✩ 5 - Lezioni di magia ✩

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L'indomani mattina, Auria saltò giù dal letto dimenticandosi presto la stanchezza del viaggio. Era impaziente di iniziare le sue lezioni, benché il maestro che le avrebbe insegnato le vie della magia sciamanica non gli stesse particolarmente simpatico.

Diamanthea aveva permesso a lei e Kader di avere due piccole stanze, l'una accanto all'altra, in un'ala dell'Accademia non molto grande, riservata agli ospiti. Quelle camere erano praticamente nuove di zecca, il che lasciava intendere che fossero lì presenti non tanto perché servissero davvero, ma che erano stata un'aggiunta seguente, come lo era stata l'Accademia rispetto al resto di Arcadia. Non c'erano davvero degli ospiti a cui aprire i cancelli e che potessero essere invitati a trascorrere la notte in città, lei e gli altri erano i primi.

Si tuffò fuori dalla sua camera, vivace e arzilla nonostante fossero ancora all'incirca le sette del mattino. Spalancò la porta di Kader senza nemmeno bussare, raggiante, e si posizionò sull'uscio con le mani salde sui fianchi.

«Buooongiorno, Kader!» esclamò con il petto in fuori, tutta fiera, «Allora? Che ne dici di venire con me per vedere una sciamana all'opera?»

Tuttavia, tutto quello che Kader le rispose fu un mugugno soffocato dal cuscino. Era praticamente avvinghiata a esso, con braccia e gambe, avvolta nelle pesanti lenzuola dato che ad Albora non faceva caldo quanto a Giana. Le imposte delle finestre erano aperte a malapena, a stento filtrava qualche timido raggio di sole.

Un occhio di Kader si aprì quel tanto che bastava da permettere, curiosamente, a un'iride azzurra di risaltare in tutto quel buio. Immersa in quell'oscurità, quasi fece paura all'amica.

«Auria...» si lamentò ancora, interrotta da un sonoro sbadiglio, «Che ore sono?»

L'altra ragazza notò di averla svegliata e abbassò la voce, con un sorrisetto imbarazzato. «Diciamo che è molto presto. Tranquilla, continua a dormire. Ti farò assistere alla prossima lezione!»

Kader non se lo fece ripetere due volte e tornò ad affondare il viso contro il cuscino. «Va bene. Buonan...» s'interruppe, capendo di star farfugliando cose senza senso, «Ci vediamo dopo.» Disse quindi solamente, prima di crollare di nuovo dal sonno.

Auria chiuse la porta e filò di nuovo in camera sua per prepararsi. Gli abiti alboriani erano quanto c'era di più lontano dallo stile gianese, con le loro decorazioni articolate e rigide, la bellezza di un duro diamante, affatto simile alla naturale semplicità dei motivi geometrici della sua terra. Indossò un vestito dalle maniche a palloncino che su di lei sembrava ridicolo, un bustino fin troppo stretto contro cui litigò e perse malamente, e infine degli stivali con i quali dovette camminare come una marionetta finché non si fu abituata. Scendere le scale con quelli, dato anche il tacco che presentavano, per quanto basso, fu una vera fatica.

Per fortuna riuscì ad arrivare sana e salva a lezione. Di nuovo, non si preoccupò di bussare e all'interno della classe scorse appena in tempo il povero Cyprian, già lì da chissà quanto, sobbalzare per il suo arrivo improvviso.

«Sono qui!» esclamò a gran voce. Non era mai stata in un istituto del genere e non sapeva come fosse opportuno presentarsi. Optò per la scelta più ovvia.

Cyprian, prima della sua interruzione, stava rimettendo a posto alcuni vecchi tomi che approfondivano l'argomento della magia sciamanica, davanti a una cattedra di legno scuro che finì per urtare e spostare producendo un baccano che gli punzecchiò le orecchie appuntite. Ebbe bisogno di due secondi pieni per riprendersi, sentire il cuore che tornava a battere a una velocità normale, e finalmente calmarsi. Istruirla sull'uso delle porte non era qualcosa che la direttrice Irenis gli aveva chiesto di fare, per cui si disse che poteva sorvolare sull'argomento.

KADER - Erede della LunaOn viuen les histories. Descobreix ara