46. Vigilia di Natale

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Il coro dei cantori aveva appena svoltato l'angolo di via degli Orti Neri e il rumore delle cornamuse si fece più lontano.

La neve era caduta abbondante e Camarelli sembrava un piccolo presepe illuminato. I vialetti e le strade erano stati spalati, ma le previsioni davano un ulteriore peggioramento nei giorni a venire. Nonostante gli abitanti fossero abituati ad avere la neve durante gli inverni, ogni volta quel manto candido che assopiva la città destava stupore e meraviglia.

Erano circa le dieci di sera, la casa era illuminata a festa e la tavola imbandita risplendeva come un gioiello. L'elegante tovaglia rossa si coordinava alla perfezione con le piccole bacche di pungitopo che facevano da segnaposto e da centrotavola. I candelabri d'argento di stampo modernista, sormontati da pallide candele illuminavano i cristalli e le finissime porcellane di casa Garmigli.

L'intera sala da pranzo aveva l'aspetto di un pacco regalo scintillante, su ogni ripiano disponibile se ne stavano in bella mostra ghirlande di abete verdi e rosse, statue di improbabili pastorelli con zampogne e pecorelle al seguito, un piccolo presepe d'argento regalo di qualche prozia che ci teneva tantissimo, e candele. Candele in quantità industriale. Si sarebbe potuta accendere l'intera città in blackout con tutte quelle candele.

Corrado sedeva in silenzio tra Ludovica e Angelica. Di fronte sua zia Loretta, sorella di Vittorio teneva banco.

"É un collegio di tutto rispetto credimi, dovresti considerare la possibilità di iscriverci Corrado" disse pulendosi elegantemente gli angoli della bocca con il tovagliolo.

"Mamma, si dice college" la corresse Angelica sbuffando.

"Non abbiamo ancora capito cosa vorrà fare il nostro Corrado, vero tesoro?" disse Cecilia.

Corrado non stava ascoltando, fissava la finestra della sala da pranzo che si affacciava sul giardino. Le luci del vialetto mostravano la neve che ancora cadeva.

Si chiedeva che cosa stesse facendo Beatrice.

Non l'aveva più vista da quel pomeriggio a casa di Carlo. Dopo quella cosa in ascensore.

Non si spiegava cosa fosse successo ma non faceva che pensarci. E ogni volta lo stomaco si stringeva e il desiderio di essere di nuovo chiuso in quell'ascensore minuscolo lo divorava.

Nonostante avesse pensieri ben più gravi che lo opprimessero.

Non avevano notizie di Galeno e non sapevano come fare per mettersi in contatto con lui. L'unico varco percorribile era stato distrutto. Le notizie di incidenti e disastri più o meno gravi arrivavano senza interruzione ormai da qualche giorno e nonostante i quotidiani e i telegiornali le riportassero come fatti di cronaca senza nessun collegamento, Corrado era certo che un legame invece ci fosse.

Le Falene stavano continuando la loro opera di distruzione e non c'era modo di fermarli.

E lui si sentiva terribilmente solo.

"Corrado tesoro?" chiese nuovamente Cecilia.

"Oh, sì scusate... ero distratto" rispose vagamente.

"È innamorato" disse Simone.

"Tu sta zitto, cretino" lo apostrofò Corrado cercando di colpirlo con un calcio da sotto il tavolo.

"Ragazzi! Vi sembra il caso?" esclamò Cecilia.

Corrado si ricompose e si mise a fissare il vuoto del bicchiere che aveva di fronte.

"Tua zia pensa che sarebbe una buona idea iscriverti al Barkcliffe College, che ne pensi?" chiese di nuovo sua madre sperando che questa volta Corrado avesse dirottato la sua attenzione sulla cena.

Il PassanteWhere stories live. Discover now