Giovedì 12 giugno 2003. Parte I

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La Simona si svegliò piuttosto felice e piuttosto presto. Sentiva la frenesia di volersi rivedere con le amiche per parlare in dettaglio e per bene di quello che era successo la sera prima.

Scese di sotto e ci trovò la madre ed il padre intenti a fare colazione. Il padre, in piedi, appoggiato alla cucina ipermoderna, la salutò, poi cambiò espressione, bevendo una lunga sorsata di caffè.

«Piaciuto il film ieri sera?».

«Si, loro sono birri ma il film è carino».

«E poi sei venuta a casa subito?».

«No, beh, abbiamo chiacchierato, lo sai come va dai. A parlare siamo brave».

«Parlare» replicò il padre, poi bevve un altro sorso, si staccò dal mobile mettendosi di fianco alla Simona alle prese con la scatola delle pastarine. Allungando la mano sfiorò appena l'orecchio di sua figlia che si ritirò all'istante.

«Papà! Che sono 'sti scherzi?!».

Il padre teneva una cosa tra le dita, la figlia ci mise un attimo a metterla a fuoco, poi rimase di sasso.

Una spiga.

«Film, quindi».

«Papà posso spiegarti».

«No, non puoi spiegare questa. Hai detto delle bugie. Sei uscita senza dircelo e posso immaginare cosa hai fatto».

«No, non ho fatto niente! Abbiamo giocato a nascondino nel campo».

«O magari dalle parti della chiusa».

«Ma no papà!».

«Sei una delusione. E sei in punizione. Almeno fino alla partenza per il mare. Poi deciderà tua madre» poi dopo un attimo di silenzio, appoggiò la tazza nel lavello aggiungendo «come sempre».

La madre la guardò con un misto di delusione ed apprensione. Sapeva bene della chiusa e sapeva bene che ci saltavano i ragazzi. Un colpo grave per lei che avrebbe voluto la figlia lontana anni luce da quel posto rimasto ai divertimenti degli anni '50, fatti da ragazzi con appetiti molto più attuali.

****

La Mory, finì la babydance anche per quel giorno. Corrado e Anna, sbudellati dalla fatica del bagno, dell'escavazione di una enorme buca e della stessa babydance, sonnecchiavano su un lettino che sembravano quasi due angioletti. La signora Valeria, soddisfatta per aver fiaccato tutti i figli di casa, fingeva di leggere ma in realtà quasi sonnecchiava a sua volta, cullata dal rumore della voce della Mory che si lamentava della fatica immane che doveva fare per guadagnarsi un misero brillantino che ormai tutte avevano..

La ragazza, stufa di non trovare sponde alle sue lamentele, salì al bar per chiedere un mazzo di carte: voleva fare un solitario perché si stava annoiando anche se non lo avrebbe mai ammesso: quella era la sua estate, e la parola noia non era contemplata.

«Ehi, Morenina, ma tu domani sera sei impegnata?» le chiese la Debby.

«No, non credo».

«Ma non è che ti andrebbe di venire a darci una mano alla festa di Armuzzino domani sera? Tipo ritirare i bicchieri, queste cose qui. Ci mancano un paio di bicchierai. Due soldi extra non fanno schifo».

«Festa? Certo che ho voglia!» rispose lei che già si vedeva a fare la barista acrobatica.

«Ottimo, lo dico io ad Armuzzino. Fai solo un piacere, non metterti la maglia della babydance».

Lei se ne tornò lestamente giù in spiaggia, tutta allegra, non le rimaneva che raccontarla bene alla mamma, calcando sul fatto che era lavoro.

«Morén!» sentì alle sue spalle la giovane danzatrice presto anche barista. Si girò di scatto e subito riconobbela figura di Seba, che veniva verso i lettini con passo impettito.

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