Mercoledì 18 giugno 2003. Parte II

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Il povero Giorgino non era proprio il tipo ideale per le due ragazze, la Mory lo riteneva uno che se la cantava e se la suonava un po' troppo, la Mona lo tallonava più che altro perché lo tallonava l'amica. Avere un maschio da conquistare era come una scintilla per quelle due, che presto si innescarono facendo partire una specie di sfida. Decisero di uscirci insieme per "metterlo in minoranza" ma entrambe sapevano bene che era semplicemente per vedere chi per prima riusciva a portare a casa qualcosa da quel bel damerino dalla parlata sciolta.

Si erano dati appuntamento in centro e con un quarto d'ora di ritardo le ragazze fecero il loro arrivo più belle che mai. Si erano impegnate fin troppo per quella serata, sfoggiando abiti corti e tacchi di una misura non troppo adeguata per la loro età. Ci traballavano sopra, sulle infide radici di Milano Marittima, sempre ad un passo dall'ortopedia del pronto soccorso.

«Ciao Gio!» cantilenarono in coro con un sorriso smagliante, le due turistine che si stavano impegnando tantissimo per fare le amichette civettuole.

«Ciao ragazze, siete stupende!» sparò lui come prima cartuccia. Un solo complimento fece diventare le guance rosse ad entrambe.

Dopo una breve passeggiata, le ragazze erano già un po' annoiate dai discorsi da spocchioso di Giorgino che stava dando il peggio di sé raccontando episodi di sboccia della sua vita da PR, ma nessuna delle due voleva abbandonare la disputa tra loro.

«Facciamo qualcosa di divertente, mi sembra di essere in giro con mio nonno!» sussurrò la Mona all'amica. Già da diversi minuti sbuffava, strisciando i piedi a terra ormai atrofizzati nei tacchi alti. Sperava che la Mory si inventasse qualcosa come quelle che le raccontava al cellulare.

La Mory infatti nell'ultimo anno era stata un po' turbolenta senza dare troppo nell'occhio. In primavera al posto di stare in casa dopo un presunto pigiama party, con le mie amiche era uscita rubando un cartello della coop, dopo aver tolto il cartello dell'offerta del giorno, avevano vergato a pennarello "GNOCCHI FRESCHI" piazzandolo sotto al condominio dove abitavano due tipi carucci della loro scuola.

Ma la peggiore era stata la volta in cui il pigiama party si era trasformato in uno svaligiamento del garage di un vicino di casa della sua amica, ristoratore, che adibiva a deposito degli alcolici di riserva del ristorante. L'alcol era bastato per una settimana di pomeriggi a "studiare" tutte assieme in cantina, al sapore di fragolino.

«Fermatevi un attimo!» la Mory si stoppò di colpo scontrandosi con gli altri due che la tallonavano. Il suo sguardo si fissò verso il cortile antistante una vetrina.

«...ed ora abbiamo questo bellissimo quadro, dipinto a mano con cornice in legno antico...»

Erano davanti a un negozio sul cui spazio antistante era stata allestita una sorta di vendita all'asta. Il banditore, che poi era il negoziante, mostrava il quadro e le persone sedute segnavano cose su dei taccuini, cercando di assumere l'aria di esperti di arte contemporanea.

«...le offerte partono da...»

Dopo le prime cifre, le mani si alzarono facendo aumentare il prezzo di quel terribile dipinto, un ritratto di una vecchia signora in déshabillé. Faceva venire il voltastomaco fissarlo troppo e la Mory non capiva come certe persone volessero appendere un casa un abominio del genere. Ma la gente sembrava accanirsi. La Mona e Giorgino guardavano delle piccole statuine in terracotta aspettando che la Mory decidesse il dafarsi.

«... Trecento e uno, trecento e due. Venduto là in fondo!».

Il banditore battè il martelletto decretando la vendita.

«Oh, ragazzi senza troppe scene allontanatevi» ordinò la Mory, su di giri.

«Perché?» chiese la Mona che aveva trovato una sedia libera.

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