✩ 8 - Fratelli ✩

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Il silenzio di Ri iniziava a diventare snervante per Erys. Coperto solo dal rumore degli zoccoli dei cavalli che stavano montando sulla strada di pietra, rimbombava nei suoi timpani e risultava assordante.

Kader si era nascosta e nessuno l'aveva più vista, dopo la scenata sulle scale dell'Accademia. Ri non aveva aperto bocca per tutto il pomeriggio, o quasi. Si era limitato a riassumere brevemente alla compagna quello che era accaduto, dopodiché la notizia si era naturalmente diffusa. Lui non aveva idea di come fosse riuscita a scoprirlo tanto rapidamente, ma anche Auria era uscita in città per cercare l'amica, mettendo da parte le sue lezioni con Cyprian che, incredibilmente, aveva deciso di accompagnarla. Forse avevano chiamato in aiuto anche Sol, dato che poteva vagare liberamente fuori dall'istituto, ma di certo non erano riusciti a trovarla, o glielo avrebbero fatto sapere.

Era tardo pomeriggio ormai, si avvicinava l'ora di sera e il cielo era scuro, le vie illuminate dal pallido bagliore dei lampioni, ancora abbastanza popolate nonostante l'ora. D'altronde, non ci si poteva aspettare una vita notturna pacifica, in una città di vampiri.

Avevano preso in prestito dei cavalli dalle scuderie all'ingresso della città, animali che non erano abituati a camminare molto dati i confini ridotti, ma non potevano fare di meglio. Avevano dovuto liberare i loro nei pressi di un villaggio qualche giorno prima, dato che non avrebbero potuto portarli ad Arcadia. Con quelli avevano perlustrato l'intera città, ormai già due volte, ma non avevano ottenuto risultati.

La donna dai capelli rossi non si risparmiò dal folgorare con lo sguardo l'amico al suo fianco. Lo aveva già fatto altre volte, nell'arco della giornata, ma la sua pazienza raggiunse un limite e dunque decise di prendere l'iniziativa, visto che lui non sembrava propenso a fiatare.

«Avresti dovuto dirglielo sin dal primo momento.» sibilò solamente, mentre uno sbuffo del destriero le faceva da eco.

Ri non le rispose. Non la guardò neppure. Continuò a cavalcare con lo sguardo perso nel vuoto, vitreo e basso.

Erys sollevò il mento, nervosa. «È sconvolta. Tornerà all'Accademia con le sue gambine, quando se la sentirà.» provò a giustificarla, il che aveva dell'incredibile.

Quando si erano conosciute, Erys aveva detto che Kader avrebbe dovuto riprendersi in fretta dal trauma che aveva subito per intraprendere il suo viaggio. Ora che le settimane erano passate, però, e che avevano vissuto già così tante avventure e disavventure insieme, la guerriera non poteva negare di essersi affezionata, almeno un po', alla ragazza più giovane. Aveva compreso la sua indole buona e fragile. Rischiava di spezzarsi al minimo strattone, e quella vita di strattoni gliene avrebbe dati ancora molti, per cui andava rafforzata. Tuttavia, ora che la conosceva meglio poteva immaginare quanto scioccante potesse essere stato per lei scoprire che uno dei suoi parenti biologici fosse ancora in vita... e che non glielo avesse detto.

Ri si limitò a scuotere la testa. In città le sparizioni sembravano un serio problema, non poteva lasciare che accadesse qualcosa a Kader quando lui non poteva raggiungerla. Che lo odiasse o meno, lui avrebbe continuato a difenderla nonostante tutto.

Erys respirò a fondo. «Sapevi che sarebbe successo, prima o poi. Era il prezzo del tuo segreto. L'intera Resistenza sa chi sei e ha tenuto nascosta la tua identità al resto del mondo, ma tu sei il nostro capo. E lei...» faticò persino lei ad ammetterlo, «è la nostra imperatrice. Meritava di sapere.»

«Sì...» questa volta Ri le rispose, ma la sua voce fu niente più che un debole sussurro portato via dal primo flebile colpo di vento, «Glielo avrei detto, prima o poi. Aspettavo che lei... che io...» alzò poi il tono, ma non riuscì a proseguire.

Erys guidò il cavallo con un colpetto di tacco e gli si avvicinò. «Che foste entrambi pronti? Non lo sareste mai stati. Mi ricordo ancora quell'espressione inebetita sul tuo volto, quando la rivedesti per la prima volta davanti alla bottega Toymaker. Credevi che ti saresti abituato alla sua presenza e lei alla tua come se gli eventi non vi avessero tenuti lontani per vent'anni, o forse speravi di poter continuare a vivere senza mai dirle la verità? Avresti sopportato di starle accanto mentre lei piangeva un fantasma che non sapeva essere il tuo?» Le parole della donna si fecero sempre più aspre e pesanti, «Vostra madre la affidò a te per prendertene cura. Non puoi...»

KADER - Erede della LunaWhere stories live. Discover now