☾ 13 - Prigionia ☽

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L'atmosfera nella sala del trono era pesante, così rigida da dare l'impressione che l'aria si potesse tagliare con una lama da burro. Kader tenne gli occhi bassi per un po', finché non scelse di sollevarli sulla ragazza accomodata sul seggio alla sua sinistra, leggermente sporta in avanti come se cercasse di nascondere l'agitazione dietro un velo di pura curiosità. Lei stava facendo scorrere lo sguardo da Kader a suo padre, in attesa che il sovrano iniziasse la discussione.

Egli, sfiorandosi il mento, allargò le gambe e parve sciogliersi contro lo schienale del suo trono, più calmo e comodo che mai, mentre Ri sfiorava le mani della giovane prigioniera al suo fianco per darle conforto e chiederle di farlo parlare. Non era un segreto che lui fosse più esperto anche nell'arte oratoria, quindi forse poteva trarre entrambi in salvo in qualche modo.

Il capovillaggio respirò a fondo e, all'improvviso, girò i palmi verso il soffitto. «Due empiriani e una veziriana attraversano i confini della nostra terra, affrontano il keel voog e il deserto, e ora si trovano qui, nel Sol Marat, il cuore pulsante di questa sacra città.» con voce profonda, ma giovane e vigorosa, elencò le disavventure del gruppo.

Kader spalancò gli occhi, mordendosi le labbra. Nel suo cuore si sentiva un'abitante della Venturea, ma il capovillaggio credeva che provenisse da Empiria. Forse lo aveva dedotto dai suoi tratti somatici o aveva solo tirato a indovinare, ma ciò in qualche modo rafforzò la preoccupazione di Kader, che sempre più iniziava a credere che la Resistenza non le avesse mentito. Forse era davvero l'erede al trono di Domiin. Ma che differenza faceva, adesso? Al momento non era che una giovane ragazzina prigioniera in un immenso deserto, alla mercè del giudizio di un popolo che non sembrava gradire la sua presenza in quel luogo.

E cos'era un keel voog? Kader non spiccicava una parola di gianese ma impiegò poco a rendersi conto che forse stava facendo riferimento al grande serpente che aveva diviso il suo gruppo da quello dei Cavalieri di Cenere durante l'inseguimento ai confini del regno indipendente.

Fu distratta dal movimento del capovillaggio che, irrigidendo i muscoli, si ricompose davanti a loro. «Spero capiate la gravità della situazione. Giana è la sacra terra del Sole. Secoli orsono, quando ancora gli elfi abitavano questo continente, i miei e i vostri avi hanno stipulato un accordo di non belligeranza e indipendenza. È assolutamente proibito addentrarsi nel grande deserto senza un permesso.» ricordò loro, come se stesse spiegando una storia a dei bambini. Eppure non era intenerito, né lieto di dover fare quel discorso. Lo dimostrava la sua fronte corrugata, o il piede scalzo che di tanto in tanto picchiettava a terra. «Rientra nei miei doveri chiedervi il perché tre estranei stessero passeggiando all'interno dei confini, specialmente così in profondità nel deserto.» terminò infine.

Né la ragazza né Ri sapevano effettivamente quanto si fossero spinti nel cuore di Giana. Khepri era situata nella parte orientale del regno ma il fatto che vi fossero stati portati non implicava che il gruppo fosse effettivamente vicino alla città al momento in cui erano stati tratti in salvo.

Ri lasciò vibrare la voce sulle labbra con incertezza, prima di parlare. «Voglio sapere dove si trova la mia compagna d'arme.» quasi sibilò, nervoso. Il non aver rivisto Erys dopo il suo risveglio lo spaventava più di quanto Kader potesse immaginare. L'affetto che provava per lei non era cosa da poco e perderla sarebbe stato troppo doloroso.

La regina scoccò un'occhiataccia al giovane uomo, ma suo marito la tranquillizzò coprendole una mano con la propria prima di riprendere il discorso.

«Risponderò alle vostre domande, forse, dopo che voi avrete risposto alle mie.» alzò il tono della voce, incoraggiando un lieve vociferare nella sala, «Chi siete? E perché vi trovate nel regno indipendente di Giana?»

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora