12. L'Alto Consiglio

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La sala che li accolse era circolare, non era spaziosa come le altre ma era alta come una torre.

Lungo le pareti erano disposti diversi balconcini semicircolari in pietra lucida nei quali sedevano circa una trentina di persone, il più alto si trovava ad una ventina di metri dal suolo. Chi era seduto lì probabilmente ci era arrivato volando, pensò Beatrice notando l'assenza di gradini. Una finestra verticale, stretta e lunga, raggiungeva il soffitto, dal quale pendevano grappoli di Lumi di diverse lunghezze che illuminavano tutto lo spazio di una tenue luce ambrata.

Beatrice e Corrado fecero qualche passo in direzione del tavolo a mezzaluna posizionato proprio al centro della sala.

"Accomodatevi prego" disse una piccola donna vestita color cremisi, affacciandosi da uno dei balconi centrali. Due poltroncine di velluto uscirono in silenzio dall'ombra muovendosi verso di loro.

Corrado si spostò e fece spazio alle due piccole sedute animate.

"Pazzesco".

"Mi rendo conto che tutto questo per voi non abbia alcun senso" disse la donna con una voce squillante che ricordava lo squittio di un topo, mentre Corrado e Beatrice si accomodavano sulle poltroncine.

"Mi presento, sono Dianora Mitula Scalisi, Altor in carica. Sappiate che siamo tutti estremamente dispiaciuti per quanto vi è capitato e vogliamo porgervi le nostre scuse ufficiali per avervi condotto qui contro la vostra volontà" disse con voce calma.

"Corrado e Beatrice dico bene? Elias ci ha riferito ciò che è successo al Varco, beh... sappiate che non doveva succedere" proseguì.

Beatrice non si spiegava quando esattamente Elias avesse potuto riferire il tutto a quella gente, ma ormai si limitava ad accettare le cose per quello che erano.

Le persone sedute nei balconcini stavano zitti e composti. Il suo occhio cadde su quello centrale, l'unico che restava distanziato da tutti gli altri e che si trovava proprio sotto a quello da cui l'Altor Scalisi stava parlando. Ospitava quattro uomini, uno completamente vestito di nero, quello accanto di bianco, il terzo portava un lungo mantello blu con motivi geometrici dorati e il quarto, non destava particolare interesse per ciò che riguardava l'abbigliamento, quanto piuttosto per un particolare che Corrado le fece notare. Al collo infilata in una sottile catena dorata portava una targhetta identica a quella che lui aveva raccolto nei pressi della Cattedrale la sera prima.

"Avete assistito a quello che potremmo definire uno... ehm... spiacevole incidente, che ha colto di sorpresa anche noi e che non abbiamo potuto evitare in alcun modo" disse l'Altor. Arrivava a malapena alla balaustra di pietra davanti a sé e Beatrice notò che i suoi piedi non toccavano il suolo.

"Ora il punto è che questo espone noi e tutta la nostra comunità ad un pericolo notevole. Come forse avrete capito, non è nostro uso portare qui Estranei, questo metterebbe a rischio la nostra incolumità, la nostra vita" fece una pausa e guardò i presenti.

Estranei?

Beatrice ascoltava in silenzio sentendosi addosso gli sguardi di tutti, Corrado le stava accanto e non faceva che voltarsi a destra e a sinistra in continuazione.

"Ma è vero anche che nessuno all'Esterno, fino ad ora, aveva mai assistito ad una manifestazione così palese del nostro mondo. Sfacciata oserei dire. In questo ci siamo davvero superati"

Nella sala si sollevò un leggero brusio. L'Altor non sembrò curarsene e continuò a parlare.

"Ricordo di qualcuno che uscendo all'Esterno provocò bagliori, tremori nel suolo, c'è stata quella volta delle voci. Chi era stato? Uno degli allievi se non erro" chiese rivolgendosi all'uomo con la piastrina al collo seduto sotto di lei.

Il PassanteWhere stories live. Discover now