-Capitolo 47-

786 71 46
                                    

-Ascoltate la canzone-
Camila tornó a casa infreddolita, le gambe erano violacee esattamente come le sue labbra, appena Kathrine la vide il suo viso sbiancó.
<<Camila? Cos'è successo?>>
La piccola cubana non disse nulla, solo si fiondó tra quelle braccia che d'ora in poi , forse , sarebbero state le uniche in grado consolarla per i futuri mesi a Miami...
Le lacrime iniziarono a bagnare il petto della donna, la quale strinse a se la ragazzina sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, ma per i successivi 3 mesi la situazione non era affatto migliorata.
Era il 16 Marzo e mancava solo un giorno prima del rientro della piccola cubana al suo paesino. Dopo quel disastroso 25 Dicembre 2015, era iniziato il periodo più brutto della vita di Camila, eppure ne aveva passate tante... non aveva sofferto così tanto neanche per la morte del padre e della sorellina, forse perché essendo piccola era leggermente più facile farsi distrarre, esattamente come era accaduto alle gemelline la vigilia di Natale, in qualche modo la quindicenne era riuscita a non farle pensare all'addio di Josh, il quale se n'era andato senza fare più ritornare; di lui si seppe qualcosa solo quando Kath ricevette le carte del divorzio per posta, ma quel gigante buono non vargó più la porta di
casa Clarke. La villetta divenne solo un enorme dimora vuota, piena di sofferenza e pianti; le gemelline non ridevano più come una volta e quel casino mancava come l'aria.
Persino Gas sembrava aver perso le forze, passava tutto il giorno ai piedi del letto di Camila, ed essendo un cucciolo era alquanto strano che stesse così tranquillo. La host mom spesso crollava durante la notte, rifugiandosi su quel divano verde mentre tra le mani sorseggiava forse troppi bicchieri di vino, la piccola cubana aveva assistito a qualche scena... ma ogni volta non era riuscita a rassicurare la donna, si limitava ad ascoltare il tutto mentre piano piano, giorno dopo giorno moriva dentro.
L'assenza di Lauren era incolmabile, la scuola almeno l'aiutava a non pensare alla corvina per qualche ora al giorno eppure di notte la quindicenne non faceva altro, abbracciava il cuscino piangendo, per poi sentire Gas affianco a lei stendersi sulle coperte e poggiare il muso sulla sua spalla o sulla pancia, i suoi erano gli unici occhi verdi che l'avevano osservata negli ultimi 3 mesi lontana dal suo cuore camminante; Lauren.
In quei mesi non aveva proferito parola in classe con nessuno dei compagni, interveniva solo quando era interpellata e per il resto del tempo se ne stava in disparte... era la stessa Camila di Talinaka, il suo paesino; la ragazzina isolata, sola e sofferente, ma non per il bellissimo questa volta.
In quegli ultimo periodo a Miami, continuava a fermarsi alla caffetteria Moon alle 17, ogni giorno, rischiando di rimanere lì per ore, con la speranza di intravedere anche solo da lontano la corvina, ma non successe neanche una volta. A volte per la disperazione aveva corso quei numerosi kilometri fino a Biscaynie Bay, il posto speciale di Lauren, ma neanche in quel posto magico vi era mai stata traccia di lei... in compenso Camila era riuscita a scrivere una canzone, o meglio a finirla; il giorno in cui la cantante aveva chiesto alla minore di leggere le righe che aveva scritto, le aveva confessato di non riuscire ad andare avanti perché non sapeva come unire il pezzo che aveva scritto pieno di rabbia per la situazione che si era creata con la scoperta della relazione con Lucy, a quello nuovo che aveva iniziato a comporre grazie alle parole della piccola cubana...
La quindicenne voleva vederla anche per questo, non solo per riuscire a respirare di nuovo; voleva lasciarle quelle parole, farle leggere i versi in più , uniti ai già esistenti, dei quali anche senza il testo si ricordava benissimo grazie alla memoria fotografica e al fatto che, nonostante non avesse più il diario ogni istante con la ragazza dagli occhi verdi era impresso nella sua memoria, come un tatuaggio indelebile.
Lauren aveva lasciato le sue impronte in quel piccolo cuore tremolante.
Anche per la cantante nei mesi successivi a quel Natale le cose non andavano affatto così tanto bene...Per la prima volta non era in grado di nascondere il dolore, i suoi fan erano in pensiero per lei e ciò la faceva stare a cosa più male; i loro sorrisi erano l'unica cosa che le dava la forza eppure ora non vi era più neanche quel barlume, perché la felicità della loro beniamina veniva prima di ogni cosa anche a discapito della loro.
Era come se mentre Lauren e Camila soffrissero, così unite ma allo stesso tempo distanti, tutto il mondo piangesse insieme a loro senza sapere la vera ragione di quelle lacrime irrefrenabili.
La cantante era crollata in qualche live di Instagram, anche solo per qualche piccolo commento che le ricordava lontanamente Camila, era bastato un banale messaggio in spagnolo.
Spesso diceva ai fan di sentirsi malata, depressa... perché era come se si trovasse in un vortice senza riuscire ad uscirne viva da lì, nonostante le varie risposte piene d'amore e supporto, Lauren continuava a restare in quel baratro che la portó al silenzio per un po', non riusciva a comporre ne tanto meno a cantare e ciò faceva imbestialire Simon.
Il suo manager non capiva Lauren, non l'aveva mai fatto e nonostante lei fosse distrutta la minacciava in continuazione, esattamente come era accaduto qualche settimana prima nella Synco Records.
<<Lauren è possibile che siano già passati tre mesi! Ancora non hai portato neanche un testo di una canzone!!>>
<<Simon...>> La sua voce suonava ancora più rotta rispetto al periodo in cui soffriva per Lucy, ma nessuno sembrava essersi accorto di questo.
<<Niente Simon se domani non mi porti il testo di almeno una canzone, me ne vado e sai benissimo che non sarà affatto facile trovare un manager>>
Lauren alzó lo sguardo, osservando quell'uomo inveire contro di lei, come ogni giorno; era tutto troppo per il suo povero cuore, perché doveva sempre sentirsi come un alieno?! Nessuno era in grado di capirla, eppure non sembrava così difficile... non era mai stata una persona complicata ed i suoi occhi erano talmente limpidi da poterci leggere dentro ogni riga del libro della sua mente.
<<Sei licenziato>> Rispose solo Lauren, senza far trapelare alcuna emozione.
<<Come scusa?>> Chiese ridendo un po' il manager, come a prendere in giro la ragazza, la quale peró si alzó osservandolo negli occhi per la prima volta dopo tanto tempo.
<<Sei licenziato>> Esordii nuovamente con una voce ferma e sicura; non aveva mai avuto tutto questo coraggio nei confronti di quell'uomo... ma era diventato tutto troppo per lei. <<Come posso fidarmi di te se non riesci neanche a capire quanto io stia male? Al posto che aiutarmi, mi butti sempre più giù. Non ho bisogno di te, mi serve un manager pronto a lanciarmi un salvagente quando sto per affogare, non un ancora che è solo in grado di farmi morire più velocemente>>
Quelle parole risuonarono in tutto lo studio, attirando poi l'attenzione delle altre persone che lavoravano in quella struttura, alcuni applaudirono la ragazza e nel suo cuore una piccola fiammetta fioca fioca si accese.
<<Ti mancano gli applausi delle persone vero?>> Chiese una voce femminile, proveniva dalla stanza difronte, ma per un primo momento la proprietaria era in penombra.
<<Da morire >> Rispose solo Lauren, cercando di identificare quella figura in lontananza, che però si fece più vicina qualche istante dopo.
Continua...
-Arianna

You Aren't AloneWhere stories live. Discover now