20 - Scomparso (1)

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"Sol è scomparso"

La signorina Foster entrò nell'ufficio di Dickens, dov'era sicura di trovare anche Charles, dicendo queste parole. I due alzarono lo sguardo dalla cartella che stavano guardando, con il panico dipinto negli occhi, e la fissarono per degli istanti che sembrarono ore.

"Come sarebbe a dire scomparso? Non era a letto, morente?" Chiese il dottore, con una voce che non puntava a nascondere il terrore e la rabbia. Lucy abbassò lo sguardo, ripensando alle parole dell'amico, e gli occhi le si riempirono di lacrime.

"Anche io lo credevo, si è lanciato dalla mia finestra ed è volato via."

"VOLATO VIA!?" sbraitò il dottore, ma Charles gli fece segno di calmarsi e si avvicinò a Lucy.

"Cosa è successo?" chiese, e lei scosse il capo. Non glielo voleva dire, erano affari suoi e di Sol, era giusto che rimanessero tali. Charles lo capì, e si passò la mano tra i capelli rossi.

"Certo che è un problema" constatò Dickens, massaggiandosi le tempie. Lucy gli rivolse uno sguardo di finto stupore, e si sedette tristemente sulla sedia precedentemente occupata da Charles.

"Era senza forze ieri, completamente, non può essere tornato completamente in forze" disse il rosso, e Lucy fece un versetto di scherno.

"Non so quanto sia potente" rispose "forse è in grado di guarire più in fretta di me. Oggi, già mi impediva di leggerlo, è riuscito a ritirare su quel famoso muro, e mi ha tagliata fuori." Charles le mise una mano sulla spalla, e lei prese ad accarezzargliela.

Dickens, nel mentre, pensava in fretta: cosa poteva fare? Quel ragazzo era un problema, se fosse sparito definitivamente lui avrebbe potuto anche dire addio alla sua carriera, ed il Consiglio delle Isole probabilmente lo avrebbe mandato in rovina. L'ICP sarebbe passato in mano di qualche idiota con una finta laurea, e lui sarebbe finito per strada. Non poteva permetterlo.

"Lei ed il CP, non stavate lavorando ad un qualche tipo di legame?" chiese alla fine, guardando negli occhi la piccola figurina che se ne stava seduta mogia davanti a lui.

"Sì" rispose lei, senza emozione "ma Sol non mi ha mai lasciata entrare in connessione con lui, mi chiudeva sempre fuori." Dickens congiunse le mani sul tavolo, com'era solito a fare quando stava per dire qualcosa che riteneva importante.

"Signorina, in questo momento l'unico modo che abbiamo per sistemare la situazione è parlare con quel ragazzo e convincerlo a tornare in dietro e farsi aiutare. Non ci sono altre alternative: o questo, o ci dovremo preparare a sloggiare da qui. Tutti e tre."

Lucy Foster sospirò, e si portò la mano alla fronte. Era una situazione orribile. Sol era sparito, e lei era in pena per lui. Dickens e Charles erano arrabbiati con lei, anche se il rosso lo nascondeva, e le parole che Sol le aveva rivolto pochi minuti prima le rimbombavano incessanti nelle orecchie. Lei non lo odiava.

"Avete nulla di suo?" chiese poi "non lo so, una foto, un bracciale, qualcosa che mi possa riportare a lui" Charles scosse il capo.

"La sua cella è priva di effetti personali, se non per quei vestiti particolari che chiedeva di poter tenere" rispose, pensieroso, e poi si diresse verso la scrivania di Dickens. Tirò fuori una cartella identificativa, e la sfogliò attentamente per qualche secondo, prima di tirar fuori una busta ingiallita dal tempo con sopra scritte, con una calligrafia leggera ed ordinata, due parole: per lei.

"Ho sempre creduto che si trattasse di qualcuno che aveva perso durante la Catastrofe" spiegò il rosso, porgendo la busta a Lucy "ma ora ho capito, era per te. Non l'ho mai letta, ma credo che questa possa bastarti come collegamento, o almeno lo spero."

Lucy estrasse con mani tremanti il foglio all'interno della busta: c'era scritta una sola frase, in corsivo.

Lucia Foster è ancora tra le mie braccia.

La signorina rimase spiazzata davanti a quella frase. Cosa voleva dire? Charles ed il dottore la guardavano, speranzosi, e lei non sapeva come dirglielo che non aveva idea di cosa fare. Tuttavia, pensò di doverci almeno provare, e così chiuse gli occhi e si concentrò sulla figura di Sol.

Cercò di ricostruire, nella sua mente, l'immagine dei capelli biondi, gli occhi azzurri ed il sorriso di chi ha tutto sul palmo di una mano... Ma ogni volta che cercava di farlo, le tornavano in mente le immagini di lui impazzito, o di quando le aveva urlato addosso, o della sera prima quando era stremato nel suo letto. Le veniva da piangere, e l'immagine spariva di conseguenza.

"Non ci riesco" sbottò poi, alzandosi in piedi "non ci riesco è impossibile, vado a fare le valigie" fece per andarsene, ma Charles la fermò prendendola per un braccio. La guardò negli occhi, dolcemente, e la strinse in un abbraccio.

"Ricorda i momenti felici" le sussurrò "come sul tetto, ti ricordi?"

Lucy sorrise. Certo che si ricordava. Quando erano arrivati sul tetto, e lei era scoppiata a piangere tra le braccia di Charles dicendo che ormai Sol stava morendo, lui le aveva sussurrato una cosa all'orecchio. Le aveva detto "sorridi". Improvvisamente le fu tutto chiaro: era la felicità il collegamento che doveva cercare. Sol, tenendola tra le braccia, sapendo di non essere solo, doveva essersi sentito estremamente felice cinque anni prima, ed ora Charles le stava dicendo di ricordare i momenti felici. Dopotutto, lei era la guaritrice che sorrideva: la ragazza che solo sorridendo era in grado di curare gli animi in pena delle persone.

Fece un respiro profondo, sorrise a Charles e pensò di nuovo a Sol: ricordò quando avevano danzato nell'aria, di tutte le volte che il ragazzo l'aveva sorpresa con spettacolini di neve ed improvviso calore nella sua stanza. Pensò al suo volto felice quando le aveva detto che le avrebbe insegnato a mettersi in contatto con lui, ed al suo sorriso radioso ogni volta che erano assieme. Quell'immagine, pian piano, prese vita, e diventò una figurina che camminava nella testa di Lucy. Andò dall'ufficio di Dickens alla porta dell'Istituto, poi uscì, girò a destra e si allontanò tra gli alberi. Finì fuori dalle mura dell'ICP, vicino ad un ruscello, e lì si fermò.

"So dove trovarlo" disse la signorina, ancora con gli occhi chiusi "ma non so cosa dirgli una volta lì."

Il dottor Dickens si fece passare una mano sul volto, pensieroso, e guardò Charles con fare interrogativo. La signorina non aveva raccontato loro della lite che aveva avuto con il ragazzo, e non sembrava particolarmente interessata a farlo. Il dottore capiva che forse erano affari loro, ma non sapeva come aiutarla senza conoscere il contesto.

"Dottore io devo dirle una cosa" disse all'improvviso Lucy, come leggendogli nella mente. "C'è una cosa che non sa su Sol." Dickens la guardò curioso, dopotutto quella ragazza era una costante fonte di sorprese.

"Lucy, sei sicura?" chiese Charles, dolcemente, ma lei annuì. Non aveva intenzione di tenere il dottor-in-po'-stronzo all'oscuro di tutto: dopotutto ci avrebbe rimesso anche lui se la situazione fosse degenerata.

"Cinque anni fa, c'erano altri speciali come me" spiegò Lucy Foster, guardando il pavimento dell'Istituto "non molti, ma ce n'erano. Si sono riuniti tutti, ed hanno deciso di esporsi al mondo esterno. Sono stati uccisi nel giro di qualche ora, tutti." Dickens fece per parlare, ma la signorina fu più veloce: "Non so bene come sia andata, mi dispiaceva frugare nella mente di Sol senza il suo permesso, e non so neanche perché non hanno chiamato anche me, ma so che Sol quando gli altri si sono esposti stava male ed è rimasto al rifugio. Quando ha saputo dell'accaduto, dottore, ha perso il controllo, ed il Potere ha avuto la meglio su di lui. E su tutti noi."

Ci furono lunghi minuti di silenzio, in cui l'unico rumore era l'incessante ticchettio delle lancette di un orologio sopra la testa del dottore. Charles si muoveva impaziente sul posto, Lucy si guardava i piedi e Dickens cercava di metabolizzare. Quel ragazzo, quel dannato CP gli aveva tolto tutto.

"Non importa" disse poi, sospirando e passandosi una mano sulla fronte "Non importa, ora lei deve trovare quel ragazzo e farlo tornare qui. Poi parleremo di tutto ciò, ma ora la cosa più importante è la salute di quel ragazzo. Signorina, lo vada a prendere."

Lucy Foster fece un sorriso radioso, abbracciò stretto il Dottore e se ne andò, diretta verso il luogo in cui aveva visto Sol.

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