31. Si alzi il sipario!

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"Non posso crederci!" disse Corrado. "Come lo sapevi?"

"Me ne ha parlato la nonna, prima che chiudesse definitivamente ha lavorato qui, per arrotondare, al guardaroba. Mi ha portato con lei in qualche occasione, conosce ogni angolo di questo posto. Lei mi ha mostrato l'entrata di servizio e mi ha spiegato come aprirla" confessò Beatrice.

"Tua nonna è un mito" disse Corrado. "Guarda che posto! È bellissimo!".

La platea di poltroncine rosse si estendeva come un'aiuola fiorita. Tutt'intorno per tre ordini correvano i palchetti di legno dorato e in alto la galleria incorniciava il tutto.

"È chiuso, non ci viene nessuno da anni. Da quando hanno costruito il nuovo Auditorium questo posto ha perso di qualsiasi interesse. Forse lo demoliranno prima o poi, la nonna dice che non lo riapriranno mai più, troppo costoso. Non è un peccato?" chiese Beatrice.

"Sì, davvero" rispose Corrado con lo sguardo volto a contemplare le gallerie.

Beatrice si diresse verso il lato sinistro del palcoscenico, proprio dietro le quinte e si avvicinò ad un quadro elettrico vecchio e polveroso.

"Ehi! Che vuoi fare? Non credo che sia il caso" disse Corrado temendo di finire fulminato o peggio arrostito. Ma Beatrice neanche lo stava a sentire, si mise ad osservare le decine di interruttori che aveva di fronte finché non riuscì ad individuare quello giusto.

"Eccolo!" disse festosa.

Sollevò verso l'alto una grossa leva blu mentre Corrado pregava di non vedere uscire scintille dal muro o esplosioni dal soffitto. Non sarebbe stato in grado di aiutare nessuno. Sua madre l'aveva iscritto ad un corso di primo soccorso qualche mese prima, ma l'unica cosa che aveva imparato era come effettuare una telefonata d'emergenza corretta per chiedere aiuto. Di persone folgorate non avevano parlato minimamente. E men che meno di come spegnere un incendio.

Mentre cercava in giro un qualsiasi bastone di legno per spostare il cadavere carbonizzato di Beatrice le luci del palcoscenico si accesero insieme a quelle delle gallerie e dei palchetti.

"Signore e Signori le luci della ribalta! Inizia lo spettacolo!" disse Beatrice portandosi al centro del palco.

Fece un inchino al pubblico e poi provò ad improvvisare qualche passo di danza. Era buffa, con le braccia in alto mentre cercava di fare una piroetta che non le veniva in nessun modo.

"Avrei avuto un futuro come ballerina, lo so per certo, se solo avessi studiato" diceva mentre si metteva sulle punte. "E tu?"

"E io cosa?" chiese Corrado.

"Tu che fai?"

"Proprio nulla!"

"Dai, recita una poesia, qualcosa, sono sicura che ne conosci a centinaia a memoria" disse Beatrice ridendo.

"Neanche per sogno, non ci penso proprio!"

"Dai su! Quando ti ricapiterà di esibirti in un teatro?"

"Vuoto..."

"Ma no, ci sono io, sono il tuo pubblico selezionato!" disse Beatrice accomodandosi nella prima fila di poltroncine in platea.

Corrado se ne stava lì sotto la luce dei riflettori a pensare a come uscirne quando improvvisamente sentì un rumore provenire dal loggione.

"Ehi, cos'era? Hai sentito?" chiese scrutando nell'ombra.

Beatrice si alzò e correndo lo raggiunse sul palco. Si sentì di nuovo uno scricchiolio come se qualcuno stesse camminando fra i palchetti.

"Vieni, andiamo!"

Il PassanteWhere stories live. Discover now