☾ 14 - La figlia del sole ☽

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Kader non ritrovò la stanza esattamente come l'aveva lasciata. Probabilmente qualcuno, forse una guardia, vi si era intrufolato per controllare se avesse lasciato all'interno degli indizi circa la sua identità o le sue reali intenzioni. Per quanto l'idea che qualcuno avesse frugato tra le sue cose - le sue scarpe, per esempio, erano state lasciate ai piedi del tavolo - dovette ricordare a se stessa che quella era pur sempre una prigione, non casa sua. Non poteva certo avere chissà quali pretese.

Ciò che la incuriosì fu più che altro che chiunque fosse entrato nella sua cella non si fosse preoccupato di nasconderne le tracce, a tal punto che, tra il cibo che era stato lasciato a sua disposizione sul tavolo, individuò un frutto a cui era stato dato un morso. Di una pagnotta di pane morbido non erano rimaste che le briciole, e il calice d'acqua era vuoto.

Kader sollevò un sopracciglio e si guardò attorno, soprattutto quando, dopo essersi avvicinata al tavolo, percepì un fruscio alle sue spalle. Voltandosi di scatto realizzò che probabilmente si stava lasciando suggestionare, ma il fatto che le tende del letto a baldacchino fossero chiuse non era certo un'illusione. Cauta, più per istinto che per altro, si accostò al letto e avvicinò una mano alla tenda per tirarla.

Peccato che la tenda la aggredì. O meglio, chiunque vi fosse dietro, perché Kader si ritrovò una faccia a un palmo dalla sua e si tirò indietro con talmente tanta fretta da inciampare a cadere a terra con un grido.

«Ehylà!» Una mano sventolò allegra davanti a lei. «Oh, scusami... ti ho spaventata?»

La principessa di Giana sedeva a gambe incrociate sul materasso, l'altra mano reggeva un vestito strapazzato. Non uno comunque: era quello che Kader aveva indossato nel deserto per giorni e giorni. Non le diede nemmeno il tempo di rispondere, tanto era esuberante. Non che Kader al momento fosse anche solo riuscita a ricominciare a respirare.

«Questo è tuo, vero?» La ragazza sventolò la veste davanti a lei. «Lo adoro! Non ho mai visto un azzurro così vivido. Certo... è sfilacciato, gronda ancora sabbia e puzza un po', però...»

«Tu...» Kader la indicò allibita, prima di schiarirsi la gola. Stava parlando con la figlia del sovrano di Giana. Se voleva evitare altri problemi avrebbe fatto meglio a trattarla con rispetto nonostante l'anima avesse appena abbandonato il suo corpo per lo spavento. «Voi... cosa fate qui voi?» riformulò.

La principessa puntò i grandi occhi su di lei per qualche attimo, battendo le lunghe ciglia, dopodiché scrollò le spalle. «Mi annoiavo.» disse semplicemente.

«Vi annoiavate?» Kader si tirò su, spazzando via la polvere dai vestiti ed eliminando le pieghe con dei colpetti, «Vi è almeno concesso stare qui? Io... sono una prigioniera. Non rappresento un pericolo, per voi?»

Lei mollò il vestito e saltò giù dal letto con un agile balzo. Nel frattempo, si concesse anche una genuina risata. «Mio padre non vi considera prigionieri. Tu e i tuoi amici siete ospiti di Khepri!» le ricordò, prima di mordersi un labbro, «Be', per sempre, probabilmente.»

Kader scosse la testa. «Ma... perché siete qui? Io non capisco...»

La principessa sfoderò un grande sorriso mentre si girava verso di lei. «Volevo conoscerti!» rispose in tutta tranquillità, allungando un braccio in sua direzione, «Khalios mi chiama "Auria Gaia"!»

L'altra ragazza strinse le palpebre e le diede la mano con aria confusa. Auria non ci mise molto a capire perché.

«Oh, giusto... è un detto tradizionale. I nostri nomi vengono scelti dagli sciamani del Dio del Sole, per questo si dice così.» spiegò in sintesi, «"Auria" rappresenta l'oro, mente "Gaia" la terra. Il mio nome significa deserto!» Lo disse con una certa fierezza, e Kader non poteva darle torto. I suoi nomi erano belli e anche significativi, dato che rappresentavano la principale fonte di protezione per la sua gente. «Tu sei Kader, vero? E dal cognome presumo tu sia una giocattolaia venturiana.»

KADER - Erede della LunaWhere stories live. Discover now