Capitolo 50

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[Dylan's POV]

Iniettare una dose di sonnifero nel collo di Lexi in pieno giorno non è l'ideale, questo lo realizzo anche io, ma non ho altra scelta.

E la parte peggiore è che non ho dove farlo se non in macchina, leggermente appartati, siccome tanto nella sua zona non ci dovrebbero essere passanti.

È tutta una situazione complicata ma devo riuscirci, perché sennò non ho altri modi per risolverla. Questa è l'ultima carta che posso giocarmi e spero fortemente che sia quella vincente.

La vedo avvicinarsi mentre indossa una gonnellina di pelle striminzita che le copre a malapena le cosce e una camicia bianca legata in vita che lascia scoperta la sua pancia.

''Non riesci proprio a stare senza di me, eh?'' ridacchia e io afferro il suo collo, baciandola con forza.

Questa volta non provo piacere, provo solo una sensazione: la voglia di vendicarmi.
La bacio con rabbia, con odio, con astio.
La stringo con l'istinto di sopravvivenza che mi urla solamente di iniettarle questa stupida sostanza nel collo per porre fine a questo incubo una volta per tutte.
Ma so che devo aspettare ancora qualche minuto per coglierla nell'attimo più adatto.

''Che hai oggi?'' mi domanda ansimando mentre continua a baciarmi.

''Voglia.'' rispondo semplicemente.

Sì, Lexi, il cuore ti starà esplodendo nel petto perché penserai che io abbia voglia di portarti a letto.
E nella tua mente contorta, in questa frase ci troverai anche una punta di romanticismo, giusto perché sono io a dirla.
Ma la verità è che ho voglia di porre fine a tutto questo: alle minacce, alle preoccupazioni, ai possibili attacchi, e a questa nostra finta e insopportabile frequentazione.

Lei, per tutta risposta, si mette a cavalcioni sopra di me ondeggiando i fianchi, mentre io le tengo una mano ancora sul collo.
L'altra, fortunatamente, è libera.

Ho solo qualche secondo prima che lei si insospettisca perciò affondo la mano sinistra nel portaoggetti laterale e tiro fuori la siringa.
Le impedisco di guardare tenendola stretta dal collo e appena sono abbastanza vicino alla vena, levo la mano e gliela inietto.

Mi guarda negli occhi mentre perde i sensi e ci ritrovo uno sguardo comune.
Lo stesso del padre di Isabelle, lo stesso del Dr. Richards, lo stesso di qualsiasi persona io abbia ammazzato.
Non mi fa più effetto, ad ogni modo.

E la verità è che quando uccido per difendere me stesso, può capitare anche che io provi un minimo di senso di colpa.
Ma quando faccio del male per difendere Isabelle, l'unica sensazione che provo è la soddisfazione.

Soddisfazione perché speravo di aver già reso chiaro che nessuno deve anche osare toccarla, sennò va a finire molto male.

Lexi nel frattempo si è addormentata accasciandosi sul sedile e rendendo molto difficile legarle le manette intorno ai polsi.

''Stai ferma, cazzo!'' impreco contro di lei come se potesse sentirmi mentre non fa altro che accasciarsi sempre di più.

Finalmente, dopo svariati tentativi, riesco ad ammanettarla e dopo aver spostato di peso il suo corpo incosciente sull'altro sedile lego anche una corda intorno alle sue caviglie.

Metto in moto la macchina e guido velocemente, augurandomi che tutti pensano che lei stia solo dormendo perché ha sonno, sennò manderebbero all'aria tutto nel giro di pochi secondi.

Penso di aver guidato in maniera così spericolata poche volte nella mia vita, ma per fortuna arrivo sano e salvo al covo dove Jake mi aspetta.
Mi informa che Callie si trova già nel seminterrato dove fra poco si risveglierà legata anche Lexi.

Butto la testa all'indietro poggiandola sul sedile e butto fuori un sospiro di sollievo che non sapevo nemmeno di star trattenendo.
Ad ogni modo, so che non è assolutamente il momento adatto per abbassare la guardia, perciò mi dirigo verso l'interno della villa.

Salgo in camera e trovo Isabelle seduta sul letto mentre tiene fra le mani una nostra foto incorniciata, quella che ho lasciato sul comodino del nostro letto per tutto questo tempo, nonostante non stessimo insieme.
Appena mi vede sussulta e la rimette sul comodino.

''Scusami, stavo solo -'' comincia a dire ma poi realizza che non saprebbe nemmeno come giustificarsi.
''Tranquilla.'' replico semplicemente e lei corruccia le sopracciglia.

''Novità?'' tenta disperatamente di portare avanti una conversazione con me, ma è inutile.

''Siamo riusciti a prendere Lexi e Callie.'' affermo bruscamente e lei abbassa lo sguardo, colta alla sprovvista dal mio atteggiamento.

''Quando mi spiegherai la lettera che mi hai lasciato?'' mi domanda e io roteo gli occhi al cielo.

''Quando la smetterai di tartassarmi?!'' rimbecco io levandomi la camicia per mettermi una maglietta.
Devo stare comodo per quello che sto per fare e quella camicia mi sta soffocando da ore.

''Smettila di comportarti così!'' mi urla contro poggiandomi le mani sulle spalle.
Io le levo bruscamente e lei mi guarda indignata.
Forse questo è troppo.

Le prendo e le rimetto sulle mie spalle.
''Scusami. Non è un buon momento.'' sussurro dispiaciuto.

Non voglio trattarla così, veramente.
È che non so quale sia il mio prossimo passo e a meno che lei non voglia parlarmi per tranquillizzarmi, è inutile che lo facciamo.
Non fa che agitarmi se mi riempie di domande a cui probabilmente non ho nemmeno la risposta.

Lei mi prende e mi abbraccia con forza, affondando il volto nell'incavo del mio collo.
Poggia le mani fredde sul mio torso nudo e mi stringe ancora di più a sé.
Cedo e la abbraccio a mia volta, affondando il viso nei suoi capelli morbidi e profumati.

''Sono sempre io, Dylan. Sono sempre io.'' sono le parole che mi sussurra senza lasciarmi andare.

''Io ho passato troppe cose per essere ancora io.'' replico amaramente e lei si stacca da me per guardarmi negli occhi, scuotendo la testa.

''Non è così. Io sono ancora io e tu sei ancora tu.'' insiste lei intrecciando le dita intorno al mio collo.

''Non è possibile.'' ribatto io.

In questi mesi, ho passato uno dei periodi peggiori della mia vita. Ho ricorso a droghe e sostanze e a malapena mi reggevo in piedi per tentare di sopprimere il dolore di non averla accanto a me.
È impossibile che anche lei sia la stessa.
È stata con un trentenne per mesi che l'ha obbligata ad andare a letto con lui sotto minaccia!
Si sbaglia quando dice che siamo sempre gli stessi.

''Invece sì che è possibile. Guarda.'' bisbiglia prima di posare timidamente le sue labbra sulle mie, come se avesse paura della mia reazione.
Ma non deve, perché io ricambio subito.

Le nostre lingue ballano armoniosamente insieme, una danza che era mancata a entrambi come l'aria.
Le sue labbra sono morbide proprio come l'ultima volta in cui le ho baciate.
Mi accarezzano e per qualche secondo fanno scomparire le mie preoccupazioni.

Affondo la mia mano nei suoi capelli, scompigliandoli, mentre lei intreccia ulteriormente le dita dietro alla mia nuca tirandomi a sé per approfondire il bacio.

Un bacio che è esattamente amaro quanto dolce.
Un bacio che sa di gioia quanto sa di dolore.
Un bacio che fa venire voglia di piangere ma fa venire voglia anche di sorridere.
E di vivere.

Forse hai ragione, Belle.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Il Tuo Punto DeboleWhere stories live. Discover now