Sabato 28 giugno 2003.

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Partire con la pioggia.

Terminare la vacanza mentre il cielo grigio sembra doverti cadere addosso.

La Mory e tutta la famiglia avevano caricato i bagagli, controllato accuratamente tutta la camera e salutato tutti, in pensione. Con la felpa e le scarpe chiuse, sembravano più una famiglia che sta per partire alla volta di una settimana bianca.

La Mory serbava sotto la felpa uno dei due regali ricevuti, conscia di aver fatto una enorme stupidaggine: dondolava ad ogni suo movimento ed a lei sembrava che tintinnasse come un negozio di bigiotteria indiana quando tira vento.

L'altro regalo se lo sentiva ancora sulle labbra, un misto di dolcissimo e salatissimo, impossibile da scacciare.

«Guardate che in pensione il posto per altri tre o quattro giorni c'è senza problemi, se volete fermarvi. Partire con il tempo brutto non è il massimo» provò a dire la zia. Era un discorso che aveva già affrontato con la sorella ed il cognato.

I due bimbi piccoli partirono con la cantilena «Ancora mare ancora mareeee!», tanto che la madre rivolse una fugace occhiata anche alla figlia grande, come ago della bilancia. Ma la Mory con un gran magone in gola disse «Non vale la pena rimanere».

«Va bene, magari venite a settembre» insistette la zia, ma la sua frase era più o meno caduta nel vuoto.

«Ok, possiamo partire!» annunciò il padre, sotto l'impermeabile fradicio, dopo aver verificato tutte le valigie. Gli ultimi baci ed abbracci.

La Mona, con una faccia che dir terribile era ancora un complimento, scese a salutare l'amica. il loro rivedersi in montagna non era più così certo, a causa del divorzio dei suoi genitori.

«Sono stata un disastro in questa vacanza».

«Poteva andarti peggio».

La Mona sorrise: in effetti poteva andare molto peggio, poteva morire picchiata dalla Cinzia, poteva morire travolta da una macchina sulla statale, poteva finire malissimo nelle grinfie di Giorgino e del suo amico. Fortuna che c'era sempre stata la Mory nei paraggi.

Si abbracciarono sentitamente. Poi la Mona fece una faccia un po' strana.

«Che hai Mona?».

«Mi ha scritto Louis, non puoi immaginare... era all'ospedale!».

La Mory si mise una mano tra i denti, pensando a quanto era cretina e impaziente la sua amica. E poi, che storia anche quella: stava abbandonando nel silenzio Mick dopo una serata come quella appena trascorsa, eppure era lei a rincuorare la Mona.

Scuotendo la testa per quell'ultimo pensiero, seguì la famiglia sulla macchina, incollandosi al finestrino freddo, con le cuffie nelle orecchie.

Mick non aveva dormito, e quando dico che non aveva dormito, vuol dire che non aveva chiuso occhio.

Era tornato allo stabilimento, aveva beccato la Debby che stava ancora bevendo birra, infelice, su un muretto.

«Mi brucia che non sia stata limpida con me. E so che dovrei dimenticarmela. Ma non sai quanto la penso».

«Fai bene» aveva buttato fuori la Debby.

«Ma...».

«Ma un cazzo, le sdentate fanno parte della vita, Mick».

«Ma ieri anche tu mi sembrava che alla fine dicessi che avevo fatto bene a lasciare perdere».

«Ho scritto 'psicologa dell'amore' in fronte? No. Perché non lo sono. Non sono capace di badare a me, figurati a voi. Ma non fare mai decidere gli altri per te».

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