31 - Heiji (1)

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"Charles io ti giuro che se non inizi a bussare metto i lucchetti a tutte le porte"

Charles sorrise mente entrava nell'ufficio del dottor Dickens. Erano passati due giorni dal suo picnic finito male con la signorina Foster, e lei gli aveva raccontato a grandi linee cosa era successo con Sol. I due avevano parlato, e lei gli aveva spiegato in maniera sintetica quello che era successo alla festa, senza però volerne parlare concretamente con lui. I due si erano interrogati per ore sul motivo della loro bioluminescenza, finché tutto d'un tratto non si erano spenti.

Da quel momento, circa tre volte al giorno ad intervalli di cinque ore minimo i due riprendevano a brillare, la cosa durava dai trenta minuti alle due ore, e poi svaniva.

Charles alzò lo sguardo dalla cartella che stava guardando, e rimase pietrificato davanti a quello che gli si presentò davanti: un ragazzetto sui diciotto anni, forse venti, stava seduto in maniera strafottente su una sedia vicino a quella del dottor Dickens. Era scalzo, vestito come uno che non aveva voglia di essere lì, e teneva i piedi sul tavolo da lavoro del dottore. Aveva i capelli corvini ed unti che gli scendevano sulle spalle, sembrava non se li tagliasse da parecchio, ed a coprirgli la faccia c'era una lunga frangia. Charles non riuscì a vedere il suo volto, perché il ragazzo teneva la testa china in avanti.

"Scusi signore, chi è questa persona?" chiese l'infermiere, lievemente irritato, ed il dottor Dickens sospirò.

"Non puoi comportarti meglio?" chiese a bassa voce alla figura vicino a lui, che fece un piccolo sussulto e si tirò il cappuccio della felpa sulla testa.

"Non è il primo che entra oggi" rispose, secco. Aveva un tono di voce calmo e pacato, anzi forse un po' annoiato, ma e sue parole risultavano taglienti e dure.

"Lo so, ma lui è quell'infermiere di cui ti ho tanto parlato" cercò di dire Dickens, allora, in maniera calma e paziente. Charles non l'aveva mai visto comportarsi così con qualcuno tanto irrispettoso e maleducato. Ma insomma, chi era quell'individuo? Se ne stava lì, senza mostrarsi bene in volto, come se quella fosse casa sua.

"Ah, e così sei tu" disse alla fine, accennando un movimento della testa in direzione del rosso, che sospirò e sorrise cordialmente.

"Mi chiamo Charles, sono l'assistente del dottor Dickens, molto piacere." rispose. Dickens gli fece un sorriso di gratitudine: doveva essere alquanto turbato dalla presenza di quell'individuo, e sembrava tremendamente in imbarazzo.

"Heiji"

Fu l'ultima cosa che disse l'ospite del dottore, e poi tornò a guardarsi i piedi scalzi e muoversi leggermente sulla sedia. Il suo comportamento, ricordava vagamente quello di Lucy, e per un attimo Charles rivide in quei capelli corvini i boccoli della guaritrice ed in quell'atteggiamento così ansioso i piccoli movimenti che faceva quando era nervosa.

"Beh, lieto di fare la tua conoscenza, Heiji" tentò di dire allora il ragazzo, ma il suo capo gli fece un segno con la mano e lui si limitò a sospirare. Gli portò le cartelle per cui era venuto, e poi se ne andò abbastanza perplesso da quell'incontro.

Heiji eh? Che nome strano... Chissà in che lingua è.

Così pensando, il ragazzo si diresse alla camera della signorina. Da quando la ragazza aveva constatato che anche Sol si illuminava a caso, i due avevano ricominciato a vedersi semplicemente per cercare di capire cosa stesse succedendo. La situazione era sempre molto tesa, e così la signorina per cercare di migliorare l'atmosfera aveva chiesto a Charles di stare con loro, quando era libero.

Anche quel giorno, infatti, i due erano seduti nel salottino della signorina, ben distanti l'uno dall'altra, che si guardavano a vicenda mentre brillavano, come cercando di capire qualcosa. Lucy probabilmente lo stava leggendo, o almeno così pensò Charles, ma Sol non riusciva più ad usare il Potere quindi se ne stava lì con la testa tra le nuvole a rimuginare.

"Ciao" salutò il rosso, facendo capolino nella stanza, e la signorina gli fece segno di aspettare con la mano. Ed infatti lo stava proprio leggendo: stava cercando di capire qualcosa dentro quel ragazzo, senza però trovare risposta.

"Ci rinuncio, è tutto inutile" sbottò poi, lasciandosi cadere sulla poltrona, e Sol si prese la testa tra le mani. Deve sentirsi parecchio inutile pensò Charles, ma non lo disse.

"Niente di nuovo?" chiese invece, avvicinandosi all'amica, e lei scosse il capo, rassegnata.

"Non sa niente, neanche tra i suoi ricordi c'è nulla, non so come fare. Non è opera sua e lo so bene, ma non riesco a leggere niente di strano dentro di lui. Non so neanche perché non riesce più ad usare il Potere." Sol emise un gemito, e di tutta risposta Lucy lo fulminò con lo sguardo.

Non lo trattava più come una volta: non gli diceva parole di conforto e non cercava di farlo sentire bene in ogni momento. Sapeva che stava male e le andava bene così.

"Io torno in cella" disse alla fine il ragazzo, e la signorina fece un versetto di scherno.

"Tu torni in cella? E sentiamo chi ti accompagna? Non puoi girare da solo, ed io ora ho da fare." rispose, secca, e Charles si fece passare una mano sul volto.

"Lo porto io" rispose, prendendo Sol per un polso e trascinandolo fuori dall'appartamento.

Il biondino gli lanciò un'occhiata stupita, ma si limitò a camminargli vicino senza proferire parola per buona parte del tempo. Sebbene Charles non fosse propriamente basso, Sol lo superava di almeno una testa. Ma la cosa ridicola non era tanto vedere Charles e Sol assieme, quanto Sol e Lucy: quella piccola bambinetta che si arrabbiava e sgridava un'essere di almeno trenta centimetri più di lei, che abbassava lo sguardo e chiedeva docilmente scusa.

Quando i due furono arrivati alla cella, Charles la aprì con la chiave magnetica e fece segno all'altro di entrare, ma quello rimase fermo con aria triste.

"Charles, ti prego, puoi dirmi cosa è successo esattamente?" chiese, con lo sguardo puntato a terra.

Il ragazzo si portò una mano dietro la testa, e fece un sorriso imbarazzato. Non voleva tradire la signorina e rivelare tutto a Sol, ma d'altra parte pensava che quel poverino avesse diritto di sapere dopo tutto.

"Vedi... Lei non vuole che te lo dica, Sol, ma è successo che alla festa hai bevuto. Non so se te lo ricordi, ma io e lei abbiamo ballato per poterci dire due parole indisturbati dai signori del Consiglio, e quando siamo tornati eri completamente andato. Non si è arrabbiata perché hai bevuto, Sol, quello lo capiva, si è arrabbiata per quello che ha letto dentro di te."

Le labbra di Sol si schiusero leggermente, ma dalla sua bocca non uscì il minimo rumore.

Ma cosa avrà letto? Io... Non riesco a ricordare nulla.

"Cosa è successo poi?" chiese, a bassa voce, ed il rosso sospirò. Ormai non c'era motivo di tenerglielo nascosto.

"Ti abbiamo portato giù, lei voleva risbatterti in cella ma alla fine si è convinta a portarti da lei. Hai vomitato nel gabinetto e poi ti sei addormentato, poi ti ricordi, no?"

Certo che si ricordava. Ed ora tutto aveva riacquistato un senso: ecco perché era stato male, ecco perché era stato male tutti quei giorni, ecco perché aveva vomitato... Però perché gli si era bloccato il Potere? Non era la prima volta che beveva, anche prima della sua prigionia gli era capitato di alzare un po' troppo il gomito, ma non era mai finito così male.

"Credo che tu dovresti parlarne con lei" azzardò alla fine Charles, mettendogli una mano sulla spalla "sì sai, appena uno d noi due verrà letto da lei verrà fuori questa conversazione, quindi non ha senso continuare a non parlarne. Credo che sarebbe veramente importante parlarne, ecco."

Sol gli rivolse un sorriso, grato, ed entrò in cella. Vide quella porta chiudersi ancora una volta, e si lanciò sul letto con gli occhi chiusi. Ma come ci era finito, lui, in quel casino? Perché non era in una villetta da qualche parte su un'Isola a viversi la sua vita in maniera felice? Perché era ancora in quell'Istituto del cavolo nonostante sapessero che era innocente?

Si tolse le mani dagli occhi, e rimase a fissare il soffitto con le lacrime che gli scendevano lentamente dagli occhi ed arrivavano a bagnare il cuscino.

SMILE Where stories live. Discover now