62. In frantumi

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Al riparo dai colpi di spada e di luce che scuotevano l'atrio proprio sopra le loro teste gli occhi di Carlo erano fissi su Aezio che, con la schiena e il collo incurvati, scrutava con stupore quel giovane ragazzo comparso dall'oscurità proprio davanti ai suoi piedi.

Non gli sembrava affatto impaurito o forse era solo in grado di nascondere bene la paura.

"Tu non sei lo stesso che ho visto quella notte nel bosco. Quello che ci è sfuggito insieme alla sua amichetta. Ricordo ancora il loro odore di feccia" disse Aezio con la sua voce profonda e tagliente.

Carlo cercò di rimanere calmo e lucido.

"Non ci siamo mai visti prima".

Aezio fece una leggera smorfia di disappunto, la sua pelle era diafana quasi trasparente e ricordava molto la pelle di un pesce. Sembrava bagnato da capo a piedi, eppure non v'era traccia d'acqua sul pavimento.

Carlo rimase impressionato dal suo aspetto, si ricordò poi che in realtà quello non era il suo vero aspetto ma era appartenuto a qualcun altro prima di lui, un povero innocente di cui si erano perse le tracce e che non sarebbe mai più tornato dalla sua famiglia, se non come cadavere.

Carlo provò rabbia.

"Come si sta nel corpo di qualcun altro?" chiese con tono di sfida.

Aezio sorrise.

"Comodi"

"Non prova il minimo rimorso per quell'uomo? Per quest'uomo" chiese Carlo indicando la figura vestita di nero che gli stava davanti.

"Perché dovrei? Non provo rimorso per la sua morte così come non mi interessa minimamente la morte di tutti gli altri Estranei".

Carlo rimase immobile.

Aezio lo squadrò con attenzione e gli parve di cogliere nel suo viso qualcosa di conosciuto.

"Chi sei?"

"Mi chiamo Carlo. Carlo Febo Conforti. Il mio nome non le dice nulla?"

"Dovrebbe?"

"Avrebbe dovuto".

Aezio allargò le narici come un drago.

"Sei uno di loro? Un Estraneo?"

Carlo annuì facendo un piccolo passo in avanti.

Aezio raddrizzò la schiena e una piccola ruga verticale si disegnò tra le sopracciglia.

"Eppure, non ne sento il puzzo. Che cosa vuoi da me?" chiese.

"Voglio che si fermi tutta questa follia, adesso"

Aezio ridacchiò e tra le sue labbra violacee comparvero due file di denti bianchi e affilati.

"Fermare tutto questo? Non sono sopravvissuto a sette anni d'inferno per fermare tutto questo. Chi sei tu per venire qui a chiedere una cosa simile? Potrei ucciderti all'istante per quel che mi riguarda".

Carlo lo fissava, senza riuscire a credere che quell'uomo spietato, crudele, con evidenti segni di squilibrio mentale, a metà tra un pesce e un vampiro fosse davvero suo nonno materno.

Non faceva che chiedersi se la natura avesse deciso di trasmettere anche a lui gli stessi geni impazziti del suo progenitore. A detta di tutti sembrava che sua madre ne fosse priva, ma questo fatto più che rasserenarlo lo preoccupava perché si sa che spesso alcune forme di pazzia restano latenti oppure saltano una generazione.

"Perché dovrei starti a sentire?" continuò Aezio dando a quel ragazzo, senza spiegarsi il perché, la possibilità di parlare ancora.

Carlo si fece coraggio, sopra la sua testa Galeno e Malia erano allo stremo delle forze e non ce l'avrebbero fatta a fronteggiare tutte quelle Falene ancora per molto. Fece un respiro profondo e rispose.

Il PassanteTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang