7

1.6K 77 4
                                    

Harry 's pov

La mattina dopo mi svegliai e non lo trovai dov'era la notte prima. Se ne era andato sul serio. La valigia non c'era più. Aveva lasciato dei soldi sul tavolo di cucina, ma nessun biglietto. Non che me lo aspettassi, da lui.

Non lo vidi per due mesi.

Era come se fosse scomparso. O mi evitasse. Veniva a lavoro, ma lavoravamo in due piani diversi ed ogni volta che tentavo di trovarlo i suoi colleghi mi dicevano che fosse in bagno. Non era vero. Andavo in bagno e non c'era mai. Non sapevo perchè lo cercassi. Probabilmente ero solo curioso di sapere che fine avesse fatto.

Lo incontrai casualmente in bagno, quel giorno. Non lo stavo cercando, ero lì per fare una pausa. Sanguinante come suo solito, col fazzoletto premuto sul naso, col labbro spaccato e le sue tipiche occhiaie, stava fumando una cosa che non sembrava proprio una sigaretta. Eppure, era ancora il miglior dipendente che la compagnia avesse. Non me ne capacitavo, sembrava assente, eppure lavorava meglio di tanti altri suoi colleghi molto più ligi. Forse era intelligente, ma era davvero malato.

Mi guardò con la sua solita espressione indifferente e distaccata, mentre si lavava le mani con aria annoiata. In quel momento capii che non mi stesse evitando, semplicemente non era accaduto che c' incontrassimo prima. Era figlio del Caso, fratello del Caos e succube del Nulla.

Non mi salutò, ma fu lui a parlarmi per primo.

-"Styles, sta sera è libero?"

Rimasi di pietra di fronte a quella domanda. Cosa avrei dovuto rispondergli?

-"Non so... cosa vuole fare?"

-"Non posso dierglielo qui. Venga e soddisfi la sua curiosità."

Il suo tono era piatto come sempre, ma aveva centrato il punto: ero curioso.

-"Vuole fare qualcosa di illegale come la sostanza che sta fumando..? Sa che la potrei licenziare solo per questo?"

Rimase impassibile.

-"Sì. Mi licenzi."

-"Il sì rispondeva ad entrambe le domande?"

-"Sì."

-"Non le nascondo la mia preoccupazione, ma verrò. Dove ci troviamo?"

-"A casa mia."

Mi diede un biglietto con l'indirizzo e lo misi in tasca. Qualcosa mi disse che mi fossi cacciato nei guai di nuovo.

Era nel mezzo del nulla, casa sua. Un posto adatto alla sua personalità, pensai. Capii di essermi sbilanciato troppo, chiamandola 'casa'. Era una catapecchia che a stento stava ancora in piedi. La circondavano parecchi ettari di sterpaglie e cespugli incolti. Doveva essersi stabilito lì abusivamente. Ovviamente non trovai il campanello: non c'era. Bussai alla porta, sebbene temessi che cadesse tutto solo per quelle poche vibrazioni.

Dopo qualche secondo venne aperta la porta.
-"Venga." Tomlinson indossava un accappatoio che, se lo avesse indossato chiunque altro, sarebbe stato ridicolo: era rosa confetto, sbiadito, con delle paperelle stampate sopra. Non era ridicolo indossato da lui, peró. Ai piedi, delle infradito di gomma, gialle. Aveva un' espressione mezza incazzata e mezza divertita, che solo lui poteva riuscire ad avere.

-"Vive davvero qui?" Glielo chiesi, perchè non riuscivo davvero a crederci, dopo aver visto l'acqua nera che usciva dal rubinetto della cucina.

-"Le faccio fare un tour. Mi segua."
Lo seguii.
Lo scantinato era praticamente sommerso dall'acqua, quindi inagibile, il piano terra ospitava quello che era il suo concetto di 'salotto' e la cucina. Sopra c'erano due camere, una completamente spoglia, l'altra con un materasso da cui fuoriuscivano delle molle che avevano l'aria d'esser piuttosto scomode. Supposi che quello fosse il suo letto, sempre che non dormisse per terra, come aveva fatto a casa mia. Poi mi ricordai: no, non dormiva affatto, sicuramente continuava a soffrire d'insonnia, viste le occhiaie.

Never be complete || LarryWhere stories live. Discover now