42. Appunti di una vita

36 8 22
                                    

Passarono diversi giorni da quel pomeriggio rivelatore in casa di Adriana. La città di Camarelli aveva cambiato aspetto e si preparava a celebrare il Natale. Tutte le vie erano illuminate da campanelle, angeli, fiocchi di neve e cascate di luce dorata. Ogni finestra era incorniciata da una fila di luci, così come i balconi e i vialetti. Qualche temerario si era azzardato ad illuminare persino il comignolo di casa. La Cattedrale splendeva come un gioiello e sul sagrato era stato acceso un albero di Natale di almeno dieci metri. Agli abitanti di Camarelli piaceva festeggiare, erano maestri nell'arte di far bagordi e ogni occasione era una buona scusa per addobbare la città.

C'erano più feste e sagre a Camarelli che in qualsiasi altro borgo del paese.

Dopo il Natale, veniva ovviamente il Capodanno e ogni volta il Comitato per le Feste Cittadine, si riuniva per proporre e decidere il tema dell'anno. C'era stato il Capodanno degli animali, decisamente grottesco e rumoroso. Quello della frutta esotica, a metà tra il carnevale di Rio e una macedonia e come dimenticare il Capodanno Western, un tripudio di balle di fieno e letame sparsi ad ogni angolo della città.

Verso la fine di gennaio c'era la Festa di Mezzo Inverno, dove tutti si auguravano che l'inverno finisse anche quell'anno. E di solito finiva. C'era ovviamente il Carnevale che non era nulla di speciale in confronto alla Sagra dei Fiori ad aprile, nella quale una gigantesca donna alta almeno quindici metri realizzata con un'infrastruttura di ferro veniva completamente ricoperta di fiori dalla testa ai piedi. Il vero problema è che la femmina in questione era nuda come mamma l'aveva fatta e veniva piazzata nell'unico posto grande abbastanza da poterla ospitare: il sagrato. Don Candido si era battuto strenuamente perché la giunonica femmina venisse coperta nelle sue nudità ma non ci fu nulla da fare perché quella rappresentava la primavera, la fecondità e non la si poteva mica coprire così, come un'educanda. Quindi come sempre faceva in questi casi, Don Candido optò per la rassegnazione e ottenne giusto che venissero rimosse le rose rosse che segnavano i capezzoli.

Dopo aver reso feconda la terra di Camarelli era tempo di mietere il raccolto; quindi, c'era la Festa del Raccolto all'inizio dell'Estate. Ovviamente a Camarelli non c'erano campi da coltivare e un bel nulla da raccogliere, giusto qualche castagna e qualche fungo nei boschi, a cui venivano sentitamente dedicate due immancabili sagre in autunno.

Verso la fine di agosto si salutava l'estate con la Festa della Luna, una specie di baccanale al chiaro di luna in cui si finiva a rotolarsi nei prati ubriachi. Halloween nemmeno a parlarne, troppo banale ed inflazionata veniva sostituita dalla Notte degli Spiriti, in pratica la stessa cosa, lo stesso giorno, stesse modalità. Solo che nessuno suonava alla porta in cerca di dolcetti, quelli li potevi trovare in piazza, insieme al vino cotto e le immancabili salamelle, servite da un manipolo di streghe festaiole.

Poi era il turno dei corvi di San Quadrone ed infine ritornava placido il Natale.

Mancavano cinque giorni prima che la scuola chiudesse per le vacanze e la professoressa Ossolini era ancora ospite a casa di Beatrice. Si sentiva molto meglio, era ancora frastornata dallo scherzo che le aveva fatto la memoria ma almeno non era più così confusa.

Nonna Adriana le preparava il caffè ogni mattina e si preoccupava che mangiasse a sufficienza. Wanda dava una mano in casa per non essere di peso, aveva pregato Adriana di potersi fermare lì perché temeva di restare sola, aveva paura che altri ricordi arrivassero all'improvviso stravolgendole di nuovo la vita e non avrebbe mai voluto affrontare quel momento in solitudine, nella penombra del suo salottino.

Adriana non fece una piega e le offrì senza remore la camera degli ospiti, accanto a quella di Beatrice.

Wanda rimase sconvolta quando le raccontarono di Aezio, del suo piano di vendetta, delle Falene. Pensò che quell'uomo dovesse essere completamente impazzito dal dolore per essere arrivato a fare ciò che aveva fatto. In un certo senso provava pena per lui.

Il PassanteWhere stories live. Discover now