51. Le cinque dame

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"Avresti molto da imparare dagli animali sai..." rispose Carlo quasi sottovoce.

Corrado si sentì colpito e affondato. Era incredibile come Carlo fosse sempre più a suo agio in quella situazione folle, più di quanto non lo fosse mai stato fuori, per tutta la sua vita.

Parlava con una lucidità che spiazzava, tutto iniziava ad essere finalmente chiaro nella sua testa, anche se di chiaro in quel posto c'era solo il panorama. La sua mente si era illuminata e le sue parole riflettevano quella luce, aveva paura certo. Ma era in grado di comprenderla finalmente, la poteva quasi toccare.

Corrado dal canto suo faceva appello alla razionalità che ad ogni minuto che passava veniva meno, facendolo sentire inadeguato, tradito da quello che per tutta la vita aveva considerato un ottimo modo di agire e che ora mostrava i suoi limiti. In cuor suo sapeva che l'istinto e la ragione avrebbero dovuto andare a braccetto, ma la sua ragione non voleva sentire ragioni. Era ingombrante, soffocante e sempre più spesso si era trovato nella difficile situazione di dover zittire il suo cuore e la sua pancia perché la sua testa si metteva di mezzo.

"Senti, mi dispiace ok? Questa situazione è assurda, non è facile per nessuno..." disse Carlo deponendo l'ascia di guerra.

Corrado annuì guardando a terra.

Beatrice era rimasta ad ascoltare per tutto il tempo cercando di non intromettersi. Sapeva bene quanto Corrado fosse intelligente e quanta energia mettesse in ragionamenti e congetture, quando la maggior parte della gente, lei compresa, semplicemente se ne fregava.

"Sentite, io credo che ognuno qui debba fare la sua parte. È inutile che ci mettiamo a discutere adesso su come sarebbe meglio agire, guardateci! Siamo in mezzo al niente! Dentro ad un Varco che porta ad un altro mondo! A volte mi sembra assurdo sentirmi parlare così! Dobbiamo solo rimanere lucidi e uscire da qui! Qualsiasi modo va bene..." disse Beatrice cercando di riportare l'armonia.

"Allora andiamo" disse Carlo avviandosi in quella landa desolata.

"E tu non provare a chiedere dove!".

Corrado sorrise a Beatrice e alzò le mani.

"Ok, ok!".

Si incamminarono senza nessuna direzione, come formiche su un foglio di carta immenso. Si guardavano intorno cercando qualche punto di riferimento in quel bianco senza limiti che li circondava.

Non riuscivano a capire quanto tempo fosse trascorso da quando si erano addentrati nel Varco. Diverse ore forse persino giorni. Avevano inspiegabilmente quasi terminato le loro scorte di cibo; eppure, non ricordavano di aver mangiato e la sensazione di restare bloccati lì dentro si faceva ogni minuto più forte.

Vagarono in preda all'ansia ancora per diverso tempo finché finalmente videro qualcosa comparire all'orizzonte.

"Laggiù! Guardate!" esclamò Corrado indicando una zona in mezzo al bianco, dove i suoi occhi scorgevano dei piccoli puntini neri in fila.

Si misero a correre emozionati sperando di essere finalmente arrivati alla fine di quella folle attraversata.

Si avvicinarono sempre più a quelle sagome scure fino a che poterono distinguere cinque grossi rettangoli in fila uno accanto all'altro.

Ancora rettangoli!

Alla fine, si rivelarono delle cornici, alte un paio di metri. Al loro interno erano ritratte delle graziose damigelle con le gote rosee, vestite in abiti settecenteschi che sorridevano gentili a chi le osservava.

"Questa non me l'aspettavo devo ammetterlo" disse Carlo.

"Nemmeno io" gli fece eco Corrado avvicinandosi ai grandi dipinti.

Il PassanteWhere stories live. Discover now