39. Silenzi, esplosioni e pigiami rosa

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"Eccola" disse afferrando un foglio.

"Cos'è?" chiese Corrado facendo il giro della scrivania.

"Questa era la mia classe, io sono questo qui a destra, era il 1967 avevo la tua età" disse con una punta d'orgoglio.

Corrado comprese le intenzioni del padre. Il suo tentativo di volersi riavvicinare a lui in qualche modo era chiaro. Nemmeno sapeva che cosa li avesse allontanati, era successo e basta. E ora non sopportava di vederlo così. Così goffo, così insistente. Suo padre così, così... bisognoso.

Lo faceva sentire crudele.

"Bello".

Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Vittorio cercò un altro appiglio.

"Anche a me piaceva studiare sai, ero sempre lì, sui libri..."

"..."

"..."

"Sono stanco adesso papà, vado a letto".

Sconfitto al primo round.

Corrado si avviò verso il corridoio illuminato.

"Aspetta, cosa c'è che non va? Non hai mangiato nulla e non è da te. È per quella ragazza? Beatrice?" chiese Vittorio prendendo il coraggio a quattro mani.

Corrado si immobilizzò come una preda sotto tiro, era strano sentir pronunciare quel nome dalla bocca di suo padre.

Non era per Beatrice, non del tutto almeno ma come glielo avrebbe potuto spiegare? Poteva raccontargli di Mezzanto? Di Galeno che si infila nel muro? Di Aezio? Delle Falene? Del fatto che era quasi stato ucciso, che aveva visto morire un uomo in una pozza di sangue e che poi questo era svanito nel nulla?

L'avrebbe preso per pazzo, anche se Corrado in cuor suo sentiva che confidarsi con un adulto gli avrebbe fatto bene. Aveva il cuore talmente appesantito.

Beatrice. Certo.

Non era nemmeno convinto di volergli parlare di lei, per dirgli cosa poi? Nemmeno lui lo capiva.

"Siamo solo amici papà" disse cercando di chiuderla lì.

"Oh beh, ma non intendevo questo... cioè non ci sarebbe nulla di male se..."

"Papà...".

Vittorio lesse l'imbarazzo sul viso del figlio e non andò oltre, non voleva rischiare di rovinare tutto causando l'irreparabile.

Corrado aveva lo sguardo basso sul pavimento e non riusciva a trovare un modo per uscire da quella situazione. Ci pensò Vittorio.

"Ok, allora ti lascio riposare"

"Buonanotte" disse Corrado raggiungendo la porta della sua camera.

Vittorio si rammaricò di non essere riuscito a scambiare due parole con il figlio, forse era solo una fase ed era giusto che andasse in quel modo. Anche se gli sembrava uno spreco di tempo e di energie. Avrebbe solo voluto avere di nuovo quella confidenza che c'era quando Corrado era bambino, non riusciva ad accettare quel distacco, quella freddezza che lo faceva sentire vecchio e inutile. Come era finito a non significare nulla quando fino a pochi anni prima per il figlio era una specie di supereroe? Perché era scivolato così in basso nella scala delle cose a cui dare importanza di Corrado? Era incomprensibile e doloroso.

Si ripeteva come un mantra che avrebbe solo dovuto accettare le cose, l'adolescenza era così, impietosa.

Ma necessaria.

"Comunque mi piace, Beatrice dico, mi sembra una a posto" disse dalla soglia dello studio lanciando l'ultima fune dall'altro capo del fiume.

Corrado questa volta afferrò, sorrise fra sé e si voltò guardando il padre con gli occhi che brillavano.

Il PassanteWhere stories live. Discover now