"Estranei, sono Estranei" disse infine.

Corrado trasalì e un brivido gli percorse la schiena fino alla nuca.

Ma che stava facendo Galeno adesso? Era impazzito? Che gli era saltato in mente?

Zibone impallidì e il suo sguardo si posò sulle sneakers che indossava Beatrice, sui suoi capelli arruffati, sullo zaino impermeabile buttato a terra. Stava per svenire.

"Intendi estranei, Estranei?" chiese con un filo di voce.

"Sì, hanno passato il Varco, Elias li ha portati qui. La responsabilità è mia, per questo mi hanno dato sette tramonti. Sono stati interrogati dall'Alto Consiglio e ora dovrebbero essere a casa ma mi sono lasciato convincere e gli ho promesso una visita alla città" rispose Galeno con estrema naturalezza.

Zibone abbassò il viso e sgranò gli occhi verso l'amico.

"Galeno, ti rendi conto...".

"Ascolta, faremo solo un giro, quando mi potrà capitare di nuovo? Poi li riaccompagnerò personalmente al Varco, non c'è nulla di cui preoccuparsi"

"Io non credo che sia una buona idea-"

"Faremo solo un giro, non c'è nessun pericolo. Fidati di me".

Corrado se ne stava impalato ascoltando in silenzio, Zibone era perplesso e scrutava Galeno. Probabilmente pensava che gli avesse dato di volta il cervello.

All'improvviso la porta della bottega si aprì quasi sbattendo. Un giovane ragazzo magro come un chiodo entrò senza presentarsi.

"Consegna! Mi scuso per il ritardo, c'è stato un contrattempo giù al porto, una maledetta chiatta si è messa di traverso e tutto il carico è finito in acqua, dannati incapaci..." disse varcando la soglia carico di rotoli di stoffe.

"Oh! Mi scusi signor Montelana, non pensavo avesse clienti a quest'ora" si tolse il berretto rosso di vergogna.

"Non ti preoccupare Favorino, metti pure tutto nel retro" rispose Zibone indicando la strada al fattorino.

"Non credo che sia prudente Galeno, forse dovresti riportarli al Varco e basta" proseguì poi sottovoce.

"Abbiamo dato la nostra parola, Signore" disse Beatrice che aveva colto la preoccupazione del sarto.

"Oh, chiamami Zibone ti prego e dammi del tu"

"Non vogliamo creare nessun problema, è solo che tutto questo è pazzesco e non possiamo davvero andarcene via così, si metta nei nostri panni" continuò Beatrice.

Zibone guardò Galeno.

"Sanno essere piuttosto convincenti sai".

Corrado non proferiva parola e osservava con tensione i rotoli di stoffe colorate, convincendosi che nessuno di quelli che vedeva poteva essere adatto a lui. No davvero.

"Bene allora, se Galeno si fida di voi allora lo farò anch'io. Una cosa è certa però, nei vostri panni, questo mai!" sorrise Zibone indicando i vestiti decisamente poco raffinati che indossavano.

"Forza allora, li trovate i camerini toglietevi i vestiti, vediamo cosa posso fare per voi".

Corrado si avviò verso il camerino più lontano come si avvia un condannato al patibolo.

Beatrice era impaziente di osservare Zibone al lavoro.

Galeno si accomodò su una poltroncina mentre Favorino uscì dalla bottega salutando i presenti, posando le ultime scatole sul bancone.

"Tutti i vestiti?" chiese Corrado con un filo di voce mentre si sfilava controvoglia il maglione a righe.

"In tanti anni di carriera non ho mai preteso che qualcuno si togliesse la biancheria" rise Zibone, arrotolandosi le maniche della camicia.

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