"Chi è quel tipo?" chiese Beatrice aguzzando la vista.

"Non saprei, lo conosci?"

"No, ma sembra che lui conosca noi".

L'uomo sulla panchina li salutò con la mano e gli fece cenno di avvicinarsi.

Beatrice guardò Corrado cercando una qualche conferma nel suo sguardo.

"Beh, vediamo che vuole" disse lui.

Raccolsero le loro cose e si incamminarono verso la panchina attraversando il prato umidiccio, arrivarono circa a metà quando Corrado sorrise.

"Non ci posso credere!" disse accelerando.

"Non mi dire che quello è Galeno" disse Beatrice.

"Certo che è lui, per fortuna te lo ricordavi bene..."

"Sta zitto".

Galeno sedeva sulla panchina camuffato come un Estraneo e dovevano ammettere che era credibile. Indossava un paio di jeans scuri, una giacca a vento sportiva e un berretto di lana. Nessuno avrebbe potuto pensare che fosse uno straniero con poteri magici venuto da un altro mondo. E poi a chi mai sarebbe venuto in mente di pensarla una cosa del genere?

Quando lo raggiunsero si alzò in piedi.

"Galeno! Come ti sei conciato?" chiese Corrado.

"Zibone. Si è superato stavolta" disse Galeno mostrandosi.

"Stai bene" disse Beatrice.

"Trovi?" rispose lui baciandole la mano.

Corrado notò le guance di Beatrice arrossire leggermente.

"Questo non lo fare, è troppo strano" disse lei.

"Sì, forse hai ragione"

"Come sei arrivato?" chiese Corrado.

"Teletrasporto, non ho ancora scontato i sette tramonti, preferisco evitare i Varchi"

"Giura! Avrei voluto vederlo!"

"La prossima volta, forse. Ora cerchiamo un posto tranquillo per parlare" rispose.

I tre si incamminarono verso un'antica voliera ormai in disuso che però conservava ancora la struttura originale in ferro, all'interno c'era un tavolo in pietra rotondo e alcune panche sui lati. La temperatura era piacevole e nell'aria c'era un buon profumo di muschio e terra bagnata.

Si accomodarono e Galeno si tolse il berretto liberando i suoi capelli scuri lunghi fino alle spalle.

La pietra del tavolo era gelida e ricoperta di piccoli licheni gialli e foglie secche.

"Prima che mi dimentichi, questa è meglio se la tieni tu" disse Corrado porgendo a Galeno la chiave della Camera 21.

"Come mai ce l'avete voi?" chiese lui stupito nel vedersela consegnare.

"Perché non c'era nessuno quando siamo usciti, era tutto spento, come se fosse abbandonato da sempre, nessuna traccia di quell'omino strano che avevamo incontrato con Elias nel pomeriggio" rispose Beatrice.

"Tobia, il Custode dite? Non lo avete trovato?".

Corrado fece di no con la testa e lo sguardo di Galeno si rabbuiò.

Capì che c'era qualcosa che non andava.

"Non è buono che un Varco resti incustodito, sicuri che non ci fosse nessuno?".

Beatrice scosse il capo.

"Abbiamo pensato che fosse strano quindi non ci siamo fidati e abbiamo portato la chiave con noi"

Il PassanteWhere stories live. Discover now