☾ 12 - Sol Marat ☽

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Il sole non scottava più. Kader non sentiva più la gola arderle per la sete, né il sudore scivolarle addosso e finirle nel colletto del vestito. Sotto le dita percepì solo seta fresca e respirò a fondo, le narici solleticate da un dolce profumo di spezie e incenso. Non aveva idea di dove fosse finita o di cosa producesse quegli odori mai sentiti prima e, curiosa, si tirò su mettendosi a sedere sul grande letto, comodo e spazioso, nel quale si era risvegliata. Stirò braccia e gambe, allungandole finché non le fecero male, ma si trattava di un dolore insignificante, dovuto allo sforzo degli ultimi giorni. Era sfinita a causa di tanti fattori: la fuga da Elysia e il ritorno alla città natale, l'allenamento con Erys, la fuga dai Cavalieri di Cenere e dal mostro del deserto, la lotta contro gli scorpioni che avevano attaccato il suo gruppo e...

... E cosa ci faceva in un comodo letto?

Saltò giù, toccando il pavimento con i piedi scalzi. Le mattonelle chiare erano fredde al tatto, ma in un modo piacevole. La temperatura era perfetta, tiepida come una mattina d'estate sulle spiagge della baia. Quella in cui si trovava era in effetti una stanza mai vista prima, tanto che le parve di vivere un déjà-vu. Solo due settimane prima era stata rapita e portata in una residenza sconosciuta e ora, a quanto sembrava, era successa più o meno la stessa cosa.

Notò un piccolo tavolo imbandito vicino a una parete gialla. Su di esso, prelibatezze a base di frutta e verdure venivano illuminate dalla luce tremula di un candelabro. Kader sentì lo stomaco attorcigliarsi e quasi si scagliò contro il tavolo, raggiungendolo e poggiandovi le mani sopra così in fretta che lo vide traballare e temette che i piatti cadessero a terra. Era stata avventata a bere l'acqua che i misteriosi viaggiatori del deserto le avevano offerto e, probabilmente, era ancor più stupido mangiare del cibo spuntato da chissà dove in un posto dove era stata trascinata con la forza, eppure non poté farne a meno. Non mangiava un pasto decente da giorni: durante la traversata di Giana aveva avuto a disposizione solo le poche scorte di carne essiccata e pane duro, che tra l'altro lei, Ri, Erys e i membri della scorta avevano dovuto dividere, lasciando a ciascuno solo il minimo necessario alla sopravvivenza. Quasi le vennero le lacrime agli occhi quando affondò i denti in una manciata di riso compatto e speziato che avvolse in una mano e trangugiò con ingordigia.

Stava ancora masticando il boccone quando riprese a guardarsi attorno: una portina aperta alla sua sinistra, in fondo alla stanza, portava a un ambiente più piccolo, chiuso, in cui sbirciò una vasca ricolma d'acqua, la schiuma luccicante che andava sciogliendosi ma il vapore ancora denso nell'aria. Qualcuno doveva averla preparata da poco e, probabilmente, era stato in quella stanza e l'aveva svegliata. Voltò le spalle alla parete vicina al tavolo e si rese conto che la sua idea di ritrovarsi nuovamente ospite di un gentile nobile si era rivelata una speranza affrettata.

Ecco la fregatura: una delle quattro pareti non era una parete. Era un muro di alte sbarre nere, la porta cui era collegato serrata. Nessun segno di una chiave nelle vicinanze.

Kader sospirò e si pulì le mani in uno straccio lasciato sul tavolo, prima di sfiorarsi la fronte, ancora confusa. «Fantastico...» bisbigliò sarcastica, dando altre rapide occhiate a quello che la circondava: nessun oggetto appuntito per scassinare la porta, sempre ammesso che sarebbe riuscita a farlo, né da trasformare in un'arma. Non c'era ombra del suo zaino, men che meno di Ri ed Erys. L'idea che gli fosse capitato qualcosa le gelò il sangue nelle vene nonostante il piacevole calore della stanza.

Camminò avanti e indietro dopo aver provato in tutti i modi a forzare la porta. Aveva persino provato a chiamare a gran voce qualcuno nelle vicinanze, ma non c'erano né guardie né altri prigionieri lì. Oltre le sbarre poteva vedere solo una piccola scalinata salire a un piano illuminato, e il corridoio più scuro del piano su cui invece si trovava lei al momento. Cercò di riflettere più che poteva, dicendosi che doveva trovare un modo di uscire di lì, di recuperare i suoi amici. Erys era stata avvelenata... coloro che li avevano trovati avevano capito la sua richiesta di aiuto? Le stavano fornendo le dovute cure? E che ne era stato del comandante Ri, che invece aveva perso i sensi a causa dello sfinimento?

KADER - Erede della LunaWhere stories live. Discover now