Sabato 14 giugno 2003. Parte I

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La Mory si svegliò con il rumore di pentola di fagioli, dopo pochi attimi capì che il rumore in realtà era la mamma che si stava lamentando delle cose bagnate di acqua salata, che lei aveva lasciato in bagno, come ricordo del bagno di mezzanotte.

«Guarda qui, che puzza, che sembra una rete da pesca puzzolente!».

Se li era appallottolati in un sacchetto nero dell'immondizia, mettendoseli sotto al sedere mentre la Debby l'aveva riportata all'albergo.

Ah no, non era stata proprio la Debby a riportarla all'albergo, lei era stravaccata su un lettino, con un cannone enorme ed il Biscia che le diceva che anche loro potevano andare in Costarica a svernare. Non si ricordava bene se era stata lei a pensare che non era carino disturbare quei due per tornare a casa, oppure era stato il Biscia a dire "Oh Fara, dai, allungala all'albergo che hai lo scooter e sei il meno fatto della Debby", ma alla fine era andata proprio così: il Fara l'aveva riportata in scooter all'albergo, e lei si era tenuta ben stretta.

Sì, sì. Ricordava bene come si era tenuta stretta, prima alle braccia, poi ai fianchi, fino ad allungare le mani sull'addome del ragazzo che zigzagava per le strade di Milano Marittima bestemmiando ad ogni buca.

Che sensazione fantastica tenere appoggiate le mani in quella zona così ben fatta, appoggiarsi facendo quasi finta di avere paura della sua guida "sportiva" per sentire il calore del suo corpo, che non si rifiutava di certo.

Il Fara era un bel figo, e poterlo toccare impunemente così, con la scusa dello scooter, aveva dato modo alla Mory un lungo piacevole brivido.

Ma poi le era balenato in mente il Seba, e la sgradevole sensazione che aveva provato quando lui aveva allungato troppo le mani. Le era scesa un po' la catena, non voleva che si ripresentasse il medesimo problema a distanza di tre giorni. Non sapeva perché ma aveva paura succedesse, temeva che fosse questione dell'aria della Riviera.

Davanti all'albergo era scesa, il Fara si era tolto il casco, chiaro segnale che si aspettava qualcosa. Lei si era limitata ad avvicinarsi e scoccargli un castissimo bacino ed un «Grazie, anche per le botte che hai preso».

Lui, dopo un secondo di delusione, aveva risposto pronto «Sempre al servizio delle principesse in pericolo!».

«Magari ci ribecchiamo domani al mare, tanto sai dove passo le giornate».

Lui si era limitato a portarsi due dita alla fronte in un militare "sissignore" ed era ripartito razzando. E questo era stato tutto quello che era successo la sera prima, che la Mory si rigirava dolcemente nella testa, aspettando che le lamentele della madre si facessero così pesanti da obbligarla ad alzarsi.

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Quando arrivarono in spiaggia, la signora Valeria spedì la Mory sotto l'ombrellone con le due pesti e si inoltrò al bar. Voleva un rendiconto del comportamento della figlia.

«Signorina Debora, allora tutto bene ieri sera la Morena?».

La Debby si buttò lo straccio sulla spalla. Aveva due occhi orrendamente cerchiati dalle ore piccole e dai cannoni del Biscia, che era solo in parte riuscita a nascondere con il trucco.

«Perfetta, signora, perfetta. Le faccia pure i complimenti. Ci siamo permesse di buttarci in acqua dieci minuti dopo la chiusura giusto per ristorarci, spero non sia stato un problema».

«Oh no, no no, si figuri» poi, pensierosa, aggiunse «a che ora avete finito?».

«Non tardi, verso l'una e tre quarti».

«Ah» replicò la madre, per cui quell'orario era praticamente l'alba.

«Comunque non si preoccupi, Armuzzi paga tutte le ore, vero Nicola?».

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