65. L'amore non muore

En başından başla
                                    

Beatrice gli si aggrappò addosso con tutto il corpo.

"Ti voglio bene" disse tra gli spasimi.

"Cosa?" chiese Corrado.

"Ti voglio bene, tantissimo"

Corrado la strinse ancora di più e le accarezzò i capelli.

"Anche io".

Per un momento desiderò veder sparire tutto il resto, avrebbe voluto rimanere così per sempre con Beatrice sdraiata su di lui. Voleva solo sentirne il peso del corpo, le sue braccia attorno al collo, sentire i suoi capelli scuri che gli solleticavano le guance.

Avrebbe voluto baciarla.

Di nuovo. E ancora. Per tantissimo tempo. Per un tempo infinito.

Ma Beatrice aveva paura. Lui l'aveva capito. Giurò a sé stesso che l'avrebbe tenuta stretta quella paura, fino a vederla spegnersi del tutto. Avrebbe soffocato quella paura. Avrebbe atteso se necessario.

Ma non si sarebbe mosso da lì, non avrebbe mai rinunciato a lei.

Beatrice si sollevò piano e lo guardò con quel viso sporco di cenere e lacrime.

Gli sorrise singhiozzando e si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

Corrado le accarezzò la testa ignorando la fitta nel fianco.

Un soldato vestito di una lucente armatura dorata si avvicinò proprio in quel momento.

"State bene? Siete feriti?"

"Credo di no grazie. Non troppo" rispose Beatrice voltandosi.

"Siamo noi che dobbiamo ringraziarvi, venite" disse aiutandoli ad alzarsi. Poi li accompagnò fuori dalla sala, lungo il corridoio del piano superiore.

Di Galeno non v'era traccia e per un momento Corrado e Beatrice temettero il peggio.

Quando uscirono videro l'atrio ai loro piedi, era completamente pieno di soldati che arrestavano le ultime Falene e le trascinavano all'esterno, nessuno opponeva la minima resistenza.

"Erano tutti controllati, così come lo era lo scudo" spiegò il giovane soldato che li accompagnava. Proprio come aveva ipotizzato Malia.

A terra c'erano numerosi corpi di uomini caduti durante lo scontro e un numero considerevole di animali aveva perso anch'esso la vita.

Una delle due grandi aquile giaceva a terra con le ali spezzate e la testa china in una pozza scura, mentre la seconda se ne stava appollaiata in cima a quello che una volta era l'albero rigoglioso che cresceva nel mezzo della fontana ma che ora era ridotto ad uno scheletro decrepito. Ad intervalli regolari emetteva dei richiami striduli che non ricevevano alcuna risposta.

Il soldato che li accompagnava li afferrò entrambi per la vita e sollevandosi nell'aria come un uccello li trasportò al pianterreno oltrepassando ciò che restava dell'enorme scalone di marmo bianco.

Quel breve volo improvvisato scrollò di dosso ad entrambi gli ultimi residui di paura.

Non appena misero i piedi a terra incrociarono lo sguardo di Galeno. Era seduto ai piedi della fontana, sembrava ferito ma i suoi occhi sorridevano e questo lasciava intendere che tutto sommato non doveva essere conciato male.

Lo raggiunsero di corsa urlando il suo nome.

Non appena l'ebbero raggiunto lo abbracciarono, stritolandolo come se fosse fatto di pezza.

"Avete un aspetto orribile!" disse lui guardandoli.

"Anche tu!"

"Che bello vedervi. Sono stato travolto là fuori mi dispiace. Ma come avete fatto? Come?" chiese lui ancora incredulo di vederli vivi e vegeti di fronte ai suoi occhi.

Il PassanteHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin