48. MON AMOUR

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Sorseggiai la cioccolata, le mani strette intorno alla tazza calda. Ethan, seduto al mio fianco, mi mostrava le foto del gruppo di Ellen.

-Sembra che si stiano divertendo- disse, scrutandomi ogni tanto. Si sforzava di nascondere la sua preoccupazione, ma l'ombra sul suo viso era evidente. Era preoccupato per me. Mi sforzai di sorridere e fingermi calma. Era però difficile nascondere la tempesta che avevo nel cuore.

-Bob sta cercando di farsi notare- proseguì, mostrandomi un'immagine dove il ragazzo cavalcava un enorme destriero bianco. Un principe azzurro dall'espressione impaurita. Molto impaurita. Eppure neppure quell'immagine mi fu utile. Mi limitai ad annuire, pensierosa.

-Qualcosa non va?- chiese Ethan, lo sguardo attento. La tenue luce del lampadario gli faceva risplendere gli occhi, che sembravano di un grigio più intenso.

Scrollai la testa. -Sono solo stanca- mentii.

-Che ne dici di allontanarci da questo mondo innevato?- mi domandò,  lo sguardo luccicante di promesse.

-Cosa mi proponi?- indagai, incuriosita.

-Parigi- fu la sua risposta. Lo crepitio del fuoco era l'unico rumore oltre alla sua voce.

-Un po' lontano... hai una torre Eiffel nella valigia?- chiesi ironica.

-Ho molto di meglio- sorrise, un sorriso pieno di promesse –e di questo dobbiamo dire grazie a una nostra conoscenza-

-Chi?- domandai, posando la tazza, ormai vuota, sul vassoio.

-John-

Mi sentii un po' imbarazzata. Ehm, il mio rapporto con John era stato particolare. Non ne volevo sicuramente parlare.

Ethan non parve -o non volle- notarlo e tirò fuori due paia di occhiali per la realtà virtuale. Ne presi uno con un sorriso. –Dove mi porti?- gli chiesi.

-Questo dovrai scoprirlo tu... mettiti gli occhiali-

Ubbidii e mi alzai, ridendo. Tremavo dall'emozione, mentre mi sistemavo gli occhiali. Era come quando ero bambina e aprivo l'uovo di cioccolata a Pasqua, desiderosa di sapere cosa ci fosse dentro. Di fronte a me si presentò prima una schermata nera, poi una chiara e infine vidi la strada di una città. Sbattei le palpebre mettendo a fuoco ciò che avevo di fronte. La torre Eiffel! Parigi! Feci un giro su me stessa, incredula.

-Ti piace?-

La voce di Ethan. Sorrisi. –Meraviglioso, questo posto è meraviglioso!- mi guardai intorno per vedere le strade. Erano proprio le vie di Parigi, quelle che si vedevano nei film. E il sole splendeva nel cielo. Allungai le braccia, finalmente senza paura di essere ferita.

-Sono felice... e poi te l'avevo detto che ti avrei portata a Parigi-

-Manca la musica- gli ricordai.

-Fidati di me-

Un attimo dopo sentii una musica cullarmi dolcemente. La vie en rose, riconobbi. –Sa tanto di "Sabrina"- mormorai.

-L'idea è quella... mi concedi un ballo?- chiese.

Mi voltai e vidi l'avatar di Ethan. Era identico a lui, aveva perfino lo stesso sorriso. –Con vero piacere- mi avvicinai di un passo e lasciai che mi avvolgesse nel suo abbraccio.

Iniziammo a ballare tra le vie di quella Parigi virtuale, di quel mondo immaginario che sarebbe vissuto per sempre, che sarebbe stato lì perfino quando noi due non ci fossimo più stati. Un pensiero che mi rendeva triste. Lo scacciai. Non volevo essere triste.

-Ora manca solo una cosa- mormorai.

-Cosa?- mi chiese lui, curioso.

-Che sali sull'Olimpo e prendi Cupido... lo hai scritto sulla lettera-

Nelle luminose notti d'OrienteWhere stories live. Discover now