54. Sulle acque del fiume

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L'imbarcazione si muoveva leggera sull'acqua di uno dei canali che tessevano l'intricato reticolo navigabile della città di Mezzanto. Iano condusse la barca verso destra in un canale secondario per metà coperto da una volta di mattoni, su cui era stata edificata una strada percorribile che collegava alcuni quartieri periferici con il centro della città.

Tutto era buio e avvolto nel silenzio. Non vi era nessuna traccia della vivace vita notturna che caratterizzava la città. Non si udiva nessuna musica provenire dal Padiglione centrale, non c'erano tavolini a cui la gente sedeva sorseggiando liquore d'ombra o vino speziato, le botteghe erano tutte serrate e le merci nascoste nei magazzini o dietro i banconi. Nessuna bolla fluttuava leggera nel cielo, nessuna nave poteva entrare nel porto e quelle ormeggiate erano ormai ferme da settimane. Non c'era anima viva per strada, solo qualche gatto furtivo in cerca di topi.

Sui muri delle abitazioni e dei negozi era stato dipinto il simbolo delle Falene Bianche ad indicare a chi ancora ostinatamente non lo capiva, che la città era sotto il loro controllo.

"Dove sono gli altri?" chiese Carlo seduto in un angolo dell'imbarcazione.

"Ci hanno preceduto al rifugio" rispose Iano.

L'aria della notte era fredda e Carlo si strinse nelle spalle osservando l'acqua scura come petrolio che gli scorreva accanto.

"Siete stati in gamba là dentro tu e i tuoi amici" disse Iano notando l'aria afflitta di Carlo.

"Loro sono stati in gamba, io sono rimasto rannicchiato per tutto il tempo" rispose quasi vergognandosi.

Iano gli sorrise.

"Che cosa gli dirai?" chiese di nuovo.

"A chi?"

"Ad Aezio, è tuo nonno giusto? Cosa pensavi di dire quando lo vedrai?

"A dire il vero non ho tutta questa voglia di incontrarlo, anzi la sola idea mi terrorizza"

"Già, come darti torto. È piuttosto ingombrante come parente".

Carlo riuscì a sorridere.

"Non ci ho pensato minimamente e poi non credo che avrà voglia di ascoltarmi, non sa nemmeno che esisto"

"È proprio questo il punto, lui non sa nulla di te, questo potrebbe sconvolgerlo. Sei il suo unico nipote, figlio di sua figlia. Potresti avere un forte ascendente su di lui"

"Quindi tu suggerisci di usare la diplomazia?"

"Per niente. Senza offesa per i parenti, ma io userei la mazza ferrata"

"Nessuna offesa" rispose Carlo.

Iano respirò a pieni polmoni l'aria della notte e allungò le gambe cercando di trovare una posizione comoda.

"Tu l'hai conosciuto?" chiese Carlo.

"Io no, ma mia madre l'ha conosciuto per un periodo. Quando era ragazza, ha lavorato come domestica per la signora Fianoletto, tua nonna. E le capitava anche se molto raramente di vedere Aezio" spiegò Iano.

"E cosa ti ha detto?"

Iano fece una pausa prima di rispondere.

"Che era un uomo meraviglioso"

Carlo strabuzzò gli occhi.

"Stai scherzando?"

"No, è quello che mi ha detto. Non vide mai uomo amare la sua famiglia come l'amava Aezio. Era un padre amorevole e adorava passare i pomeriggi con sua figlia Mirene, tua madre. E amava Cleda come se fosse il primo giorno"

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