16. TULIPANI GIALLI

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Inutile dire che per il resto della notte non dormii per niente bene. Non sapevo esattamente cosa fosse successo. Avevo davvero visto Wolly Wood? Oppure era stato tutto un incubo? Non lo sapevo.

La mattina mi svegliai presto, le tempie che pulsavano dolorosamente. Indossai una tuta fucsia e mi guardai allo specchio. Ero più pallida del solito. Sospirai e presi il cellulare. Notai subito che c'era un messaggio sulla nuova app. Il mio corteggiatore misterioso. Non si era più fatto sentire dalla prima sera, una parte di me temeva che fosse scomparso nel nulla. Mi sfuggì un sorriso e lo lessi, mentre scendevo per la colazione, una mano sul corrimano delle scale.

"Mia adorata dama,

ieri notte osservavo le stelle che brillavano nel cielo notturno e pensavo a te. A quella volta in cui abbiamo riso come folli sotto la pioggia di stelle cadenti. A quel bacio rubato sotto un salice piangente, di nascosto, in modo che nessuno potesse vederci. Al tuo sorriso quando ti ho regalato quelle conchiglie che avevo raccolto con cura sul bagnasciuga. Lo so che sono cose mai successe, ma non ha importanza, per me contano comunque.

Il tuo sciocco cavaliere"

Sorrisi. Erano sempre parole bellissime. Mi affrettai a rispondere.

"Mio poeta,

è sempre un piacere leggere le tue parole. Sfortunatamente io non ho il tuo stesso animo poetico. Ieri sera però ho guardato anch'io le stelle."

Bastava o dovevo aggiungere altro? Era certamente più semplice scrivere un racconto.

Mi fermai, superato l'ingresso della sala da pranzo, e ricordai il momento trascorso con Ethan. Poteva essere lui il misterioso corteggiatore? Dovevo scoprirlo.

-Già attaccata al cellulare?- chiese Izzy.

Alzai uno sguardo e la vidi seduta al tavolo, una grande tazza tra le mani. Aveva delle profonde occhiaie e i capelli biondi erano spettinati. –Già sveglia?- replicai, mettendomi nella tasca dei pantaloni il cellulare.

Izzy fece spallucce e bevve un lungo sorso di caffè. Aveva ancora indosso la camicia da notte di seta. Una vera Barbie.

-Non c'è Michael?- chiesi, andando verso la macchinetta del caffè. Sinceramente non volevo litigare.

-No, stamattina deve allenarsi- sbuffò –si allena sempre, tutta colpa di quella stupida borsa di studio- fece una smorfia.

Infilai una tazza sotto la macchina del caffè e premetti il pulsante d'erogazione. Il liquido scuro cominciò a scendere. –Deve farlo- mormorai. Avrei dovuto chiederle perché la sera precedente mi aveva difesa. Mi morsi le labbra. No, forse no. Era meglio non chiedere nulla.

-Per niente- notai l'amarezza nella sua voce –c'è sempre prima il football-

Mi resi conto solo in quel momento che le occhiaie di Izzy non derivavano solo dal fatto che aveva dormito poco. No, c'era dell'altro. Le cose con Michael non andavano più tanto bene. Perché la cosa non mi dispiaceva? Mi voltai verso di lei, il caffè in mano. Il commento caustico che avevo in mente mi morì sulle labbra. Di fronte a me c'era la Izzy ragazzina, quella triste con cui ero cresciuta. –Suppongo che per gli sportivi sia così- mormorai.

-Non per tutti- posò la tazza sul tavolo –hai parlato con i tuoi per il college?-

La domanda fu una doccia fredda. –No- ammisi.

-Non ti faranno andare ora che non c'è Lauren- disse, fissandomi con attenzione. Ed ecco la nuova Izzy.

-Lo so- risposi. Eravamo ad armi scoperte.

-Parlerò con loro- disse, sorprendendomi –garantirò che avrai il mio sostegno- la voce era determinata.

-Perché?- le chiesi. Okay, mi sentivo proprio una pessima persona per aver gioito della sua lite con Michael.

-Non posso fare una bella azione?-

-Non è da te, ieri sera scopri la mia uscita, adesso questo- la studiai –cosa vuoi in cambio?-

-Semplicemente che tu ti ricordi che mi devi un favore... anzi due favori- si alzò. Provai una fitta d'invidia nel vedere il suo corpo riempire sensualmente la camicia da notte. Le stava perfettamente. E poi il mio sguardo cadde sulla sua cicatrice, in eterna memoria di quell'atroce ricordo, che le percorreva il polso. Izzy comprese che la stavo guardando. Non disse nulla, semplicemente si voltò e corse via.

Mi lasciai cadere sulla sedia. Solo in quel momento notai che la tazza di Izzy era ancora quasi completamente piena. Non aveva bevuto. Aggrottai la  fronte,  sorpresa. Non era da lei. C'era qualcosa di strano. Probabilmente dei problemi con Michael. Forse non erano una coppia così perfetta come sembravano. La cosa mi rattristò, se loro non erano perfetti, chi poteva esserlo? Mi misi a sorseggiare il mio caffè, pensierosa.

Quando mi alzai sentii qualcuno che stava bussando. Il mio cuore fece un balzo. Poteva essere il mio corteggiatore? Oppure era Ethan? Beh, non avevo ancora perso la speranza, forse erano la stessa persona. Andai di corsa alla porta e l'aprii, il cuore in gola. Lo vidi subito.

Per terra c'era un mazzo di tulipani gialli. Li raccolsi, il cuore che cavalcava nel petto, il viso che mi bruciava, ma non per il sole. Era stato il mio corteggiatore misterioso? Non lo sapevo, ma sospettavo di sì. Inspirai il profumo dei fiori. Fu in quel momento che notai che c'era un foglietto tra le foglie. Lo presi e lo lessi.

"Ti è piaciuta la mia sorpresa? Lo spero proprio. I tulipani gialli rappresentano l'amore disperato, il mio per te".

Sorrisi tristemente. L'amore disperato. Non sapeva neppure quanto avesse ragione. Non avrebbe mai potuto esserci il lieto fine per noi.

-Grazie- urlai. Ero certa che lui non fosse lontano, che potesse sentirmi. –Sono bellissime-

Osservai con attenzione la strada deserta, sperando di vedere qualcuno farsi avanti. Non successe. Per me era ora di rientrare.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate del cambiamento di Izzy? E dei tulipani gialli?

A presto

Nelle luminose notti d'OrienteWhere stories live. Discover now