26. Tasselli

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"Lo vuoi fare tu?" chiese Beatrice.

"No, tu hai una calligrafia migliore" rispose Corrado.

Quel pomeriggio l'aria era piuttosto tiepida rispetto alla media stagionale. I giardini erano praticamente deserti a quell'ora, c'erano solo un paio di persone che portavano a spasso il cane e la solita vecchietta con il bastone.

"Cosa scriviamo?"

"Che abbiamo bisogno di vederlo" disse Corrado.

"Ok, ma come lo scrivo?"

"Abbiamo bisogno di vederti"

"Firmerei, per sicurezza..." osservò Beatrice.

"Aggiungerei che sappiamo tutto, così non potrà rifiutare" suggerì Corrado.

"Potrebbe pensare che stiamo mentendo"

"Perché dovremmo mentire? Comunque possiamo fare il suo nome, di Aezio"

"Giusto"

"Allora vai. Te lo ricordi bene in faccia?" chiese Corrado.

"Certo che me lo ricordo bene!" rispose Beatrice quasi seccata.

"Ok, ok... non mi sembrava avesse un viso così memorabile"

"Beh, ha un bel viso".

Corrado aggrottò le sopracciglia e decise di non approfondire la cosa.

Beatrice teneva il medium tra le mani, aperto. Nella mano destra la piccola penna dorata.

"Ok, allora vado, senti pensalo anche tu ok? Forse funzionerà meglio se ci concentriamo entrambi"

"Sì, ok"

"..."

"..."

"Pensi che serva un'intestazione? Tipo 'caro Galeno'?"

"Oddio, scrivi e basta!".

Beatrice si concentrò, fece un paio di respiri, afferrò la piccola penna e cominciò a scrivere.

Caro Galeno,

sappiamo tutto di Aezio, dobbiamo vederti presto

Corrado e Beatrice

Rimasero per un po' ad osservare quel blocchetto di fogli che non aveva per niente l'aria di un oggetto magico e si sentirono parecchio stupidi.

"Non credo che funzionerà... e poi non abbiamo nemmeno messo una data, un luogo" osservò Beatrice.

"Senti, io credo che se riceverà il messaggio ci troverà lui, insomma è Galeno, telepatia, teletrasporto, telecinesi..."

"Televisione"

Corrado sorrise.

"Che modo assurdo di comunicare, non era più semplice una telefonata?" chiese Beatrice rigirandosi il blocchetto tra le mani.

"Qualcosa mi dice che Galeno non ha un telefono e nemmeno sa che cosa sia".

Continuarono a chiacchierare per almeno un'ora seduti su quel muretto scomodo che circondava i giardini pubblici. Corrado si sentiva stranamente sereno, nonostante le notizie infauste ricevute il giorno prima. Probabilmente la giornata di sole e il cielo terso contribuivano a tenere alto l'umore.

Un gruppo di ragazzi che si allenavano passò di fronte a loro correndo, sollevando una nube di polvere nell'aria. Corrado li seguì con lo sguardo fino a che scomparvero dietro i cespugli.

Quando la polvere si depositò nuovamente a terra, notarono qualcuno che li osservava seduto su una panchina al di là del prato centrale.

Non l'avevano notato prima, erano quasi certi che non ci fosse nessuno su quella panchina fino a pochi secondi prima.

Il PassanteWhere stories live. Discover now