Mercoledì 11 giugno 2003. Parte I

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La Mory prese sul serio quella cosa dell'animatrice, passando la colazione con carta e penna per "disegnare" la sua uniforme di lavoro. Poi si fece dare qualche euro dalla madre e corse al primo negozio a munirsi di pennarello indelebile con cui riproporre quanto partorito su una delle sue magliette.

Tornata in spiaggia, si guardò per un tempo interminabile davanti allo specchio, piacendosi, poi si annodò la maglietta sotto, iniziando a sognare l'ombelico adornato, frutto del suo duro lavoro.

«Buongiorno, signor Armuzzi».

«Buongiorno, ehm, Morena. Pensavo: fai un giro per la spiaggia per 'pubblicizzare' la nostra iniziativa, magari attiri qualche cliente».

«Oh, si, buona idea!» ed uscì tutta pimpante, indirizzandosi verso la battigia. Nella sua mente doveva fermare tutti quelli che avevano bambini in età di ballo e magari, fratelli in età di flirt. Ma in realtà non trovò molte combinazioni di questo tipo.

Tuttavia quando fu l'ora della babydance, rimediò sette o otto bambini, pronti e vocianti. E come se fosse Jennifer Beals nelle scene finali di Flashdance, si concentrò e partì. Si erano succedute le note delle tagliatelle di nonna Pina, del pulcino ballerino, dei watussi, della bella lavanderina, di Katalin il cammello e compagnia cantante.

Alla fine, cinque o sei bambini in più si fermarono, rapiti dal carosello, ma con grande gioia di un Nico ancora un po' assonnato, pure qualche tipo che con i bambini centrava poco. Qualche ordinazione, qualche caffè, qualche brioche e la ragazzina si era già quasi ripagata da sola.

«Quella, se le danno la molla, fa dei danni» sentenziò il buon Nicola alla sua barista, che avendola vista in azione, poteva tranquillamente confermare, ma si limitò a dire «Nicola c'è il frigo delle cocacole da riempire, non dormire in piedi».

Nicola si mise veramente a riempire il frigo con le cocacole, ma buttando sempre un'occhiata alla Mory che dal canto suo sembrava stesse facendo le audizioni di "Saranno Famosi".

Continuava a spronare tutti i bambini a dare il massimo prendendo come cavia il suo fratellino, Corrado. Tirava a destra e sinistra il malcapitato come se fosse un bambolotto. Dopo circa un'ora di balli, salti e corse in cerchio i bambini erano sfiniti. Sembravano appena usciti da un tornado.

Lei invece sembrava instancabile, più carica di una pila Duracell. La mamma nel vederla così indaffarata si chiese come mai non ci avesse pensato prima, sapeva che amava stare al centro dell'attenzione e quel lavoretto le riusciva piuttosto bene. Se lo zio avesse avuto posto, l'avrebbe lasciata lì tutta l'estate a sfiancare mocciosi, fratelli compresi.

A differenza della mamma, la Mory dentro di sé continuava a ripertersi "speriamo finisca presto, odio i bambini! Morena, lo fai per il piercing, lo fai solo per quello!" come un mantra per darsi forza ancora qualche minuto.

Quando la madre aveva parlato di lavori estivi, lei aveva pensato alla barista, a fare cocktail, lanciare bottiglie in aria e fare sorrisi a trentadue denti ai fighi della spiaggia. Quello era il lavoro che avrebbe voluto fare da grande, la barista! Continuava a guardare il bar, dove sostava Nico che ogni tanto guardava come stava andando, e la Debby, che era sempre di più un suo idolo.

«Morena?! Ci sei?!».

Sua mamma si avvicinò a riprendere i fratellini apparentemente esausti. Continuavano a lamentarsi per la merenda di metà mattina decretando così la fine della baby dance.

«Focacca! Focacca!».

I demoni si ripresero di colpo.

«Non c'è la FO-CA-CCIA, piccoli» scandì la mamma in tono dolce.

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