QUATTRO

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Camila camminava lungo quelle viuzze che sembravano infinite, mentre quell'aria calda e quel profumo di salsedine che proveniva dal mare le sfioravano la pelle. Ogni passo era accompagnato da una canzone di Rihanna e ciò fece sì che nella mente della nostra piccola protagonista si materializzasse l'immagine di Lauren, come ogni volta in cui per caso veniva selezionata casualmente una delle sue canzone, in quanto la corvina ne era ossessionata.

Quel giorno la cubana doveva essere concentrata e non pensare al suo amore platonico almeno non durante le ore di scuola; era pur sempre il primo giorno e doveva essere pronta, attiva e attenta alle lezioni. il suo intento inizialmente era fare colpo sui suoi compagni, non avrebbe mai sopportato di essere presa di mira, aveva già vissuto una cosa del genere con il bullismo alle medie. Camila sperava anche di avere dei professori comprensivi e propensi ad aiutare i propri alunni in modo che fosse aiutata nelle materie come matematica dove aveva molte lacune.

Dopo alcuni isolati finalmente trovó una caffetteria abbastanza carina, era sulla strada e aveva una forma un po' arrotondata, tutta bianca con delle righe blu e c'erano dei grandi scalini sui quali un po' di gente era seduta.

Appena il suo piede toccò il primo scalino, si sentii così curiosa di scoprire come fosse all'interno. La curiosità è da sempre stata una delle sue caratteristiche principali, anche se nella maggior parte dei casi non portava a niente di buono. La fila non era molta, quindi avrebbe fatto in tempo ad arrivare alla Miami High in orario; la cubana decise di aspettare e provare a prendere qualcosa in quella caffetteria così carina, dove c'era un qualcosa di familiare.

Solitamente per colazione non mangiava molto, così appena fu il suo turno optò solo per un frullato al cacao. Odiava il caffè, nonostante fosse stata a contatto con la cultura italiana sin da bambina e per loro il caffè è un sacrilegio; la mora prediligeva i gusti dolci in quanto il sapore amaro in bocca non le piaceva affatto. Una volta preso il bicchiere di frappè, si scattò una foto chiedendosi se sarebbe stata la quiete prima della tempesta o le porte del paradiso; assaggiò con cautela dalla cannuccia come fosse quell'intruglio; all'inizio era un po' preoccupata, ma appena quel dolce sapore di cacao si posò sulla sua lingua, i suoi grandi occhi marroni si dilatarono, era delizioso.

Camila era davvero soddisfatta, quella mattina era iniziata davvero benissimo, così scese rapidamente quegli scalini e si incamminando di nuovo verso la scuola mentre assaporava quel dolce frullato, si sentiva così appagata in quel momento, piena di speranze e anche un po emozionata; la musica continuava ad accompagnarla, essendo la sua unica amica a Miami, almeno fino a quel momento... I passi erano veloci, decisi, come se facesse quella strada ogni giorno, il che era davvero strano non era la prima volta che sentiva quella vena di familiarità; ma neanche questa volta ci fece molto caso.

Dopo pochi istanti, in lontananza, vide un grandissimo stabile di un giallo canarino molto chiaro, che si sposava alla perfezione con le palme verdi illuminate dal sole del mattino. Camila era così entusiasta, non vedevo l'ora di poter entrare davvero in una scuola americana. Aveva sempre visto quei college nei film mentre era sul divano con le sue amiche e finalmente avrebbe potuto varcare quella porta e vedere con i suoi stessi occhi tutto ciò.

Una volta varcata la soglia Camila si rese conto di essere ufficialmente una studentessa della Miami High. Appena la porta alle sue spalle si chiuse la canzone che risuonava nelle sue orecchie cambió, ed era davvero perfetta per quell'istante.

" Mirror, Justin Timberlake - Cover Fifth Harmony & Boyce Avenue "

Era lenta, come i suoi passi. Tutto ciò che ammirava in quel momento, era come se fosse a rallentatore, legato al ritmo della colonna sonora. Il corridoio era molto grande quasi come il sentiero all'esterno della sede, vi erano così tanti armadietti, ognuno aveva disegni, scritte o adesivi. C'erano così tanti studenti che vagavano per i corridoi, la maggior parte avevano delle giacche da softball rosse e blu, ma nessuno fece caso a Camila, era come se fosse trasparente. Tutti le andavano a sbattere senza chiederle scusa, la cubana si sentiva piccola e fuori luogo, infondo non conosceva quel luogo e nessuno sembrava volerle dare delle indicazioni per chiarirle i dubbi. La mora cercava disperatamente di chiedere informazioni su dove fosse la segreteria, in genere era molto timida ma nonostante stesse davvero cercando di attirare l'attenzione di ogni studente, nessuno la degnava di uno sguardo. Era come un fantasma. Già è difficile integrarsi, soprattutto per una persona così timida ed un tipico soggetto che cerca sempre le approvazioni dagli altri... proprio per questo voleva partire e mettersi in gioco, andare dall'altra parte del mondo era sinonimo di crescere, ma nonostante stesse tentando di abbassare almeno un po' il muro fatto dalle sue paure ed insicurezze, la risposta non era quella che sperava. Piano piano il suo entusiasmo iniziò a spegnersi, abbassò il viso e quel sorriso così accesso che aveva prima scomparve. La Camila che sperava di aver lasciato a Cuba stava prevalendo; si stava facendo buttare giù da quella situazione. Infondo non voleva che quell'anno scolastico fosse come tutti quelli passati nel suo paesino, dove stava sempre per le sue, vagava nei corridoi da sola e tutti la prendevano di mira, solo perché non aveva un carattere forte per potersi difendere... per fortuna c'erano le sue amiche, ma facendo una scuola, nello stabile di fronte, non potevano aiutarla in quella situazione. Ally, Dinah e Normani studiavano all'accademia d'arte, la più minuta Ally voleva diventare un architetto esattamente come il suo nonno per questo studiava architettura, mentre le altre due studiavano moda, sognavano di poter diventare le stiliste di qualche brand famoso o addirittura di poter essere le costumiste ufficiali di Beyoncé; Camila era più razionale, studiava lingue, aveva sempre sognato di fare la traduttrice o magari l'insegnante, in modo da poter avere uno stipendio che le permettesse di aiutare sua madre e che in un futuro le avrebbe permesso una vita con qualche agio in più come una casetta tutta sua.

"E' solo il primo giorno" - Iniziò a ripetersi la cubana ripensando ai suoi sogni, agli sforzi di sua madre per poterla rendere felice, infondo la vera ragione per la quale voleva andare in america era cercare se stessa, conoscere il mondo e diventare più forte. Si vergognava di dare spiegazioni agli altri, aveva semplicemente detto che era il suo sogno nonostante nascondesse una paura assurda, la vera ragione era che ormai quel paesino le stava stretto, era tutto pieno di sogni e speranze, ma non bastavano. Voleva avere la possibilità di poter ricevere qualcosa in più dall'universo, perchè infondo le doveva un favore avendole tolto due delle persone che più amava al mondo. Voleva possibilità, voleva un riscatto e sicuramente un anno a Miami non solo avrebbe arricchito il suo bagaglio personale, ma anche il suo curriculum.

Doveva controllarsi, così chiuse gli occhi iniziando ad espirare ed inspirare, non doveva darsi per vinta.

Quando aprì gli occhi il suo sguardo era chino e non aveva più tutti quegli armadietti decorati o le varie locandine di eventi attaccate ai muri, bensí altro... si accorse della presenza di alcune frecce sul pavimento giallastro di quello stabile che agli occhi della quindicenne sembrava immenso. Le stesse frecce che forse l'avrebbero condotta alla segreteria o almeno questo sperava. La mora iniziò a seguire quel percorso, intrufolandosi in mezzo alla gente, continuò a scontrarsi con studenti senza ricevere alcuna reazione da parte loro, tanto meno delle scuse; ad un certo punto, quei piccoli segni sul pavimento scomparvero. In quel momento Camila pensò di essersi persa e il panico stava per tornare, ma appena alzò lo sguardo lesse la scritta " Segreteria " sulla porta e fece un sospiro di sollievo incredula.

Bussò delicatamente attendendo un consenso, la sua mano tremava, non ricevette nessuna risposta ma entrò lentamente sussurrando un " permesso " con un filo di voce tremolante e alquanto teso. Era sempre stata una persona molto timida, introversa e chiusa; al solo pensiero di dover parlare con qualcuno che non conosceva iniziava a farsi mille paranoie. Una volta superata completamente la soglia e avendo chiuso la porta alle sue spalle la ragazza si accorse della presenza di una signora di mezza età, davanti a lei dietro ad un bancone la quale la accolse con un sorriso.

-Finalmente qualcuno che si accorge di me - Pensò tra sé e sé.

La signora aveva l'aria simpatica; portava un paio di occhiali neri sul naso, aveva un piccolo neo sul mento, qualche ruga intorno alla bocca e dei capelli ricci sul nero, iniziò a parlarle dandole il buongiorno e chiedendole se fosse la ragazza dell'anno all'esterno, si notava la curiosità nel suo tono di voce, Camila annuì soltanto cercando di non distogliere lo sguardo nonostante l'insicurezza e l'imbarazzo.

« Ti vedo agitata stai tranquilla ragazzina, infondo tutti sono entrati per la prima volta in questa scuola e fino ad ora nessuno li ha mangiati, non essere tesa sarà sicuramente una bella esperienza » Disse sfoggiando un sorriso rassicurante e porgendole una delle caramelle che aveva su quel bancone pieno di cose in disordine.

La segretaria iniziò a cercare qualcosa sotto quel bancone che le separava per poi aggiungere « Ecco, questa è la piantina della scuola... allora... » disse iniziando ad osservare quel foglio pieno di riquadri e scarabocchiò alcune cose, era il tragitto esatto per tutte le lezioni della cubana e per arrivare al suo armadietto.

« Grazie mille, davvero » Disse sorridendo la studentessa, grata alla donna che le aveva appena dato un po' di serenità. Camila quando sapeva dove andare e cosa fare si tranquillizzava, come se l'organizzazione le desse la giusta sicurezza per farla stare calma.

« Figurati ragazzina, sono qui per questo e se hai bisogno, sai dove trovarmi, segui le frecce » Rispose con un tono gentile e sul suo viso comparve un occhiolino complice.

La quindicenne salutò educatamente la signora dopo aver riposto la chiave del suo armadietto in tasca e aver preso la mappa tra le sue esili mani cercando di capire in base al suo orario in che aula era la sua prima lezione e che tragitto avrebbe dovuto fare per arrivarci.

Direzione... Aula 87, prima lezione, scrittura creativa.

Continua...

-Arianna 

You Aren't AloneWhere stories live. Discover now