19 - Odio

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Il dottor Dickens camminava per i corridoi dell'ICP, diretto alla stanza della signorina Foster. Non aveva ancora ricevuto spiegazioni riguardo il "piccolo incidente" del giorno prima, che aveva rischiato di buttare giù l'intero edificio, e la cosa lo stressava abbastanza. Insomma, aveva capito che quel ragazzo era molto potente, ma non poteva permettere che rischiasse di uccidere sé stesso, la signorina e tutti coloro che si trovavano nei paraggi. Ma poi cos'era quella tempesta? Come l'aveva scatenata e soprattutto perché? Il dottore, per quanto ci provasse, non se lo sapeva spiegare.

Charles aveva detto di non saperne niente, e che avrebbe dovuto chiedere alla signorina per avere spiegazioni complete. Inoltre, il rosso gli aveva consigliato di andarci piano con Lucy e soprattutto con il CP, dicendo che erano entrambi in uno stato "di allerta".

L'uomo si fermò davanti alla porta della signorina, e dalla cella di fronte arrivò una voce:

"Oh buon giorno, come mai la vedo così preoccupato oggi, doc?" chiese Nathan, sporgendosi dalle sbarre che separavano la sua cella dal corridoio. Si beccò, come risposta, un'occhiataccia da Dickens, che sbuffò sonoramente e fece per bussare alla porta della signorina. "Io non lo farei" lo avvertì Nathan, sempre con un sorrisetto mezzo divertito sulle labbra "lì dentro ieri la situazione era critica, il CP dev'essere impazzito o qualcosa del genere, ed il dottor Charles è rimasto lì dentro per tutta la notte."

Allora quel ragazzo sa. Pensò Dickens, infastidito dalla bugia che gli era stata raccontata, e si rivolse a Nathan con sguardo severo.

"Tu tra qualche giorno verrai liberato, non è così?" chiese, ed il ragazzo fece un sorriso sorpreso e canzonatorio allo stesso tempo.

"Ohibò" esclamò "il doc che si ricorda qualcosa su un CP, senza bisogno del suo leccapiedi che glielo dica! Che stia cascando il mondo?" Dickens sospirò. Quel ragazzo era rinato, da quando c'era la signorina, ed il che tutto sommato era un bene, ma era emersa la sua personalità: un ragazzo strafottente, fastidioso e menefreghista, a cui tutto sommato importava solo di sé stesso.

"Sai Nathan, non mi mancherai affatto" gli disse l'uomo, gelido, prima di voltarsi e bussare alla casa della signorina.

Passarono alcuni istanti, e dopo la porta si aprì e sbucò il bel viso della signorina. Aveva indosso un vestitino verde, con sotto una calzamaglia nera e delle scarpette con il tacco. I capelli erano raccolti in uno chignon disordinato, e gli occhiali le davano un tocco di professionalità. Lo guardava con sguardo stupito, ed un leggero sorriso che le distendeva le labbra carnose.

"Buongiorno" disse "posso esserle d'aiuto? Vuole entrare?" Dickens la guardò storto, ed accettò l'invito ad entrare. Si sedette sul divano, e la signorina gli offrì il solito tè e la solita torta di panna, per poi sedersi sulla poltroncina davanti a lui.

"Il CP dov'è?" chiese il dottore, e Lucy indicò la sua camera da letto come risposta "signorina, vuole spiegarmi cosa è successo ieri?"

Ed ora come glielo dico, a questo, che il ragazzo che dorme nel mio letto ha accidentalmente distrutto il mondo?

"Dottore, come lei ben sa Sol è dotato di un fortissimo Potere" cominciò, ma non sapeva davvero come dirglielo "ecco, ieri in seguito ad un abuso di questo Potere ha perso il controllo."

"Come funziona?" chiese allora l'uomo, con voce comprensiva, e la signorina bevette un sorso di tè prima di rispondere.

"Energia. Tutto si basa sull'antica energia della creazione del mondo. Abbiamo una quantità di energia limitata, dentro di noi, che si rinnova autonomamente mentre non usiamo il Potere." Spiegò poi, "Si tratta di qualcosa di estremamente potente, che ci conferisce poteri fuori dalla norma da una parte, ma dall'altra ci è indispensabile per la vita. Una volta esaurita tutta, il nostro corpo non è capace di reagire autonomamente. Entriamo in uno stato di incoscienza quasi totale, in cui non abbiamo abbastanza forze neanche per masticare un semplice boccone di cibo. Ci sono cose che possono aiutare il processo di ricarica, ma alla fin fine l'unica cosa che serve è tempo"

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