Capitolo 38

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Io non sono diventata con loro, come lei, ed è l'unica cosa di cui posso essere grata.

Logan's Pov
"Signor Sanderson, si accomodi, prego" guardai il preside farmi cenno con la mano di sedermi su una delle due poltrone in pelle poste nel suo ufficio, così con un po' di riluttanza mi sedetti.

"Si starà chiedendo del perché l'abbia chiamata" non li diedi risposta così lui si schiarì la voce per poi continuare a parlare.

"Vede, è arrivata una nuova studentessa e mi piacerebbe che lei le facesse da guida" dopo aver sentito di cosa si trattasse per poco non scoppiai a ridere.

Io fare da guida a un'altra persona? Non può essere serio.

"Non può chiedere a qualcun altro? Magari qualcuno che si offra volontario, anziché obbligare qualcun altro a farlo" diedi voce a miei pensieri senza riuscire a fermarmi.

"Io non la sto obbligando Signor Sanderson, ma se non vuole fare da guida può semplicemente stare per due ore in punizione questo pomeriggio" scossi la testa divertito per questa sorta di ricatto da parte sua.

"Va bene" sbuffai accentando il suo accordo.

Si alzò in piedi avviandosi a aprire la porta per poi fare cenno a qualcuno di entrare, cercai di sporgermi il più possibile per vedere chi stesse entrando, ma non ci riuscì.

"Signor Sanderson, le presento Charlotte" guardai la ragazza di fronte a me vedendola sorridermi, aveva i capelli biondo cenere, ondulati, che le arrivano alle spalle, mentre i suoi occhi assomigliavano al mare in pieno giorno. Indossava una gonna bianca e un top celeste, mentre le sue scarpe erano dello stesso medesimo colore della gonna.

"Io sono Charlotte" si presentò con voce flebile, mentre mi porgeva la mano.

"Logan" ricambiai la sua stretta.

"Voi avrete tante cose da dirvi, quindi potete andare. Mi auguro che il Signor Sanderson le farà fare un tuor ben preciso della scuola" rimasi per un attimo confuso dalla sua prima frase, ma poi vidi il suo sorriso tutt'altro che piacevole così ritornai serio.

"Lo farò sicuramente Signore" lo rassicurai alzandomi e seguendo la nuova arrivata fuori dall'ufficio del preside.

Sbuffai maledendo mentalmente il preside per questa assurda idea che ha avuto e mi chiesi perché tra tutti gli studenti in questa scuola doveva capitare proprio a me di fare da guida.

"Sono davvero felice di conoscerti" puntai gli occhi sulla ragazza vedendola sorridermi raggiante.

"Anche per me" ricambiai il suo sorriso a stento.

"Mi sono appena trasferita dall'Italia, grazie a una borsa di studio. Abitavo qui con i miei genitori fino a quando avevo sette anni, avevano divorziato e io sono dovuta partire con mia madre per l'Italia. Ora sono tornata nella mia tanto amata America e posso dire che è come me la ricordavo" disse tutto d'un fiato e io annuì capendo che non dev'essere facile avere i genitori separati che vivono in due nazioni diverse.

Che strano, assomiglia tanto alla storia di Bianca.

"Mi dispiace che i tuoi genitori siano separati" dissi con dispiacere.

"Ormai non ci faccio tanto caso" scrollò le spalle con indifferenza.

"Hai un'area famigliare" affermai guardandola meglio, pensando che mi ricordasse qualcuno e non solo l'aspetto fisico, ma anche la sua storia.

"Forse ci siamo già incontrati" scrollò le spalle.

Rimanemmo per qualche secondo in silenzio, fermi a guardarci continuando a scrutarla, per poi ricordarmi di una bambina dai capelli biondo cenere e dagli occhi di un celeste limpido con cui passavo le mie intere giornate e di cui le nostre madri erano amiche per la pelle, "Charlotte?" sgranai gli occhi avendo ancora impresso il ricordo della bambina con cui amavo tanto giocare.

A UN PASSO DAL FINALE PERFETTO Where stories live. Discover now