21. DUE RIVELAZIONI

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Mi lasciai cadere sul divano, sbadigliando. La sera precedente ero andata a letto abbastanza presto, ma mi sentivo comunque stanca. Le nuove informazioni che avevo raccolto su Ethan mi avevano resa nervosa. Chi era questa Mary? E soprattutto che rapporto aveva con lui? Lanciai uno sguardo al cellulare. Non c'era nessuna novità neppure su Lauren, l'autopsia non era ancora stata fatta. Sospirai.

Colpi alla porta. Mi sollevai, il cuore in gola. Mi ero abituata ad attendere con trepidazione. Mi alzai in piedi e mi affrettai alla porta. Questa volta avrei scoperto chi era! Aprii la porta e mi trovai davanti John, una busta in mano. Fu come se il mondo mi crollasse addosso. Deglutii, sforzandomi di dissimulare. Come avevo fatto a poter credere che fossero di Ethan le lettere? John mi fissò con aria colpevole e io mi sforzai di sorridergli. 

-Sei tu quindi a mandarmi quelle lettere?- chiesi.

-Ehm sì- borbottò lui.

Provai uno strano misto di gioia e delusione. Finalmente avevo scoperto chi era il mittente e non era una vera sorpresa, avevo già sospettato di John. Allora perché sentivo quella sensazione di oppressione al petto? Un insieme di delusione e nausea. Allungai la mano per prendere la lettera.

-Posso leggerla subito?- chiesi, sfilandogliela dalle mani.

-Sì, certo- mormorò.

L'aprii. La carta era morbida e profumava di fiori. Tuberosa? Era semplicemente piegata a metà.

"Mia principessa,

ieri sera mi sono perso a pensare a te. Ai tuoi occhi intelligenti, ai tuoi boccoli scuri, alle tue labbra piene e sempre sorridenti. Niente, volevo soltanto dirtelo. È bello sapere che quando sono triste posso pensare a te e sentirmi meglio. È confortante.

Il tuo cavaliere"

Sì, era una lettera del mio misterioso corteggiatore. Alzai lo sguardo e fissai John. Lui mi sorrise.

-Possiamo fare una passeggiata?- mi chiese.

-Non ho molta voglia di passeggiare... potremo andare a un bar- mormorai.

-Certo-

-Perfetto- gli sorrisi –aspetta solo un attimo- chiusi la porta e corsi a prendere la mia crema protettiva. Fuori non c'era molto sole, ma era meglio non rischiare. Se mi fossi ricoperta di vesciche durante la passeggiata, va bene che lui era innamorato, ma era meglio non tirare troppo la corda. Scacciai con forza la delusione.

La mattinata al bar era stata piuttosto noiosa

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La mattinata al bar era stata piuttosto noiosa. Non potevo credere che John fosse il poeta che mi aveva scritto quelle bellissime parole. Feci una smorfia ed entrai in cucina. Dovevo andare in un posto.

Non appena mi vide mia madre sospirò, fissandomi con attenzione, una mano appoggiata al bancone. –Sei sicura di voler andare al cimitero?- mi chiese.

Annuii. –Devo andare a trovare gli zii prima del college-

Mia madre socchiuse gli occhi. Sembrava molto stanca. Sapevo bene che si preoccupava per me. Si tirò indietro i capelli biondi. –Ti accompagno io- decise, lanciando uno sguardo alla finestra. La giornata era abbastanza nuvolosa. Questo avrebbe giocato a mio favore.

-Certo- dissi.

-Vai a metterti la crema solare, prendi gli occhiali da sole e un cappello a tesa larga- mi raccomandò.

-Grazie- le lanciai un bacio sulla punta delle dita e corsi in camera mia.

La preparazione per uscire richiese una mezz'oretta. Mia madre insisté anche che prendessi una delle mie medicine.

-Tanto per stare certe- sussurrò, mentre mi sistemava il cappello sulla testa –sembri molto Holly- aggiunse.

Sorrisi. Era il nostro gioco, fingersi Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany". Un gioco molto sciocco a dire il vero. Mi ero messa un paio di leggins lunghi e una maglia con le maniche che mi arrivavano fino ai polsi.

-Hai messo la crema solare anche sulle mani?-

Annuii. –So tutto il procedimento a memoria- la rassicurai.

Mia madre non sembrava molto convinta. Piccole rughe dovute alla preoccupazione erano comparse intorno ai suoi occhi. Un tempo non sapeva neppure cosa fossero le rughe. Era invecchiata negli ultimi mesi. –Se dovesse iniziare a bruciare ce ne andremo-

-Certo, certo-

-E non starai là per più di quindici minuti, okay?-

-Posso restare mezz'ora al sole prima di stare male- le ricordai.

-Quindici minuti- insisté.

-Certo- mi arresi. Avrei dovuto andare al cimitero di nascosto, sarebbe stato molto meno complicato. Se mia madre avesse saputo tutte le volte che ero uscita di nascosto anche di giorno! Meglio di no, mi sarei trovata rinchiusa nella mia stanza, come la povera Raperonzolo.

-Andiamo allora- finalmente mia madre sorrise. Un bellissimo sorriso.

Il cimitero era deserto quando arrivammo. Mia madre andò a parcheggiare all'ombra. Io ero dietro, nascosta dalle tendine che erano state messe sui finestrini.

-Arrivate- annunciò mia madre e proprio mentre stava per aprire la portiera il suo cellulare cominciò a suonare. –Aspetta un attimo- mormorò, mettendosi a cercarlo in borsa.

Incrociai le braccia. Ci voleva anche una chiamata!

-Pronto... oh, ciao- e cominciò a parlare. Lavoro, supposi. Ci sarebbe voluto un bel po'.

Dopo circa dieci minuti decisi di prendere in mano la situazione. –Vado io- dissi.

-Cosa?- chiese mia madre, girandosi verso di me.

-Ci metto pochissimo- aprii la portiera e uscii, prima che mia madre potesse fermarmi. Avevo bisogno di stare da sola, ne sentivo davvero molto bisogno. M'incamminai lungo la stradina che conoscevo benissimo. Poco lontano dall'ingresso erano sepolti i genitori di Izzy. Mia cugina non andava mai a trovarli, il ricordo per lei era troppo doloroso. Avanzai, sentendomi stranamente libera. Avrei raggiunto le loro tombe in poco tempo, poi sarei tornata indietro. Tutto sarebbe andato bene. Mi sistemai meglio il cappello e svoltai a destra. Fu in quel momento che lo vidi. Mi fermai, sorpresa e confusa. Ethan era in piedi, di fronte a una lapide su cui c'erano molti fiori. Cosa ci faceva lì? Probabilmente era andato a visitare la tomba di un parente. Per un attimo mi chiesi se non dovessi andare da lui, poi mi ritrovai a riflettere sulle possibili conseguenze se mamma fosse arrivata. Avrei dovuto fare le presentazioni e io non mi sentivo ancora pronta. Fu allora che notai che le guance di Ethan erano bagnate. Cosa stava succedendo? Non ebbi comunque tempo di riflettere, perché lui si voltò e si allontanò. Rimasi alcuni istanti immobile, poi decisi di andare fino alla lapide. Non era vecchia e i fiori erano freschi. Forse li aveva portati Ethan. Mi chinai per sistemarli meglio e fu allora che potei leggere i nomi incisi nel marmo bianco: Kate e Charles Bryne. Una stretta mi strinse il cuore. Erano i genitori di Ethan?


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate della presenza di Ethan al cimitero? E di John? È davvero lui il misterioso corteggiatore?
Mi scuso per eventuali errori. Ho riletto in fretta il capitolo perché volevo pubblicarlo oggi.

A presto

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