43. Giostre di frutta e decisioni azzardate

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"Devo andare" disse infine.

Poi si allontanò correndo verso il semaforo e sparì in mezzo alla folla di studenti.

Corrado e Beatrice rimasero immobili.

"Non riusciremo mai a parlarci, te l'avevo detto"

"In qualche modo dovrà starci a sentire, comunque... pranzi da me?"

"Ehm... ok. Certo, si grazie. Dovrei forse avvisare Evelina"

"Ma figurati ti leggerà nel pensiero".

***

Wanda riattaccò il telefono e si appuntò un orario e un indirizzo sull'angolo di un foglio pieno di appunti.

"Vorrei che Beatrice fosse con me oggi pomeriggio, non ti dispiace vero? Ho paura che la mia mente faccia brutti scherzi" disse Wanda.

"Se lei se la sente, per me non ci sono problemi" rispose Adriana.

"Non avrei voluto mentire a quell'uomo, non si merita altre bugie. Solo che la scusa di parlare di Carlo è plausibile e sapevo che avrebbe accettato un incontro" disse stringendosi nelle spalle.

"Non è stata una cattiva idea, ora dovete solo trovare le parole giuste e credimi sarà molto difficile" disse Adriana dirigendosi in cucina.

Beatrice sarebbe rientrata a momenti, affamata, e Adriana cominciò ad apparecchiare la tavola.

Wanda stese la tovaglia a quadretti sul tavolo e tagliò il pane a fette. Adriana controllò le verdure sul fuoco e le polpette di carne in forno.

"Queste le ha fatte Ninni" disse indicando il forno acceso.

"Ah! L'amore..." disse Wanda disponendo i piatti.

Adriana fece un sorrisetto imbarazzato che non convinse nessuno, nemmeno sé stessa.

"Mettine uno in più, sono quasi certa che ci sarà anche Corrado" disse poi.

"Sono inseparabili quei due, pensi che ci sia qualcosa di più?"

"Ovviamente, ma loro ancora non lo sanno" rise Adriana.

Wanda sorrise tristemente, rendendosi conto che tra i ricordi di una vita precedente non ve n'era nessuno che le facesse battere il cuore.

"Posso chiederti una cosa un po' sfacciata...?" chiese Adriana posando i bicchieri sul tavolo.

"Vai"

"Come funziona? Intendo, come riuscite e a fare quelle cose, spostare gli oggetti e tutto il resto?".

Wanda si accomodò e cercò di pensare ad un modo semplice per farsi capire.

"Mmh, dunque... è tutta questione di testa credo, vedi noi abbiamo dalla nascita molte capacità magiche ma non riusciamo a governarle. Per questo esistono le scuole. Certo alcune cose, magari le più semplici si possono imparare anche da soli, ma per essere padroni della magia bisogna apprenderla ed esercitarsi. Ogni giorno. Io ho frequentato solo la scuola di base, ma qualcosa avevo imparato".

Adriana si accomodò di fronte a Wanda in silenzio.

"Ricordo di aver appreso parecchie tecniche, sapevo far levitare piccoli oggetti, quelli di dimensioni più grosse sono molto difficili da spostare e lo insegnano solo nella Accademie. Potevo creare la luce dal palmo di una mano, accendere un fuoco, creare l'acqua e farla bollire o ghiacciare. Avevo imparato alcuni incantesimi semplici come impartire comandi alle cose e fare in modo che li eseguissero"

"Impartire comandi alle cose?" la interruppe Adriana.

"Sì, sono incantesimi di vario genere, una volta imparati puoi fare praticamente ogni cosa. Rimettere in ordine cose e oggetti, fare in modo che un coltello sbucci una mela al posto tuo o che i panni si lavino. Cose utili diciamo. In bottega ne usavamo moltissimi, c'era sempre un via vai di roba svolazzante sopra le nostre teste!"

Il PassanteOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz