4. NELLA STANZA DI LAUREN

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Amavo la notte. Era l'unico momento in cui potevo vivere senza paure e senza limiti. L'aria fresca entrava dalla finestra aperta e gonfiava le tende. Una vampira ecco cos'ero e come mi sentivo. Inspirai a fondo. La cena era andata bene. Izzy non aveva fatto neppure una battuta, era troppo presa dall'idea del weekend. Il suo amato Michael aveva promesso di portarla a fare una gita romantica. Nauseante. Sì, probabilmente ero un po' invidiosa. Sospirai, scacciando quel pensiero. Mi sedetti alla scrivania e aprii il portatile. Lo schermo s'illuminò, rivelando che era rimasto acceso. Mi affrettai ad andare sul motore di ricerca. Ci avevo riflettuto e finalmente ero arrivata a una conclusione. Dovevo tentare.

Digitai il nome del sito che avevo trovato sulla lettera. I tasti ticchettarono sotto le mie dita, lo smalto sulle unghie che splendeva alla tenue luce della lampada. Quando mi ritrovai nella pagina del sito compresi che si trattava di un gioco di ruolo online. Buffo, molto in tema con quello che c'era scritto sulla lettera. Sorrisi e iniziai a creare un account. Ero curiosa, molto curiosa.

Scelsi un avatar femminile, con i capelli scuri e gli occhi rosa. Le feci indossare un abito rosa pallido che si allargava in un gran numero di balze. Sembrava una principessa... ma ci voleva un tocco gotico. Sfiorai la rotellina del mouse, facendo scorrere la pagina del sito fino a quando... un collarino di pizzo nero e dei guantini abbinati con due piccoli teschi brillanti. Sì, così era perfetto. Mi passai una mano tra i capelli, quindi fissai lo schermo, indecisa su cosa fare. Avrei potuto esplorare un po' quel mondo fantastico oppure avrei potuto cercare subito il mio corteggiatore. Optai per la seconda. Luver. Sorrisi. Aveva scelto il nome adatto. Una vignetta mi ricordò che non avevo ancora dato un nickname al mio avatar. Non dovetti ragionare neppure un attimo. Digitai rapidamente Fleur. Era il nome dell'unica dama di cui Luver s'innamorava nelle Cronache. L'autore si era chiaramente ispirato alla leggenda di Wolly Wood per sceglierlo. Giocherellai nervosamente con i capelli, mentre cercavo Luver. Lo trovai quasi subito. Era un avatar dai capelli castani, con una maschera e un lungo mantello nero. Mi ritrovai a sorridere. Lo avevo immaginato proprio così. Senza rifletterci oltre feci partire la richiesta d'amicizia, quindi mi alzai e iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza, nervosamente. Mi avrebbe risposto? Forse avrei dovuto allegare un messaggio. Okay, forse ero stata un po' impulsiva. Mi bloccai e lanciai uno sguardo alla finestra. Vidi il mio volto riflesso. Ero pallida, molto pallida. I capelli scuri mi ricadevano sul viso. Cos'avevo fatto? Corsi al computer e cercai subito un modo per cancellare la richiesta.

-Cancellati, cancellati- mormorai, cercando disperatamente l'opzione che mi serviva.

-Lo sai che non funziona così-

Sobbalzai. Lauren. Mi sforzai d'ignorarla. Non ora, non ora. Non avevo bisogno di uno spettro della mia mente.

-E poi tu vuoi parlare con questo ragazzo, vuoi sapere chi sia... non far finta che non sia vero, io ti conosco fin troppo bene... in un certo senso io sono te-

No, non era così. Lauren era solo un'allucinazione. Eppure era così reale, con i suoi capelli scuri, gli occhi verdi da gatta e il sorriso divertito. Chiusi gli occhi e mi coprii il viso con le mani. Le tempie mi pulsavano e avevo la nausea. Sì, Lauren era un'allucinazione, ma su una cosa aveva ragione. Io volevo sapere chi fosse il misterioso ragazzo... poteva essere Ethan. Mi tirai indietro e mi alzai. Avevo bisogno solo di un po' d'aria. Mi diressi alla finestra aperta. La brezza notturna mi baciò il viso. Chiusi gli occhi, godendomi quella sensazione. La notte aveva un profumo speciale, che il giorno non aveva. Fin da bambina ne ero sempre stata attratta. Quando riaprii gli occhi mi sentivo meglio, come quando da piccola mia madre mi prendeva un gelato dopo che avevo pianto. Era una sensazione confortante. Forse sarei dovuta scendere a mangiare davvero un gelato, avevo fame e... qualcosa attirò la mia attenzione. Voltai la testa e notai che c'era una luce accesa nella stanza di Lauren. Un brivido mi percorse la schiena. Non avrebbe dovuto esserci nessuno. La parte più razionale di me era certa che fossero i genitori. Avevo sentito che erano andati in Germania, luogo di nascita della madre, ma forse mi sbagliavo. Deglutii. E se fosse stata Lauren? Magari era tornata. Qualcosa mi spingeva ad andare a guardare. Era una scelta stupida... per una volta però potevo permettermi di fare qualcosa di stupido. Inspirai a fondo. Dovevo andare a vedere. Afferrai il giubbotto e me lo infilai, prima di ripensarci, quindi uscii dalla stanza, attenta a non farmi sentire. Non volevo che qualcuno facesse delle domande. Non era il caso. Sentii il rumore della televisione in salotto. Potei immaginare i miei genitori, seduti sul divano bianco, intenti a guardare un qualche film. Una voce femminile proveniente dalla televisione si lamentava della crudeltà del mondo. Trattenni a stento un sorriso caustico. Il mondo è sempre crudele. Sapevo che Izzy era uscita con Michael. I due si frequentavano ormai da qualche tempo. Una coppia da stereotipo: l'ape regina e il capo della squadra di football. Sbuffai e proseguii il mio cammino. Dovevo passare dalla porta sul retro, che si trovava in cucina. L'aprii e uscii nella notte, senza voltarmi.

Lauren mi aveva dato le chiavi di casa sua un'afosa estate di cinque anni prima. Era un paio di riserva, che i suoi non usavano neppure più.

-Se si dovessero accorgere che mancano?- le avevo chiesto.

-Penseranno di averle perse, non sarebbe la prima volta- mi aveva rassicurata.

Non se n'erano mai accorti, Probabilmente non si ricordavano nemmeno di averle. Le infilai nella serratura, il cuore in gola. Dubitavo che qualcuno mi avesse vista. Le girai lentamente, cercando di non fare rumore. Le avevo usate solamente una volta, due anni prima, quando Lauren mi aveva chiesto di passarle a prendere un libro che aveva dimenticato. Sembrava davvero passata una vita. La porta si aprì e io entrai lentamente. Restai in ascolto. Dovevo capire se in casa c'era qualcuno. Nulla, non sentii nulla, neppure un brusio. Inspirai a fondo per farmi coraggio. La prima cosa era farmi luce nel buio. Presi il cellulare e azionai la torcia. Un fascio di luce sfiorò il pavimento di piastrelle di fronte a me. Ora non mi restava altro da fare che proseguire fino alla stanza di Lauren.

Avevo fatto quel tragitto centinaia di volte, ma non mi ero mai sentita così nervosa. Dovevo solo dare un'occhiata, probabilmente alla fine tutto si sarebbe risolto con un nulla di fatto. Feci le scale. Un gradino per volta.

La stanza di Lauren era la prima a destra. La porta era socchiusa, ma vidi subito la luce che filtrava da sotto di essa. C'era qualcuno là dentro. La gola mi si strinse. Dovevo essere coraggiosa, dovevo farlo per Lauren. Appoggiai la mano sulla maniglia, che mi parve ghiacciata. Inspirai e spinsi. Si aprì con un cigolio degno di una casa dell'orrore. Mi lanciai dentro, cercando di abbracciare tutto l'ambiente con lo sguardo. Il letto con il copriletto viola, il grande armadio, la scrivania con la lampada a cuore. M'irrigidii. Lo notai subito. Qualcuno immobile dietro le tende, si vedeva il suo contorno. Avanzai, il cuore in gola, la testa che mi girava.

Afferai le tende e le tirai... era solo il bustino portavestiti. Mi sfuggì un sospiro di sollievo. E poi sentii il cigolio dietro di me. Mi voltai di scatto, afferrando il bustino con una mano, sperando di usarlo come arma.

-Non volevo spaventarti- disse una voce bassa, pacata e roca.

Incontrai lo sguardo grigio del ragazzo che se ne stava fermo sulla soglia, con un mezzo sorrisetto, a metà tra il divertimento e qualcosa che non avrei saputo definire. Mi sfuggì un sospiro di sollievo. Lo conoscevo... no, non poteva essere lui. Sentii le ginocchia diventare molli. Il mio sogno proibito era lì davanti a me, speravo solo che non diventasse un incubo.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa pensate di questo colpo di scena? Fatemi sapere.

A presto!

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