'importasse assolutamente nulla dei miei tagli e dei miei lividi, forse dal loro punto di vista avevo bisogno di un medico sia per curarmi le lesioni che per curare la mia follia. Non ero pazzo, ero razionalmente irrazionale. La mia unica vera malattia era l'insonnia e se anche non l'avessi avuta, il mio comportamento sarebbe stato esattamente lo stesso, perchè non era quello il problema che mi portava a voler picchiare ed essere picchiato. La cura deve essere fatta su misura per ogni paziente. La mia cura era andare in quello scantinato. Per scaricare la tensione, ma soprattutto per conoscermi meglio. I miei limiti, la mia capacitá di sopportare. Era come mettere alla prova ogni volta il mio istinto di sopravvivenza, che volevo annullare, che volevo vincere.

La mattina passò in fretta, avevo del lavoro da svolgere. Durante la pausa pranzo mi chiusi in bagno per evitare che Ben mi chiedesse di pranzare con lui, ma lo trovai proprio lì, quindi fui costretto a dirgli di sì.

Tornammo in ufficio alle due e mi rimisi al lavoro.

Verso fine giornata Elizabeth corse verso di me, trafelata, come se mi dovesse annunciare che il nucleo terrestre fosse in procinto di scoppiare, e mi urlò che il 'Grande Capo', come lo chiamava lei, voleva vedermi nel suo ufficio, facendo girare tutti. Alzai le sopracciglia per un momento, ripresi la mia solita espressione ed annuii senza troppo trasporto. 'Grande Capo'. Realizzai solo dopo che fosse Styles. Era solo Harry, ma tutti lo avevano già elevato a 'Grande Capo'. Sembrava una definizione per il capo di una tribù pellerossa di un film western. Il prossimo appellativo sarebbe stato 'Toro seduto'?

Salii le scale. L' ascensore dovrebbe essere riservato alle persone che hanno seriamente problemi a fare le scale, non ai pigri.

Feci scendere la maniglia della porta lentamente, la spinsi ed entrai. L'ufficio era completamente buio, ma sapevo di non aver sbagliato posto. Sospirai, andando alla ricerca di un interruttore, ma una mano mi prese il braccio e mi portò in quello che mi sembrava il centro della stanza. Capii, in seguito, di avere dietro di me una scrivania, su cui fui fatto sedere.

Never be complete || LarryWhere stories live. Discover now