31. Si alzi il sipario!

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Raggiunsero il centro di Camarelli dopo circa una ventina di minuti, non c'era molta gente in giro, nonostante fosse sabato. Legarono le biciclette ad un lampione e proseguirono a piedi. Camminarono per un po' lungo le vie illuminate per il Natale, poi Beatrice svoltò a destra e si infilò in un vicolo stretto che si immetteva nella via principale.

Circa a metà nascosto sulla parete grigia di un edificio senza finestre, c'era un piccolo portoncino verde di metallo. Beatrice lo raggiunse.

"Sei mai stato qui prima?"

"Credo di no" rispose Corrado guardandosi intorno.

Beatrice armeggiò con il portoncino, che non era del tutto chiuso ma solo accostato, anche se era impossibile aprirlo tirandolo.

"Che fai?"

"Aspetta un attimo, lasciami fare".

Infilò la mano nella fessura tra il portoncino e il muro e poco dopo un rumore metallico di un chiavistello risuonò nel silenzio della via.

Beatrice rimase in quella posizione per diversi secondi, con il braccio incastrato fra il muro e la porta.

"Arriva qualcuno!" disse Corrado sottovoce udendo dei passi.

Beatrice sfilò il braccio e notò poco lontano una figura che avanzava velocemente nella loro direzione. Un uomo robusto con il cappello calato sul viso e le mani in tasca camminava sull'altro lato del vicolo fissandoli, come se stesse cercando di capire le loro intenzioni.

Beatrice a quel punto spinse con forza Corrado contro la parete e gli gettò le braccia al collo, appoggiando il viso proprio vicino all'orecchio di lui.

"Dai! Abbracciami!" sussurrò.

Corrado fu colto di sorpresa, sentì una specie di tornado salire velocissimo dalle ginocchia fino alla testa. Il suo corpo reagì d'istinto e si strinse a Beatrice, la sua faccia affondò completamente nei capelli di lei, nascondendosi così alla vista dell'uomo con il cappello, che imbarazzato distolse lo sguardo e proseguì per la sua strada.

Corrado con la schiena appoggiata al muro, sentiva il cuore pulsargli nelle tempie, il respiro lento di Beatrice sul collo, il corpo di lei premuto sul suo lo stava mandando nel panico. Se quello poteva chiamarsi panico. Come doveva chiamarlo? Che cavolo succedeva? Voleva mollare la presa ma non ci riuscì, fu lei ad allontanarsi dopo qualche secondo.

E come se niente fosse riprese ad armeggiare con la serratura del portoncino, lasciando Corrado come una statua di sale incapace di proferire parola.

Ad un certo punto qualcosa scattò.

Corrado si svegliò.

"Ecco fatto!" disse Beatrice.

Il portoncino si aprì scivolando verso di loro come se qualcosa si fosse allentato all'interno, Corrado cercò di ricomporsi e la aiutò a spostare la pesante anta metallica.

Entrarono in uno spazio piuttosto buio, alto e vuoto, decisamente freddo, dove c'erano alcuni pilastri di pietra alti almeno venti metri e un lungo muro della stessa altezza.

"Ma che posto è?" chiese Corrado incuriosito.

"Ora lo capirai...".

Beatrice corse lungo il muro e lo oltrepassò, Corrado le andò dietro e quando la raggiunse davanti ai suoi occhi si aprì un grande spazio vuoto, sopra la sua testa un sistema di carrucole teneva sospesi alcuni fondali dipinti a mano, ai lati riconobbe delle quinte di velluto e di fronte un grande sipario rosso.

"Non siamo dove penso di essere vero?" chiese Corrado incredulo.

Beatrice si diresse verso il sipario ormai sbiadito, che se ne stava immobile davanti ai loro occhi, trovò l'apertura centrale e ci si infilò. Corrado la seguì oltre e come per magia si ritrovarono sul proscenio del vecchio teatro di Camarelli.

Il PassanteWhere stories live. Discover now