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Harry's pov
Louis mi sembró molto più riposato, il giorno dopo. Andammo a lavoro insieme e Stevenson si meraviglió del fatto che Tomlinson fosse in anticipo, facendoglielo sapere con un' antipatica battuta. Louis, abbastanza irritato, si morse il labbro inferiore talmente tanto da cominciare a sanguinare. Appena le gocce iniziarono a scendere, il mio istinto sarebbe stato quello di fiondarmi a leccarle via, ma per fortuna mi trattenni. Louis, invece, prese una carta dalla scrivania di Stevenson e, dopo avergli augurato buongiorno, si asciugò col foglio. Stevenson arricció il naso e gli diede dell' 'animale', senza sapere che, dal punto di vista di Louis, quello fosse un complimento. Vedendo che l' 'insulto' non aveva dato l'effetto sperato, Stevenson inizió a prendersela con me.
-"Styles! Ma non gli dice niente? Siamo allo sbando! Ha visto cosa ha fatto? Non é ora di licenziarlo? Sto dando voce a quello che nessuno dice, ma che tutti pensano. Il comportamento di Tomlinson é inaccettabile, per non parlare del suo essere costantemente sanguinante! Cos'é- si rivolse a Louis- non ti sai difendere, per caso? Le prendi solo?"
Louis era impassibile. Come se Stevenson gli stesse parlando di quello che aveva mangiato per colazione. Aspettó che Stevenson si sfogasse, prese un lungo respiro e disse: -"Dovreste ringraziarmi. Tutti." Ovviamente non disse il perché, ma io lo sapevo. Senza di lui quella sezione sarebbe stata a rischio chiusura, ormai ne ero certo. Ogni singola persona che c'era nel piano si bloccó. Tutti si girarono verso Tomlinson ed incominciarono ad urlargli contro insulti vari. Solo Dory si avvicinó e gli sorrise, sinceramente. Era davvero frustrante non poter sbattere in faccia a tutti i rapporti sul lavoro svolto da Tomlinson. Causa privacy.
Quando smisero di urlare Louis andó alla sua scrivania e fece come se non fosse accaduto assolutamente niente. Io cercai di calmare la situazione dicendo qualcosa, ma fui presto zittito da Stevenson che mi urlò contro. Avrei voluto licenziarlo, ma non potevo, era il vice, lui. Dovevano farlo dall'alto.

Mi chiusi in ufficio, sperando di non essere disturbato, per il resto della giornata. Non uscii neanche per mangiare, chiesi alla mia segretaria di farmi arrivare una pizza in ufficio.

Quando finalmente arrivó sera, andai al piano di sotto, presi Tomlinson per la giacca, vista l'assenza dei nostri colleghi, e lo trascinai verso la mia macchina. Lo feci salire e gli dissi che avrebbe dormito da me. Non so se fosse perché temevo che potesse farsi del male, o perché temevo di sentire io del male se lui non ci fosse stato. Mi misi alla guida e partii. Lo portai in un ristorante poco lontano da casa mia.
Appena ci sedemmo, Louis mi guardó con uno sguardo perso.
-"Siamo qui per mangiare." Gli spiegai.
-"L'avevo capito, ma, perché?"
-"Non posso cenare con te?"
-"Sì. É che sembri incazzato, é per quello che é successo sta mattina?"
-"Non é colpa tua. Non sopporto più Stevenson."
-"Stevenson... é solo invidioso. Harry, dopo che il bastardo di prima ha mollato la poltrona, sperava di andarci lui. E tu gli hai rubato il posto, nella sua ottica."
-"Ah, ora si spiegano molte cose."
-"Cosa ordini?"
-"Non lo so.. non ho guardato il menu!"
Mi sorrise.
-"Neanche io."
-"Louis sai che sei bellissimo quando sorridi?"
-"Non farmi complimenti."
-"Perché?"
-"Non penso che una persona possa farmi complimenti. Forse, il tuo lo potrei anche accettare, essendo estetico e non legato al mio pensiero o alla mia intelligenza. Nessuno mi conosce meglio di come mi conosco io. Ci abito da trent'anni, qui dentro. - s' indicó la testa- Sono senz..." Non finí la frase. Giró la testa verso la cameriera.
-"Cosa volete ordinare?" Ci chiese, sorridendo.
-"Io il piatto del giorno." Dissi.
-"Anche io." Disse Louis, tornato al suo solito tono piatto. Ordinammo anche da bere e se ne andó, cosí potei finire la frase di Louis.
-"Sei senz' anima, ecco cosa sei." Gli dissi. Mi guardó stranito, poi annuì.
-"Sono senz'anima."
-"Qualcuno te la deve ridare." Dissi, cercando di rendere la conversazione piú leggera, ma con scarso successo.
-"Tu?"
-"Io no. Non so cosa fare... ho una laurea in economia, non in psicologia.. o quello che é!"
-"Non importa. Fa' in modo di distrarmi, per un po'. Non voglio cadere nell'abitudine."
-"Devo...sorprenderti?"
-"Sempre. Si deve scappare da ció che annoia."
-"Cercheró di non farti scappare." Dissi, ormai ridendo. Louis, dopo un po', si lasció trasportare dalla mia risata e cominció a ridere anche lui. Socchiusi gli occhi per un attimo ed ascoltai la sua risata. Un suono davvero raro, da sentire. Quando si accorse di quello che stavo facendo, si fermó ed inizió a canticchiare. Sbarrai gli occhi. Era proprio lui, a cantare.
-"Tomlinson, sai cantare? Questo non me l'aspettavo." Osservai, sinceramente.
-"Non stavo cantando..."
-"Non mi freghi. Eri tu, ti ho visto."
-"Mi é scappato."
-"Lasciatelo scappare piú spesso." Sorrise, ed io gli sorrisi di rimando. Eravamo strani, inseme. Di certo non 'qualcosa di abituale'. Era quello che lui rifuggiva, ma non sapeva che anche io non potevo sopportarlo.
Dopo poco arrivarono i piatti e mangiammo entrambi in silenzio. Non finí tutto, quindi io mangiai il resto.
-"Hai il latte a casa?"
-"Non ho avuto tempo per ricomprarlo! Te lo sei bevuto tutto..."
Si guardó un po' intorno e poi chiamó la cameriera, che arrivó in fretta.
-"Vorrei un bicchiere di latte freddo. Con ghiaccio."
La cameriera se ne andó, annuendo.
Aggrottai le sopracciglia.
-"Hai cosí tanto bisogno si bere latte?"
-"Se non é alcolico, deve essere latte."
-"Ok..."
-"Harry dopo andiamo a casa tua?"
-"Sí, Louis."
-"Cosa posso fare per farti tornare al club?"
-"Niente. Sono irremovibile. Non ci vengo. Se vuoi, peró, ti ci porto."
Lo vidi, per un momento, rabbuiarsi. Si riprese subito, dicendo che sta sera non ci sarebbe andato.
-"Mi stai preferendo al club?" Più che altro glielo chiesi per provocarlo, e ci riuscii.
-"No! Oggi non ci sarei neanche dovuto andare. É che..forse.. no, sì."
-"Sì, lo stai facendo. Grazie."
-"Tu mi odi."
-"Certo, cosí tanto che vengo a letto con te."
-"Anche io ti odio." Mi sorrise.
-"Intendi il contrario?" Non ci capivo piú niente.
-"Non giochiamo con le parole, Styles. Se dico che la odio, la odio." Mi stava sorridendo, peró.
-"Mi odi così tanto che vieni a letto con me."
-"Sì."
Ci guardammo per un po', poi capimmo che la conversazione non avesse alcun senso, e scrollammo le spalle entrambi, nello stesso momento.
Il latte arrivò e Louis lo bevve in un sorso, poi si leccò le labbra.
Andammo a pagare, dividendo il conto perché voleva a tutti i costi pagare la sua parte. Inizió un discorso sulla proprietà privata che non riuscii più a seguire dopo un po'. Vedevo solo le sue labbra muoversi, scontrarsi e riaprirsi, credo che in quel momento stesse ragionando qualcos'altro, non il mio cervello. Quindi, appena le chiuse definitivamente, lo presi e lo portai verso la macchina in fretta, per poi fiondarmi sull'oggetto del mio desiderio:le sue labbra. Ci baciammo per un bel po', poi misi in moto la macchina e partimmo.
-"Allora.. cosa vedi fuori dal finestrino?" Gli chiesi.
-"Non hai proprio niente di meglio da chiedermi? É tutto buio, non vedo niente."
-"Ok, la domanda faceva schifo. Volevo sentire la tua voce. Potresti cantare, per favore?"
-"Non canto."
-"Dai! Ci sono solo io!"
-"Ma ci sono anche io....e la mia dignità."
-"Canta Louis!"
-"Vuoi un pugno mentre guidi?"
-"Che rompi coglioni che sei. Non voglio piú sentirti!"
Appena lo dissi, inizió a cantare. Non canticchiare, cantare! A squarciagola! Alzai le sopracciglia e spalancai la bocca, meravigliato. Era davvero bravo.
-"Tu non solo sai cantare, sei anche molto bravo."
-"Ho un problema. Se mi chiedi di cantare, mi passa la voglia, se mi dici di non farlo, mi viene voglia."
-"Sì, me n'ero accorto."
-"Guida in fretta. Non frenare. Voglio andare a casa."
-"Casa mia é diventata anche casa tua?" Chiesi, ironico.
-"Sono solo di passaggio."
-"Certo, certo...piccolo parassita" Non credo che avesse colto l'ironia della mia affermazione, perchè mi urló contro:
-"Guida, Harry!"
Mi zittii e continuai a guidare. Dopo un po', peró, riprese a parlare.
-"Sul parassita hai ragione, ma non chiamarmi mai più 'piccolo'. Ho tre anni più di te."
-"Sei piccolo lo stesso, amore." Non so perché lo dissi, ma non ne fu molto contento.
-"Amore?- si mise a ridere- Hai davvero pronunciato quella parola?"
-"No... stavo scherzando!" Cercai di difendermi.
-"Non pronunciarla mai più. É la parola piú pericolosa che esista. Quella, quella sí che fa male."
-"Sei mai stato innamorato?" Ormai ero curioso, ed era giá incazzato, quindi...
-"Secondo te io posso innamorarmi? Il massimo che posso sentire nei confonti di una persona è.. bisogno e basta."
-"Continua pure a vivere la tua vita come uno spettatore, Louis. Guarda un film di cui non sei il regista... Improvvisamente tutto mi é chiaro. Non senti niente, non perché tu ti sia assuefatto. Non sei mai stato capace di sentire niente, né sensorialmente né sentimentalmente."
-"É possibile...ma non ricordo prima.."
-"Louis, non so come dirtelo, ma io credo di star affezionandomi a te."
-"Cosa si sente quando ci si affeziona ad una persona?" Sembrava davvero non saperlo.
-"Non lo so.. hai voglia di stare con lei."
-"E tu hai voglia di stare con me?"
-"Mi sembra ovvio, Louis."
Si giró e mi guardó negli occhi.
-"Anche io ne ho voglia."
-"Bhè.. meglio cosí. Comunque...qualsiasi cosa avresti risposto, ti avrei fatto stare con me lo stesso."
Rise.
-"Se vuoi una cosa, prenditela, cazzo!" Urló.
Annuii.
Qualche minuto dopo parcheggiai ed entrammo in casa. Non feci in tempo a varcare la soglia della mia camera che mi prese per i fianchi e mi spinse contro il muro, schiacciandomi con forza e baciandomi con foga. Mi prese entrambe le mani e se le portó dietro al collo, intanto spingendo il bacino contro il mio. Mi staccai un momento per prendere fiato.
-"Impaziente, Louis?"
-"Moltissimo, Harry. Stenditi per terra, - si bloccò un secondo, pensandoci - amore."
Sbarrai gli occhi. Mi sarebbero potuti cadere dalle orbite. No, avrei potuto decompormi del tutto.
-"L'hai detto?"
-"Sì. Amore. Ora sento la lingua che brucia."
-"Sì ,sta iniziando a fumare." Gli dissi, ridendo.
-"Non sei divertente. Posso chiamarti cosí anche io?"
-"Chiamami come vuoi."
-"Amore, vieni sopra di me."
Non capii le ragioni di questo suo repentino cambiamento, ma probabilmente era solo per prendermi un po' in giro.
Ancora spiazzato, feci quello che mi aveva detto.
Mi tiró verso di lui, facendomi stendere. Chiusi un attimo gli occhi e mi lasció un bacio a stampo sulle labbra.
-"Che ti succede, Louis? La roba che abbiamo mangiato aveva qualcosa di strano?" Ero perplesso.
-"Cazzo Harry!" Sembrava spaventato.
-"Che c'é?" Mi abbassai per tenerlo fermo e guardarlo negli occhi. Sembravano pieni di...qualcosa.
-"Styles! Tu!- mi puntó un dito contro- Tu! Fottiti. Porca puttana, é colpa tua! Ora...lo sento!" Sembrava spaesato, ma i suoi occhi erano pieni di....terrore!
Rimasi immobile, cosí mi buttó per terra e si rialzó, fulminandomi con lo sguardo. Non so come facessi a saperlo, ma sapevo di cosa avesse bisogno. Mi alzai anche io e, mentre si preparava per tirarmi qualche oggetto, gli tirai un pugno abbastanza forte sullo stomaco. S'incazzò di più ed incominció a colpirmi a sua volta. Ci piacchiammo. Per molto tempo. Senza contenerci. Ci facemmo davvero male, ma contemporamente ci facemmo bene. Mi spaccó un labbro, ed io gli feci un occhio nero abbastanza visibile. Eravamo entrambi ridotti piuttosto male. Quando si fu scaricato, si buttó per terra, chiudendo gli occhi e sussurrando, ma con decisione, disse: -"Finiscimi Harry."
Non mi mossi. Rimasi in piedi a guardarlo, scuotendo la testa.
-"Ho detto: Finiscimi Harry! Se hai le palle fallo! " Sta volta lo urlò, sputando sangue.
-"Devi solo darmi un calcio abbastanza forte o un pugno su una tempia..." Sibiló ancora, tossendo leggermente e sputando ancora piú sangue.
Rimasi dov'ero, scuotendo energicamente la testa.
-"No, Louis! Non hai capito che ti amo fottutamente?" Sbottai, urlando senza trattenermi. Me ne accorsi dicendolo. Era così. Lo amavo, seppure fosse assurdo. Amavo quell' essere sanguinante che in quel momento giaceva sul pavimento, quasi esanime, perché ci eravamo picchiati senza un vero motivo. Lo amavo fottutamente.
Chiuse gli occhi, si portó le mani sul viso, coprendolo. Ormai l'avevo detto. Troppo tardi per ritirarlo. Dopo un po' lo sentii singhiozzare rumorosamente. Andai di fianco a lui, abbassandomi per togliergli le mani dal viso. Aveva gli occhi bagnati dalle lacrime. Louis stava piangendo. Era giá una cosa strana, ma lo era ancora di piú in quella situazione. Dopo un po' si decise a parlare.
-"É molto alta la probabilità che ti ami anche io. -singhiozzó- É proprio per questo che non ci saremmo neanche dovuti conoscere. Ti ho rovinato. Avevi ragione, sono un parassita, e sai cosa fanno i parassiti all' ospitante? Lo uccidono. Te l'ho detto, io sono di passaggio, lo saró per sempre. Voglio esserlo."
-"Louis smettila."
-"No Harry. Ti uccideró, non in senso materiale, ma...emozionale! Non avrei dovuto lasciarti innamorare di me, ed io non avrei dovuto innamorarmi di te!"
-"Perché?"
-"Non lo vedi? Io non ho futuro. Sono più di là che di qua."
-"Louis tu stai benissimo. Sei un fottuto malato immaginario del cazzo che non vuole vivere perché, sostanzialmente, ha troppa paura che qualche aspetto della vita gli possa piacere! - mi misi sopra di lui ed alzai la voce, per fargli capire quanto fossi incazzato - Tu non sei spaventato dalla morte, sei fottutamente spaventato dalla vita! Ora capisco perché non vuoi innamorarti di me, hai paura. Temi che ti piaccia e non vuoi assolutamente attaccarti alla vita. Devi essere sempre pronto a morire, é cosí? Sei più di là che di qua? É comodo lamentarsi sempre e fare prediche agli altri. Basta Louis! Ti amo e ti voglio, vivo!" Nel frattempo smise di piangere e si ricompose, assumendo un'espressione contrariata.
-"Se anche tu avessi ragione, cosa dovrei fare?"
-"Lasciarti amare."
Con ció, lo zittii. Non parló, non si mosse, non fece nulla. Credo che quello fosse il suo modo per 'lasciarsi amare': non fare nulla. Mi sporsi verso di lui e lo baciai, molto lentamente, senza fretta. Volevo che lo sentisse. Chiudemmo entrambi gli occhi e mi abbandonai completamente su di lui. Quando ci staccammo, lo guardai negli occhi e gli dissi :-"Ti amo, Louis. Scusami, ma ormai é tardi."
Mi sorrise e disse: -"Non sei scusato. Ti amo anche io, fottuto coglione." Sentirglielo dire fu come iniziare a fluttuare su una nuvola. Magari carica di pioggia, pronta a tuonare, ma pur sempre una fottuta nuvola. Lo abbracciai e rimanemmo cosí per un bel po'.
Poi mi alzai e lo tirai sù. Lo buttai sul letto e lo spogliai completamente. Mi guardava, senza dire niente. Mi svestii anch' io e mi rimisi sopra di lui, abbracciandolo. Sarei potuto rimanere cosí per... non so, all' infinito. Di certo, peró, non mi sarei mai aspettato d' innamorarmi proprio di lui. Era una consapevolezza contraddittoria. Amara, da un lato, dolce dall'altro.
Dopo un bel po' si mosse, circondando con le gambe il mio bacino. Lasciai un lungo sospiro, lasciandomi stringere.
-"Tu non sai quanto bisogno io abbia di te." Gli sussurrai, in un orecchio.
-"Anche io ne ho di te." Mi rispose.
-"Mi sbagliavo. Non sei un parassita."
-"Rapporto simbiontico, ora?" Disse, ridendo.
-"Assolutamente sí."
-"Allora scopami, adesso."
Sbarrai gli occhi.
-"Sempre esplicito e diretto, eh? Perché proprio io?"
-"Posso esserlo anche di più. Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me, Harry."
-"Adesso...?"
-"Sí. Alzati."
Mi alzai, lentamente. Ero un po' stordito, stavano succedendo troppe cose nello stesso momento. Quando tornai a guardare il letto, Louis si era messo a quattro zampe, col sedere piú in alto delle spalle. Sospirai, poi mi avvicinai, accarezzandogli la schiena.
-"Devo proprio farlo cosí?"
-"Sì, Harry. Adesso sí. In futuro lo faremo in qualunque modo tu vorrai, ma ora fallo così. Sai cosa devi fare."
-"Va bene." Dissi, annuendo.
-"Ma prima posso toccarti un po'?" Gli chiesi.
-"Fammi quello che vuoi."
Gli accarezzai l' interno coscia, facendo scorrere le mani fino alla sua erezione. Gli accarezzai i testicoli, per poi stringerli e sentirlo gemere.
-"Va bene, Louis?"
-"Stringi di piú. Sai come mi piace, non far finta di non averlo capito." Lo feci, e lui gemette di piú, appoggiando la testa sul cuscino. Era vero, sapevo cosa volesse, quindi lo feci. Gli graffiai leggermente i testicoli con una mano, mentre con l'altra gli strinsi l' erezione con forza, inziando a muovere la mano sù e giú. Intanto Louis continuava ad ansimare.
-"Louis non devi venire finché non te lo dico io, hai capito?" Gli dissi, con tono deciso.
-"Sí."Ansimó.
-"Bravo, piccolo." Il soprannome fu per farlo arrabbiare, ma non disse niente. Rimase fermo immobile.
-"Louis- sussurrai, con un filo di voce- tu hai...un preservativo?"
-"Sì, ma non usarlo. Non voglio quella schifezza."
-"Ma...ti fidi di me?"
-"Ti devo forse ricordare chi sono? Anzi, cosa sono?" Capii dopo. Non gliene fregava assolutamente nulla di sè stesso, neanche da quel punto di vista.
Notó la mia perplessitá e disse: -"Non ho mai fatto sesso in questo modo. Solo nell'altro, e l'ho sempre usato. Come hai detto tu, io sto benissimo, fisicamente parlando. Non voglio che tu lo usi, non voglio barriere. Non m'importa se faccia male o altro, mettimi il tuo fottuto cazzo nel culo Harry!"
-"Già,-sorrisi- in effetti se dovessimo vedere da un punto di vista mentale... lì non sono sicuro che tu sia completamente sano."
-"Vaffanculo Styles!"
Risi, prendendogli i fianchi, per tenerlo fermo. Mi posizionai meglio dietro di lui e tentai di prepararlo mettendogli un dito dentro, ma mi fermó.
-"Quale parte di 'fottimi subito' non ti entra in testa? Fallo e senza alcuna pietà!" Era incazzato.
-"Bene, l'hai voluto tu." Gli dissi. Entrai in lui con forza, senza pietá, come aveva detto, ed incominciai a muovermi, prima lentamente, poi sempre più in fretta, sentendolo gemere ad ogni spinta.
-"Va bene?" Gli chiesi, ansimando. Non rispose, mosse il bacino contro di me, dando delle spinte molto forti.
-"Sí. Spaccami a metà." Lo disse ansimando, ma con tono deciso. Pensai che fosse pazzo sul serio, ma anche a me piaceva, quindi, forse, eravamo in due ad aver qualche problema di sensibilità. Dopo un po', peró, guardai in basso. Mi fermai immediatamente, spalancando gli occhi.
-"Louis stai sanguinando!" Gli urlai, piuttosto preoccupato.
Lui, col solito tono piatto, disse: -"Ah,- sogghignó - ecco perché mi piaceva...."
-"Non..hai male?"
-"No. Continua."
-"Non posso."
-"Perché? Non hai problemi col mio sangue. Continua, ti prego."
-"Io non..." Mi sentivo terribilmente colpevole.
-"Harry! Ti ho detto che mi piace! Anzi, lo amo. E amo anche te. Continua, ti supplico. Vuoi che te lo chieda in ginocchio?"
Scossi la testa, impercettibilmente. Poi dissi ad alta voce quello che pensavo, cercando di farlo accettare a me stesso, più che altro.
-"Anche a me piace. Lo amo anche io. Non so come sia possibile, non mi é mai piaciuto fare sesso. Con nessuno. Forse avevo bisogno di te."
Mosse i fianchi, alzando il bacino verso il mio, facendo scontrare il suo sedere con la mia erezione.
-"Prendimi Harry." Ansimó. Era come se sapesse che ogni sua frase simile mi eccitasse di più, procurandomi fitte dal basso ventre che s'irradiavano in tutto il corpo. Un' altra frase cosí e sarei potuto venire in quel modo.
Rientrai in lui e ripresi quello che stavo facendo. Ormai ci muovevamo in sincronia.
-"Louis dovrei venire.."
-"Mhh Harry.." Annuì, spingendosi contro di me. Quando venni, gli graffiai la schiena leggermente. Rimasi dentro di lui ancora per un po', cercando di regolarizzare il respiro. Appena mi tolsi, lo girai e mi fiondai sulle sue labbra, per baciarlo il piú appassionatamente possibile. Quando mi staccai lo guardai negli occhi, cercando di capire a cosa pensasse. Non aveva lo sguardo vuoto, era diverso.
Lo abbracciai e gli misi una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
-"Adesso posso venire?" Mi chiese.
-"Non sei venuto?"
-"Mi hai detto di non farlo.."
-"Non eri quello che non rispetta mai le regole?"
-"Le tue le rispetto."
-"Mhhh, bravo piccolo." Gli sorrisi, spostandogli i capelli indietro.
-"Adesso, peró, fammi venire, testa di cazzo!" Mi urló, arrabbiato.
Lo presi in mano e lo sfregai in fretta, facendolo venire poco dopo su di me.
-"Va bene?"
-"Sì. É stato difficile trattenermi."
Gli sorrisi. -"Consideralo una piccola vendetta per tutto quello che mi hai fatto."
Rise, girandosi su un fianco.
-"Dormiamo?" Mi chiese.
-"Sì, prima peró devo pulirmi."
-"Giá."
Poco dopo ci rimettemmo a letto, abbracciati.

Never be complete || LarryWhere stories live. Discover now