Capitolo 27

4.6K 214 119
                                    

[Isabelle's POV]

Serro le labbra, incerta su cosa fare.
L'unica cosa che so è che voglio andarmene al più presto da questa cena.
Fra Eric che mi assilla su cosa non mangiare, i suoi colleghi concentrati solo sul lavoro e l'atmosfera ormai tesa, mi sento di troppo.

''Eric, io salgo su.'' affermo per poi salutare i suoi soci con un cenno.
''Certo, amore. Cerco di non fare troppo tardi.'' replica e io annuisco timidamente.

Stringo il bigliettino fra le mani, nell'ascensore, mentre l'orologio segna le 11:24.
Inconsciamente, mi trovo a tracciare con le dita un percorso sulla mappa blu, appesa proprio davanti a me, che indica le stanze.

La 102, la stanza di Dylan, si dovrebbe trovare in fondo a destra.
Decido di dirigermi verso di lui, senza pensarci troppo, senza dare spazio all'Isabelle più razionale e meno impulsiva.

È un errore? Probabilmente sì.
Ma in fondo, noi siamo un errore.
Un casino inspiegabile, che però è dannatamente bellissimo.

Busso sulla porta che stranamente è già aperta.
Dylan è seduto sul bordo del letto, con un bicchiere di whisky in mano, e con lo sguardo rivolto verso di me.
Non mi rivolge parola, quindi decido di parlare io, tentando di smorzare la tensione che c'è fra noi due.

''Eccomi. Dovevi dirmi qualcosa di importante?'' domando ma lui scuote la testa.

''Come faccio a sapere cosa reputi importante, Isabelle? Ormai non ti conosco più.'' mormora scolandosi gli ultimi sorsi d'alcool nel bicchiere.

''Non dire così. Mi conosci tu meglio di chiunque altro e lo sai.'' bisbiglio silenziosamente mentre mi avvicino a lui.

''Perché eri così strano con Eric stasera? Lo trattavi quasi da amico.'' cerco di chiarire un dubbio che ho da qualche ora a questa parte.

''Una persona un giorno mi disse: tieni gli amici stretti e i nemici ancora di più.'' risponde ma io continuo a non capire.

Prende la mia mano e intreccia le dita nelle mie, un gesto intimo che mi fa rabbrividire.
Ma io non mi smuovo.
Restiamo entrambi in silenzio per qualche secondo.

Noto un vassoio a pochi metri da lui, verso il quale lui si dirige lentamente dopo essersi allontanato da me.
Sento un'ondata di freddo e tristezza travolgermi perché la sua mano non è più intrecciata alla mia.
Alza il tovagliolo che lo copre e vedo un piatto di pasta al sugo.

''Cos-'' dico io confusa corrucciando le sopracciglia per poi avvicinarmi a lui.
Sorrido involontariamente a causa del suo gesto dolce e premuroso.

''L'ho fatta portare qui da me perché so quanto ti piaccia. E soprattutto quel coglione non ti merita e non dovrebbe assolutamente trattarti in quel modo.'' mi spiega con una punta di amarezza nel tono di voce.

Non so nemmeno cosa rispondere perché in fondo anche io so che ha ragione, perciò mi limito a sedermi davanti all'invitante piatto di pasta calda. Mangio e resto in silenzio mentre lui affonda le mani nei suoi capelli.

''Grazie.'' mormoro silenziosamente una volta finito il piatto.
Mi alzo e lui si posiziona davanti a me.

''Ti ho lasciata andare perché volevo vederti felice, non con uno che si preoccupa più di quanto mangi che di quanto tu stia bene.'' afferma lui mentre poggia la sua mano sulla mia.

Il Tuo Punto DeboleWhere stories live. Discover now