50. L'incanto

50 6 45
                                    

Fecero solo pochi passi nell'oscurità e si ritrovarono ben presto in una grande stanza nera.

Le pareti erano alte e lucenti, rivestite di piccoli tasselli che creavano un unico mosaico scuro. Neri erano anche il pavimento e il soffitto, da cui pendeva un lampadario acceso anch'esso nero.

Di fronte a loro c'era un'unica porta chiusa, proprio a metà della parete.

"Cos'è questo posto?" chiese Beatrice cercando di controllare l'inquietudine.

Raggiunsero il centro della sala, sotto il lampadario. Le candele erano nere ma non bruciavano. Sopra ognuna di esse splendeva un piccolo Lume.

"Sembra una specie di ingresso" osservò Carlo.

"Credo che dovremmo aprire quella porta" disse Corrado indicando la porta di legno proprio di fronte ai loro occhi. Si fecero coraggio e si mossero in direzione della parete. C'era un grande silenzio e l'unico rumore percepibile era quello dei loro passi sul pavimento lucido.

I tre raggiunsero la porta e Beatrice afferrò la maniglia. La abbassò lentamente temendo quello che si sarebbe potuto celare dall'altra parte ma una volta aperta con grande sorpresa si ritrovarono nuovamente nella medesima stanza nera.

"Mmh, bene" disse Carlo osservando le stesse identiche pareti di poco prima.

La porta si richiuse con un tonfo alle loro spalle.

Andarono verso il centro della stanza, rividero lo stesso lampadario con i Lumi immobili che splendevano sopra ogni candela. Si avvicinarono di nuovo alla porta di legno che li attendeva sulla parete opposta. La aprirono senza pensarci troppo su.

"Cos'è uno scherzo?" disse Corrado dopo avere riconosciuto di nuovo la stessa stanza di prima.

Beatrice corse nuovamente verso la porta di legno e la spalancò, gli altri le andarono dietro senza dire una parola.

La stanza nera era ancora lì ad attenderli.

"Non è possibile! Non possiamo essere già bloccati qui!" disse agitandosi.

Tornò indietro e provò ad aprire la porta da cui erano usciti poco prima ma era bloccata.

"Possiamo solo andare avanti" disse Corrado abbassando la maniglia sulla parete opposta.

Fu del tutto inutile.

Riprovarono ancora per una decina di volte correndo disperati all'interno di quella medesima stanza. I loro passi riecheggiavano sul pavimento e la maniglia della porta emetteva ogni volta lo stesso cigolio.

"Come ne usciamo adesso?" chiese Carlo guardandosi intorno.

"Non ne ho idea, forse è una specie di labirinto" provò a spiegarsi Corrado.

"Perché torniamo sempre qui?" chiese Beatrice cercando una via di fuga con lo sguardo smarrito.

"Aspettate!" disse Corrado.

Si tolse lo zaino e lo aprì accucciato sul pavimento, cominciò a rovistare al suo interno finché dopo qualche secondo ne estrasse il Pilotto di metallo donatogli da Galeno.

"Mi serve qualcosa di piccolo, qualcuno di voi ha una moneta?" chiese.

Beatrice frugò nelle tasche e afferrò una piccola moneta da due centesimi.

"Ti basta?" chiese.

"Certo" rispose Corrado.

"Che cosa vuoi fare?" chiese Carlo.

"Hai presente Pollicino?"

"Vuoi lasciare delle tracce?" chiese Beatrice.

"Se questa è davvero la stessa stanza, troveremo la stessa moneta" disse rimettendosi lo zaino in spalla.

Il PassanteWhere stories live. Discover now