Martedì 10 giugno 2003. parte II

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La Mory capì che aria tirava, e anche nell'incontro con Giorgino si era comportata in maniera irreprensibile, scacciando i mille grilli che aveva per la testa: se voleva salvare le successive sere, doveva sacrificare quelle ore, dedicarle ai due marmocchi, dare l'idea di essere una sorella maggiore responsabile, capace, irreprensibile.

E meritevole di autonomia, soprattutto.

Ci stava persino riuscendo, era quasi arrivata al momento di togliere le tende e tornare in albergo quando un ragazzo, dopo aver parlato con il bagnino, si diresse verso il loro ombrellone. Vinto dal caldo della sabbia di giugno, si tolse immediatamente la maglietta e la Mory non potè trattenere un sano brivido di piacere: il ragazzo era gnocco, ma gnocco di brutto, con quei fisici tosti, giusto un po' rovinati da una abbronzatura non ancora uniforme.

In mano aveva qualcosa, e quando si accorse cos'era, immediatamente la ragazza sbiancò: la felpa.

La riconobbe per via del logo dello sponsor della festa della birra del suo paese, in bella vista. Ed ogni passo che il ragazzo faceva verso il loro ombrellone, la Mory sentiva crescere il rimescolio dentro. Doveva ragionare in fretta, costruirsi un piano A, ma anche un piano B ed un C.

«Ciao, buonasera, Morena? Vero?».

«Oh, ciao!» disse lei, poi elaborando in un attimo, continuò «sei il tipo che mi ha incontrata ieri sera! Hai trovato la felpa che avevo perso rincorrendo quel cane bastardo che mi aveva rubato le infradito!».

Che al mercato mio padre comprò.

«Ehm, sì, ok, piacere, non so se ti ricordi, Simone» disse lui, non sapendo bene che pesci pigliare, ma registrando gli elementi principali: incontro, cane, furto, infradito.

«Tieni, ti ho riportato la felpa» .

«Che carino! Sei troppo dolce!» cinguettò lei, continuando a guardarlo estasiata dalle linee dei pettorali e degli addominali. Simone invece guardava la madre, che aveva l'aria di chi vuole sapere per filo e per segno perché un gallo cedrone come lui stava riportando un capo di abbigliamento alla propria figlia molto minorenne, dopo una notte in cui lei era letteralmente sparita per poi tornare ferita come un toro dopo una corrida.

«Eh, non è che avevo capito subito che era la tua, però, dai, vedendo il logo e... il tuo accento, ho pensato 'si, vedrai che è lei sicuramente' poi mi hai detto che eri in questo bagno, e niente, quando ho staccato da lavorare te l'ho portata».

La Mory piazzò alla mamma uno sguardo tipo "Vedi che è un ragazzo serio, lavora pure!" ma poi tornò a guardare altrove perché aveva iniziato pian piano a ricordare come mai la felpa non era in suo possesso bensì in mano al dolce torello: l'aveva scambiata con lui per una canna e una birra che, quando aveva dato il primo sorso, aveva realizzato essere calda come urina di cane. Lo aveva inseguito per la spiaggia, urlandogli che lo scambio non era valido, che rivoleva la felpa, e gli aveva lanciato prima la bottiglia, poi le infradito mentre lui scappava in mezzo ai lettini. Ma poi lei si era stufata, ed era ripartita per tornare a casa, barcollante.

Simone, da parte sua, aveva annotato il bagno e la ragazza: poteva sempre far comodo una conoscenza in più in quel periodo dove il rapporto con la Cinzia era un po' pericolante.

Sì, è vero, era spesso pericolante, in quel periodo dove lei era lontana, ma questi sono dettagli.

«Ok, scusate ora, devo rientrare perché... ecco, dovrei rientrare a fare la doccia e... dai, sono fuori dalle sette di stamattina, sono cotto».

"La doccia possiamo farla insieme" pensò la Mory, ma poi lui girò veramente i tacchi salutando, e le sue fantasie si smarrirono all'orizzonte, lasciandola alla dura realtà della madre e dei due fratellini.

Quas18Where stories live. Discover now