9 - Potere (1)

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La signorina Foster si staccò dall'abbraccio, continuando a sorridere, con un coltello in pancia. L'uomo la guardò, di nuovo sconcertato, e con un sopracciglio alzato indicò il coltello all'interno della sua carne.

"Lo sai, che hai un coltello dentro, vero bambolina?" Chiese, e quella annuì vivacemente. Sorrideva, e camminava lentamente verso di lui. Era un filino inquietante.

"Signorina, esca subito!" urlò Dickens, sulla porta della stanza, e lei non lo degnò di uno sguardo. Si estrasse lentamente l'arma dal ventre, contraendo un po' il suo bel viso in una smorfia di dolore, e la ridiede al proprietario, sempre sorridendo. Quello alzò il coltello, pronto a colpire di nuovo, ma questa volta la signorina fu più veloce: lo abbracciò di nuovo, ed il colpo le finì sul braccio.

Dopo qualche secondo, il CP cadde a terra, terrorizzato, e lei si voltò verso il dottor Dickens.

"Ha visto bene?" chiese, con aria di trionfo, prima di perdere i sensi e cadere sul pavimento.

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Charles si muoveva nervosamente, avanti ed indietro per la stanza d'urgenza della signorina. Seduti su due sedie, ma ben ammanettati, c'erano Amos e Nathan, che guardavano la scena senza dire niente.

Dopo aver aspettato qualche ora nella stanza della signorina, Amos aveva chiesto sue notizie, e quando aveva saputo di quello che le era successo aveva supplicato Dickens in maniera pietosa di farlo andare da lei. Nathan, al contrario, aveva preteso di vedere la ragazza, ed in sostanza aveva corrotto Charles per arrivare al suo scopo.

"Sono tre giorni, tre giorni che non succede niente" disse Amos, ad un certo punto "puoi per favore chiamare qualcuno o..." Charles si fermò.

"Capisco la tua frustrazione, ma non è il momento di agitarsi"

"Tsk" fece Nathan "tre giorni che Lucy non apre gli occhi e tu vorresti dirmi di stare calmo?"

"Siete preoccupati per voi o per lei?" ribatté il rosso, acido.

"Per lei, chiaro" rispose Amos "prima per lei, poi per noi."

"Parla per te" lo ammonì Nathan, ma la conversazione fu stroncata da una flebile vocina femminile: Lucy stava chiamando a sé Charles.

Il ragazzo si sentiva profondamente responsabile per quello che era successo, e non aveva chiuso occhio gli ultimi tre giorni per vegliare sulla sua amica. Si precipitò al suo letto, dove si inginocchiò e Lucy gli fece passare la mano sui folti riccioli rossi. Charles scoppiò a piangere quando lei gli prese la mano, e si mise ad accarezzargliela dolcemente.

"Ma che ti è passato per la mente, Lucy?" chiese il ragazzo tra i singhiozzi.

"Ho aggiustato il suo cuore" rispose lei, sospirando.

Charles scattò in piedi.

"Lucy, sei quasi morta, non ti sognare di dire che..." ma fu interrotto da un improvviso movimento della signorina, che con uno scatto si mise seduta e lo tirò sul letto con sé.

"Io sto bene" disse "sto bene non vedi?" ora i suoi occhi erano lucidi e la sua voce era quella di una piccola sperduta "sto bene, mi sono ripresa, il mio Potere serve anche a questo! Ma lui, lui lo devo incontrare ancora una volta!" strillò, finendo tra le braccia forti di Charles.

"Non puoi proprio fare a meno di aiutare gli altri, non è così?" chiese, dolcemente, e la ragazza gli annuì nella spalla.

"E va bene" proseguì il rosso, sollevandole il volto con le mani ed asciugandole le lacrime "andiamo a trovare il tuo amico" poi il suo volto si rabbuiò improvvisamente "se è ancora vivo..."

Il cuore della signorina perse un battito.

"Non posso leggerti Charles, quindi dimmi cosa sta succedendo."

"Te lo dico io" rispose Nathan, stravaccato sulla sedia "il doc ha deciso di ammazzarlo, si sono riuniti tutti quanti per vedere quello stronzo che tu vuoi salvare, mentre muore."

"Portami da lui" supplicò Lucy, guardando negli occhi Charles "ti prego portami da lui."

Angolo autrice:

il titolo si capisce nel capitolo dopo uwu

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