Capitolo 45

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[Isabelle's POV]

Il petto sale e scende, le goccioline di sudore scendono sulla fronte, il respiro è ansimante e le mani tremano in maniera incontrollabile.

''Isabelle, calmati.'' cerca di rassicurarmi Dylan ma io vorrei solo scappare da qui.

Non so nemmeno come, ma è riuscito a farmi entrare nella sua macchina, dove mi sento molto più al sicuro rispetto alla festa.

Scoprire che anche Callie lavora con Lexi è stata una mazzata, nel vero senso della parola.
La serata aveva già preso una piega strana quando ho incontrato Dylan, ma nulla a che vedere con i messaggi che ho letto sul telefono di quella che credevo fosse la mia migliore amica.

''Adesso ascoltami.'' sento la voce di Dylan che mi risveglia dai mille pensieri che mi corrono per la testa.

''Come faccio ad ascoltarti? Io mi fidavo di lei, mi fidavo veramente!'' dico sull'orlo di un attacco di panico.

Lui prende il mio volto fra le mani tenendomi ferma e costringendomi a guardarlo dritto negli occhi.

''Lo so, ma adesso stai qui con me.
Sei al sicuro, Belle.'' sussurra poggiando la sua fronte sulla mia.

Una singola lacrima mi riga il volto, arrivando fino alle mie labbra, dove il suo sapore salato si fa spazio.

''Mi fidavo di lei.'' ripeto bisbigliando e lui scuote la testa.

''Tutti ti possono ingannarti, Belle, anche le persone di cui ti fidi di più.'' afferma accarezzandomi delicatamente la guancia col pollice.

''Come faccio a sapere che tu non lo farai?'' gli domando istintivamente, ormai dubitando di chiunque mi circondi, ma stranamente non di lui.

Con Dylan mi sento sempre protetta, al sicuro, come se fossi in una bolla.
E provo questo nonostante tutto ciò che è successo fra di noi.

''Perché amare vuol dire conoscere tutti i punti deboli di una persona, senza comunque sfruttarli a tuo favore.'' risponde tutto d'un fiato.

Vengo assalita dalla voglia di posare le mie labbra sulle sue, di sentire anche il minimo contatto perché lui è l'unico a farmi sentire protetta.
E in questo momento è la sola cosa di cui io abbia bisogno.
Ma poi mi ricordo che è stato lui a dirmi di non cercarlo, perciò aspetterò che sia lui a cercare me.

Le lacrime, intanto, mi rigano il viso nonostante inizialmente non me ne fossi nemmeno accorta.
Dylan le asciuga rapidamente con il pollice.

''Non piangere, per favore.'' farfuglia posandomi un bacio sulla fronte.

''Te l'avevo detto che il tuo lavoro mi avrebbe portato solo altri problemi.'' controbatto io con voce debole.

Lui si stacca da me poggiando la schiena sul sedile e passandosi le mani fra i capelli.
Respira lentamente senza però spiccicare parola, cosa che mi fa agitare ancora di più.

''HO PERSO TUTTO! LO VUOI CAPIRE?!'' gli urlo contro perché le lacrime non smettono di scendere, il respiro non si regola e il labbro non smette di tremare.

Lui non risponde e non fa altro che confermare i miei dubbi: mi ha messa nei guai un'altra volta nonostante gli avessi detto che con quel mondo, io avevo chiuso.

''Isabelle, per favore, ora risolviamo tutto. Ma non mi addossare la colpa, sto già abbastanza male.'' dice lentamente padroneggiando una calma che in questo momento pagherei oro per avere.

''Ti rendi conto? Prima Eric e poi Callie.'' farfuglio chiudendo gli occhi.

''Eric? In che senso Eric?'' mi domanda lui voltandosi verso di me, con tono preoccupato.

''Niente.'' cerco di risolvere minimizzando il problema, ma conoscendo Dylan, con lui non funziona così.

''Cosa è successo con Eric?'' bisbiglia arrabbiatamente poggiandomi due dita sul mento e obbligandomi a guardarlo.

So che l'unico modo per uscirne è dicendogli la verità, quindi decido di raccontargli brevemente ciò che è successo.

''Lexi gli ha chiesto di lavorare insieme per farti fuori e lui - lui ha rifiutato. Tuttavia avendo scoperto che tu lavori in una gang, ha usato quell'informazione a suo favore ricattandomi. Mi ha obbligata a fare tutto ciò che voleva perché sennò avrebbe detto tutto alla polizia.'' affermo fra i singhiozzi mentre lui mi guarda con occhi spalancati.

Resta in silenzio senza togliermi gli occhi di dosso e io noto subito le sue pupille scurirsi, illuminate solamente dalla luna.
Io, nel frattempo, mi torturo le dita a forza di giocherellarci nervosamente.

Vedendo il dolore nei suoi occhi mi viene istintivamente voglia di abbracciarlo e di non lasciarlo mai più andare, ma allo stesso tempo percepisco una freddezza nel suo sguardo che mi fa rabbrividire.

''Perché non me l'hai detto prima?'' è la prima frase che dice, una domanda a cui la risposta è ovvia.

''Perché avresti agito d'istinto e ci avresti messi nei guai. Ho preferito subire Eric per proteggerti.'' mormoro sfregandomi le mani sulle ginocchia, agitata come non mai per la sua reazione.

''Mi sono fatta coraggio e ho messo da parte la sofferenza perché sennò ci saresti andato di mezzo tu.'' aggiungo silenziosamente evitando il suo sguardo che in questo momento mi farebbe solo scoppiare di nuovo in lacrime.

Si accende una sigaretta e abbassa il finestrino della macchina, per poi portarsela alle labbra.

''Non l'hai detto a nessuno? Hai passato tutto questo da sola?'' mi domanda sbuffando il fumo in cerchi ordinati, come al suo solito.

''Sì.'' rispondo.

Mi fa sussultare quando apre di scatto la portiera della macchina, uscendo e sbattendola, provocando un rumore insopportabile.

Esco anche io e lo trovo appoggiato sulla macchina, con la testa fra le mani.

''Che cosa stai facendo?'' gli domando istintivamente avvicinandomi a lui.

Metto le mie mani sulle sue e gliele levo dal viso, intrecciando le nostre dita, tentando inutilmente di distrarlo dal dolore e dalla sofferenza di ciò che ha appena scoperto.

''Io non voglio credere che Eric ti abbia costretta a fare una cosa simile.'' bisbiglia stringendomi le mani a tal punto quasi da farmi provare dolore.

''E soprattutto non voglio credere che tu abbia fatto tutto questo per proteggermi.'' aggiunge con la voce che si spezza.

''Non ci pensare adesso. Ragioniamo su come uscire da questa situazione.'' adesso sono io a cercare di calmare lui, nonostante la tranquillità sia l'ultima sensazione che provo in questo momento.

Serra le labbra con sguardo pensieroso e stacca le sue mani dalle mie, per poi avvolgermi in un abbraccio così stretto e caloroso da farmi sentire il cuore che esplode nel petto.

Avevo bisogno di quest'abbraccio ma non avrei mai osato dirglielo, e invece lui mi ha capita comunque.

Mi stringe fortemente a sé e affonda il suo viso nei miei capelli.
''Adesso devi fare una cosa, Belle. Non sarà facile ma so che tu sei forte.'' mormora.

Io lo guardo senza staccarmi da lui, accorgendomi ora di quanto siamo vicini.
A dividerci sono solo pochi centimetri.

''Devi andare a casa di Eric, devi attivare la registrazione sul telefono prima di entrare, e devi cercare di fargli dire qualcosa che possiamo usare contro di lui.''

Io lo guardo confusamente ma mi riprendo presto, perché mi fido di Dylan e so che non mi metterebbe mai in pericolo.

Odio Eric e odio tutto ciò che mi ha fatto fare, quindi se abbiamo una possibilità di andargli contro e di ricattarlo come lui ha fatto con me, sono pronta.

''Te la senti di andare domani?'' mi domanda lui accarezzandomi il volto.

''No, Dylan.''

Prendo un bel respiro asciugandomi le ultime lacrime che mi erano scese sul volto.

''Me la sento di andare adesso.''

Il Tuo Punto DeboleWhere stories live. Discover now