22 - Nathan

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Arrivarono davanti all'ICP svolazzando in maniera scomposta, e caddero a terra un po' troppo violentemente. Sol trattenne un gemito appena toccarono il terreno, perché i lividi che gli ricoprivano ogni centimetro di pelle disponibile erano entrati a contatto con il suolo ghiaioso. Lucy, al contrario, aveva qualche livido solo sul ventre, e si stava già rialzando per andare a chiamare il dottor Dickens o Charles, o chiunque avesse potuto prestare loro aiuto.

"Potevi atterrare un po' più dolcemente" le disse Sol, cercando faticosamente di mettersi seduto, e lei lo fulminò con lo sguardo.

"Scusa, la prossima volta che improvviserò un atterraggio vedrò di essere più delicata" rispose, alzando gli occhi al cielo, e corse all'Istituto per chiamare il rosso ed il pelato. I due la stavano aspettando nella sala d'attesa, vicino all'atrio, ed appena la videro scattarono in piedi e le andarono in contro. Charles la abbracciò, dicendole che era contento che fosse viva e stesse bene, e Dickens le rivolse un sorriso di "congratulazioni per non essere morta"

La seguirono fuori, portando una barella, su cui poggiarono delicatamente Sol, e lo trasportarono così fino alla stanza della signorina. Lei li seguì, trotterellando dietro di loro, e cercando di non far soffrire troppo Sol. Quando furono arrivati, ringraziò infinitamente i due dottori, dicendo che sarebbe andata a parlare della faccenda con loro successivamente, e poi andò in camera da Sol. Era steso sul letto, guardava il soffitto con gli occhi spalancati, ed aspettava pazientemente l'arrivo della signorina.

"Mi duole ogni singola cellula del corpo" disse "puoi fare qualcosa?"

"Mh non lo so" rispose, ridendo, la signorina "e se ti lasciassi lì per sempre?"

"Tanto prima o poi guarirei" affermò Sol, con un mezzo sorriso dipinto in volto, e la signorina fece una faccia offesa.

"Ah allora non ti servo io" mormorò, sedendosi vicino a lui su letto.

"Lucy?" la chiamò Sol, e la ragazza si chinò su di lui.

"Dimmi"

"Vieni qui, dai" molto cautamente, Lucy si chinò a baciare dolcemente il ragazzo, stando attenta a non toccare il suo corpo. Sol si alzò leggermente sui gomiti, e prese la testa della signorina con un braccio. Rimasero a baciarsi per lunghi minuti: le ferite sul corpo di Sol, lentamente, svanivano, e la signorina gli passava le sue energie. Dopo un po' il ragazzo, ansimando, ricadde sul cuscino, e guardò il soffitto con gli occhi lucidi.

"Sempre a strafare" lo rimproverò la guaritrice, chinandosi a baciargli il collo che non era ancora guarito. Lui trattenne una smorfia di dolore, e la lasciò fare accarezzandole la testa. Dopo ancora qualche minuto di coccole varie, carezze e baci a fior di pelle, Lucy passò una mano sugli occhi di Sol e quelli improvvisamente si chiusero. Con un sorriso sulle labbra, il ragazzo si addormentò, e la signorina si alzò.

Non era molto stanca, così decise di andare a fare un giro nel parco dell'Istituto, per cercare di schiarirsi le idee.

Non fece molta strada, in realtà, perché una volta arrivata fuori dall'edificio e pronta a dirigersi verso il bosco una voce l'aveva chiamata da dietro. Era una voce che la signorina conosceva bene, dopotutto uno come lui non si poteva scordare facilmente.

"Ma buongiorno principessa, che ci fai qui?" chiese Nathan, sorridendo, e la signorina si girò per guardarlo. Il ragazzo le si avvicinò con le mani in tasca e sulle spalle uno zaino con la sua roba dentro; la abbracciò per salutarla, e le lasciò un bacio sulla guancia.

"Scappo dalle mie responsabilità, tu invece?" Nathan scoppiò a ridere, e si portò una mano dietro la testa.

"Non sei stata tu a liberarmi? Me ne vado da questo posto infernale" rispose, muovendo il capo verso l'ICP.

"Dai, non è così male" commentò Lucy, volgendo lo sguardo verso l'immenso edificio alle loro spalle.

"Lo dici perché sei qui da poco e sei la loro beniamina" disse allora Nathan, sorridendo.

"Cosa farai adesso?"

"Aprirò un fight club" affermò il ragazzo, serio. Questa risposta suscitò una grande risata nella signorina, che scosse il capo e guardò l'amico rivolgerle un enorme sorriso.

"Certo, sai che c'è un Istituto anche per quelli che aprono attività illegali?" Nathan fece roteare gli occhi e sbuffò.

"Se ne inventano sempre di nuove, che palle, e allora mi toccherà andare a fare il fisioterapista"

"Hai studiato fisioterapia?" chiese la signorina, seriamente stupita.

"No" rispose il ragazzo, e di nuovo lei scoppiò a ridere scuotendo il capo.

Ma guarda te questo, un mese fa urlava di volersi ammazzare ed ora mi fa le battutine e prende per il culo il dottor Dickens.

"Mi mancherai, Nathan" disse Lucy, guardandolo negli occhi e mordendosi il labbro "dopotutto, tu sei stato il mio primo paziente." Nathan fece una faccia confusa. La guaritrice non aveva mai parlato a lui di lui. Mi spiego: quando si erano visti per parlare della sua situazione, per confrontarsi sul come tornare nel mondo esterno o semplicemente per chiacchierare un po', lei non aveva mai accennato al fatto che il ragazzo fosse un suo paziente. Lo aveva sempre trattato come un amico, e non gli aveva mai comunicato le sue riflessioni riguardo le sedute. Ora, ora lo stava guardando sorridendo e per la prima volta lo aveva chiamato paziente.

Nathan aveva passato anni in quell'Istituto, e lo avevano chiamato in tanti modi: CP, Caso 130, PP, tante sigle e tanti numeri. Alcune infermiere lo chiamavano per nome, ma nessuno lo aveva mai considerato come qualcuno da aiutare: lui, agli occhi di tutto il personale dell'ICP eccetto Lucy Foster, era sempre stato un problema, non un paziente.

"Ah ma quante storie" rispose il ragazzo, con le lacrime agli occhi, distogliendo lo sguardo per non farsi vedere piangere "anche se odio questo posto, un buco per venirti a trovare lo trovo eh." disse, e Lucy lo abbracciò. I loro corpi si unirono, le braccia della ragazzina gli andarono dietro al collo, e Nathan si vide catapultato indietro nel tempo. Ricordò di quel giorno in cui aveva minacciato di ammazzarsi. Che stupido che sono stato pensò, mentre l'immagine della signorina Foster che lo abbracciava stretto, seduta con lui sul pavimento dell'ICP, sbucava nella sua mente.

Era stato il suo primo abbraccio dalla Catastrofe.

"Lucy" la chiamò, dolcemente, e la signorina alzò lo sguardo sorridendo. Aveva gli occhi pieni di lacrime.

"Dimmi"

"Grazie. Vorrei aver potuto fare di più per te, se ci fosse qualcosa..." Lucy sorrise e lo strinse forte

"Sai, qualcosa ci sarebbe..."

"Diario dell'ICP, giorno 46.

Oggi Nathan è stato liberato. Il dottor Dickens non era felicissimo, ma insomma qui fanno un po' tutti quello che voglio io alla fine. Mi fa strano pensare che non lo sentirò più prendersi gioco delle infermiere dalle sbarre della sua cella, ma tutto sommato è meglio così. Tanto lo rivedrò presto.

Non ho voglia di scrivere oggi, prossimo aggiornamento previsto per domani."

Angolo autrice:

Era un po' che non facevo l'angolo autrice. Comunque, cosa chiederà mai Lucy a Nathan? Questa cosa verrà lasciata in sospeso per un po', ne riparleremo più avanti, ma non dimenticatevi di queste parole!

Al prossimo aggiornamentoooo

SMILE Where stories live. Discover now